ROMA L’identità dei cosentini si fonda su tre fattori: natura, produzioni tipiche locali e cultura. Il 25,6% della popolazione della provincia individua nel patrimonio ambientale (le biodiversità e i luoghi incontaminati) il principale elemento identitario del proprio territorio. Per la costruzione dell’identità collettiva, il 21,7% ritiene centrale il ruolo della produzione enogastronomica locale. Il 18,8% vede nella ricchezza del passato e nella sua stratificazione storica la caratteristica più rilevante intorno alla quale riconoscersi. È quanto emerge dalla ricerca «Destinazione Cosenza» realizzata dal Censis per la Camera di Commercio di Cosenza. Il report è stato presentato oggi a Roma, presso il Cnel, da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, e discussa da Klaus Algieri, Presidente della Camera di Commercio di Cosenza, Franco Bassanini, Presidente della Fondazione Astrid, Tiziano Treu, Presidente del Cnel, Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione Sussidiarietà, Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, e Erminia Giorno, Segretario Generale della Camera di Commercio di Cosenza.
Secondo i cosentini, la capacità di attrazione del territorio e le principali opportunità occupazionali si concentrano su tre settori: il turismo (49,5%), il settore agroalimentare e l’enogastronomia (40,4%), l’agricoltura (35,8%). I Parchi della Sila e del Pollino vengono indicati come i luoghi di maggiore attrattività turistica (rispettivamente, per il 54,6% e il 27,5% dei cittadini).
Lo studio ha rilevato anche quali sono i prodotti alimentari più rappresentativi del territorio cosentino. Al primo posto si collocano i salumi e gli insaccati (38,8%), seguiti dalla patate della Sila (33,0%) e dall’olio di oliva (32,0%). Agrumi, peperoncino, cipolla rossa e liquirizia vengono indicati con percentuali che oscillano tra il 20% e il 10%. Meno del 10% dei cittadini indicano il fico essiccato come il prodotto alimentare più rappresentativo dell’area cosentina.
Tra i fattori di maggiore criticità del territorio, la popolazione segnala il progressivo esodo dei giovani che non vedono opportunità di impiego e di crescita (44,0%), la criminalità organizzata (25,1%), la scarsa disponibilità di infrastrutture viarie e di comunicazione (23,8%). Durante la pandemia, circa tre quarti della popolazione hanno dichiarato accettabile la propria condizione economica, mentre un quarto l’ha definita critica o molto critica. Per ritornare alla crescita, i cittadini attribuiscono importanza soprattutto alla possibilità di godere di una buona salute (36,8%), mentre il 22,5% dichiara che occorre puntare sulle imprese e favorire innanzitutto le attività produttive.
x
x