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I contatti con l’esterno, la truffa dei diamanti e i fondi societari distratti. Per la Dda Pittelli deve tornare in carcere

I contenuti dell’Appello firmato da Gratteri e dai pm di Rinascita Scott. «Scarcerato con una motivazione soltanto apparente»

Pubblicato il: 21/02/2022 – 20:16
I contatti con l’esterno, la truffa dei diamanti e i fondi societari distratti. Per la Dda Pittelli deve tornare in carcere

CATANZARO Il Tribunale di Vibo Valentia ha deciso sulla scarcerazione di Giancarlo Pittelli «senza nemmeno attendere l’intero decorso dei “due giorni successivi” previsti (…) affinché l’Ufficio del Pubblico ministero esprima il suo parere». Un parere che, «qualora fosse stato atteso, avrebbe consentito al Tribunale di Vibo Valentia di valutare anche i contenuti dell’informativa» del Ros di Roma «dalla quale (…) può agevolmente evincersi come non si sia aggravato soltanto il quadro indiziario a carico di Pittelli, ma anche quello delle esigenze cautelari». 
Di più: l’ordinanza che allevia la misura coercitiva impugnata dalla Procura della Repubblica «reca una motivazione soltanto apparente». Si tratterebbe di «poche righe» dalle quali «si comprende che la decisione si fonderebbe su un’asserita attenuazione delle esigenze cautelari che, al di là di qualche generica frase di stile assolutamente priva di concreto contenuto – come quella che si riferisce sibillinamente al “complessivo comportamento dell’imputato” – non viene per nulla motivata». Il Tribunale, in sostanza, non evidenzierebbe «nessun elemento di novità per giustificare il mutamento della valutazione del quadro delle esigenze cautelari» rispetto alla situazione che aveva indotto il collegio a disporre il ritorno in carcere di Pittelli. Una sola sarebbe in realtà la novità: «il lasso di tempo nel frattempo intercorso (pari a nemmeno due mesi soltanto dal momento della riapplicazione della custodia cautelare)». 
La Dda di Catanzaro rilancia. E chiede al Tribunale del riesame di disporre l’applicazione della custodia cautelare in carcere per l’ex parlamentare di Forza Italia e imputato chiave nel processo Rinascita Scott. L’istanza dei legali dell’avvocato catanzarese è stata inviata il 7 febbraio e accolta il 9: da quel giorno si trova ai domiciliari. Era tornato in carcere per «aver trasmesso una missiva a soggetto terzo», cioè al ministro Mara Carfagna, violando così il divieto «di interlocuzione con soggetti diversi da quelli con lui conviventi». 

«Utenza della moglie usata per contatti all’esterno»

Sul caso della missiva si sofferma l’appello firmato dal procuratore Nicola Gratteri e dai sostituti Andrea Mancuso, Annamaria Frustaci e Antonio De Bernando. È una delle tre situazioni delle quali il Tribunale «non fa menzione» nella valutazione del quadro delle esigenze cautelari. I pm antimafia rievocano il caso della lettera inviata al ministro. In quello scritto Pittelli «affermava di essere a conoscenza del fatto di non poter avere rapporti di corrispondenza con alcuno, ma si rivolgeva egualmente al ministro» che sarebbe stato invitato «a contattare la moglie» dell’ex parlamentare: «Le tue telefonate come ben sai sono tutelate dall’articolo 68, anche se… talvolta qualcuno se ne dimentica». Per i magistrati «dalla missiva si evince la circostanza che il Pittelli abbia intrattenuto altri contatti non autorizzati e utilizzi il nominativo della consorte quale mittente di missive ovvero l’utenza telefonica alla stessa in uso per instaurare contatti all’esterno non autorizzati». Un fatto che «aveva destato allarme circa l’idoneità della misura degli arresti domiciliari a fronteggiare le esigenze cautelari, ben al di là della specifica vicenda della lettera».

I fondi distratti e il debito da un milione per il resort mai nato (ma finanziato)

C’è altro nell’Appello depositato dalla Dda al Riesame. E non soltanto il coinvolgimento di Pittelli nell’inchiesta Mala Pigna della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’accusa fa riferimento anche a una informativa depositata il 5 novembre 2021 dalla guardia di finanza di Catanzaro riguardo alla gestione della società AT Alberghiera Turistica srl. In questa vicenda Pittelli («socio e amministratore di fatto») «a partire dall’anno 2018 aveva posto in essere condotte distrattive, che – in presenza di dichiarazione di fallimento – integrano il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, in danno del creditore (nel caso di specie, la Regione Calabria)». In questo caso, si sarebbe materializzato il tentativo di sottrarre all’ente pubblico, «creditore di oltre un milione di euro», la possibilità di rivalersi su un terreno sul quale sarebbe dovuto sorgere un villaggio turistico. Il debito sarebbe stato generato proprio dal progetto di realizzare il resort: la società di Pittelli avrebbe ricevuto i finanziamenti pubblici «senza, tuttavia, realizzare alcuna opera». Per la struttura ricettiva a Stalettì, la AT Alberghiera ha ottenuto un finanziamento del Por 2000-2006: si tratta di 4,4 milioni di euro «di cui effettivamente percepiti 880mila». Quel contributo è stato revocato e si è trasformato in un credito di poco superiore al milione di euro per la Regione. Se le condotte di malversazione del denaro pubblico sono prescritte, così non sarebbe per «le ulteriori condotte distrattive», come il trasferimento della titolarità dell’immobile a Staletti dalla AT alla Sarusi srl, «anch’essa riconducibile a Pittelli». I pm segnalano inoltre il fatto che «Pittelli ha continuato, fino alla data odierna, a fare leva sulla reiterata e singolare inerzia della pubblica amministrazione nel non richiedere il pagamento del proprio credito». AT srl è stata mantenuta «in uno stato di perdurante decozione e di voluta inattività preordinata a ottenere la cancellazione»; per questo motivo è stata depositata un’istanza di fallimento, trasmessa al Tribunale il 19 novembre 2021.

La truffa dei diamanti 

Altro guaio sulla strada giudiziaria di Pittelli è la cosiddetta truffa dei diamanti. Un procedimento in corso a Milano per il quale, nel febbraio dello scorso anno, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Maurizio Sacchi, consigliere della Diamond Private Investment. Una storia che si incrocia con quella dell’ex parlamentare il 24 maggio 2021, quando la Procura meneghina chiede il rinvio a giudizio, tra gli altri, nei confronti di Pittelli, «per il reato di riciclaggio del denaro provento delle truffe aggravate perpetrate da Maurizio Sacchi e dai suoi sodali, attraverso la percezione di ingenti finanziamenti, versati dalla Magifin immobiliare di Sacchi sul conto della Sarusi srl», riconducibile a Pittelli e «costituita ad hoc nel 2018». La richiesta di rinvio a giudizio pende ora davanti al gup di Roma, visto che Milano ha dichiarato la propria incompetenza. (redazione@corrierecal.it)

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