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Politica sotto scacco della ‘ndrangheta a Roma. «Senza appalti cade la giunta»

La Dda ricostruisce lo schema del consenso elettorale offerto dal clan di Anzio e Nettuno. Incontri con assessori e consiglieri. L’appalto “gestito” prima dell’aggiudicazione. E la promessa: «Andia…

Pubblicato il: 22/02/2022 – 7:14
di Pablo Petrasso
Politica sotto scacco della ‘ndrangheta a Roma. «Senza appalti cade la giunta»

ROMA Il numero di amministratori comunali di Anzio e Nettuno considerati dalla Dda di Roma in rapporti con la ‘ndrangheta è così elevato che una fonte investigativa ritiene «probabile» il rischio di scioglimento per i due consigli comunali. Nello schema ricostruito dai magistrati antimafia c’è il sostegno elettorale offerto dal clan, ci sono rapporti inquietanti con due sindaci, sei assessori e dieci consiglieri comunali: nomi finiti nell’ordinanza di custodia cautelare. Ci sono intercettazioni che rappresentano plasticamente la vicinanza con un pezzo di politica sul litorale Sud di Roma.
«Ieri abbiamo vinto le elezioni», dice uno degli indagati intercettato. «Il sostegno si è concentrato nella località denominata Falasche, corrispondente alle sezioni 15-16-17 del comune di Anzio», scrive il gip Livio Sabatini. Il giorno dopo la vittoria di Candido De Angelis (che non è indagato) vengono captate «tre conversazioni di eccezionale valore probatorio rivelatrici del sostegno offerto dalle famiglie calabresi in favore di De Angelis» sottolinea il gip. «Ha sbancato proprio su tutti»; «Io so qui alle Falasche ancora. Da ieri che sto qua, stiamo spogliando l’ultimo seggio…»; «Candido è il sindaco, ha vinto e basta!».

Lavori già aggiudicati senza atti ufficiali. «Totale asservimento» ai Perronace

Il rapporto ipotizzato dai pm ha un’altra dimensione: la politica serve per poter accrescere gli affari delle ditte legate al clan. Davide Perronace, che per l’accusa «rappresenta l’anima imprenditoriale del locale di ‘ndrangheta condotto da Giacomo Madaffari», è molto attivo «nell’ambito degli appalti comunali» di Anzio. Ha relazioni con consiglieri comunali e imprenditori. Con uno di essi pianifica «un progetto imprenditoriale» del quale sarebbe a conoscenza anche il sindaco Candido De Angelis, chiamato a «desistere da eventuali opposizioni». In una conversazione tra Perronace e un altro imprenditore la situazione viene riassunta in maniera colorita: «Candido non mi deve rompere il c…! Gli ho detto a Remo te lo devi lavora’ a livello de… deve capire che non è che vogliamo avere tutto noi, non ci frega un… ad avere tutto». L’amico imprenditore spiega a Perronace di essere «a conoscenza del legame tra Remo», una consigliera eletta «tra le liste che avevano appoggiato De Angelis e altri tre consiglieri, aggiungendo che se De Angelis avesse ostacolato i progetti di Remo avrebbe perso l’appoggio dei quattro consiglieri, così perdendo la maggioranza in consiglio comunale».

I sindaci di Anzio e Nettuno, Alessandro Coppola e Candido De Angelis

«Totale asservimento agli interessi degli imprenditori» legati al clan

È sul filo tra legami con la politica e appetiti per gli appalti che si snoda parte dell’inchiesta che ha portato all’emissione di 65 misure cautelari. Gli addentellati nei consigli comunali servono a raggiungere lo scopo. Nel novembre 2019, gli investigatori captano una serie di conversazioni che proverebbe «l’affidamento di appalti di lavori del comune di Anzio in favore della ditta di Perronace: i Perronace (padre e figlio)» incontrano un assessore, due consiglieri comunali e il geometra del Comune. Per l’assessore i pm parlano di «totale asservimento agli interessi» degli imprenditori. Di più: da una conversazione dell’8 novembre 2019 emerge che «i Perronace erano già gli aggiudicatari di fatto dei lavori pur mancando i formali atti amministrativi di completamento del procedimento di aggiudicazione e quantificazione del corrispettivo».
Non è un caso che sia Davide Perronace a mantenere i rapporti con la politica. È una passione di famiglia: suo zio Pasquale è stato per anni consigliere comunale e assessore alle attività produttive ad Anzio.

La relazione con l’assessore ai lavori pubblici

Oltre ai rapporti con il sindaco in quota Lega, la Dda evidenzia una stretta relazione con l’ex assessore azzurro ai lavori pubblici Giuseppe Ranucci, detto “Pino Il Lombetto”. Ma il sostegno elettorale sarebbe stato riservato a ben 5 assessori su 7 dell’attuale giunta di centrodestra.
Anche l’assessore all’ambiente e sanità avrebbe avuto rapporti con gli imprenditori legati alla ‘ndrina. Quando i Perronace si lamentavano per l’esiguità delle somme ottenute dagli appalti, avrebbe cercato di rassicurarli: «Devo parlà io co’ Candido direttamente (…) mo’ c’avemo pùre a Nettuno la possibilità…». Il consenso elettorale, secondo la Dda di Roma, sarebbe andato ad assessori di Fdi, consiglieri leghisti ed ex forzisti, e poi tanti esponenti di una civica vicina al primo cittadino.

La ricerca del consenso. «Oh, damme na mano, compa’»

A Nettuno, invece, gli indagati avrebbero fatto campagna elettorale per il sindaco Alessandro Coppola, definito un amico dal boss Madaffari.
Ma c’è anche un’assessore leghista che sarebbe stata ascoltata mentre chiedeva voti per la moglie di un funzionario comunale. E addirittura il figlio di un politico di Anzio (ma candidato a Nettuno), a cui Gabriele Perronace avrebbe sistemato casa gratis. «Oh, damme na mano, compa’», avrebbe chiesto in un efficace miscuglio di dialetti il fratello di una consigliera comunale forzista, ex Lega, al boss Bruno Gallace.

Voti, soldi, minacce: la ‘ndrangheta multitasking

È una ‘ndrangheta multitasking quella descritta nelle carte dei magistrati romani. Capace di spendersi per sostenere uno o più candidati, di minacciare crisi politiche quando gli affari non girano per il verso giusto. O ritorsioni ancora peggiori. Sta tutto nella frase di uno degli uomini della ‘ndrina, Vincenzo Italiano: «Noi dovemo essere quelli che quando c’è da andà al consiglio, annamo, ce guardano, vedono, poi il gruppo di fuoco noi lo potemo pure segui’». Voti, soldi, minacce. Pressioni politiche, rami economici, gruppi di fuoco. Cambia soltanto la latitudine, ma lo schema della ‘ndrangheta si ripete sempre uguale. E trova troppo spesso terreno fertile. (p.petrasso@corrierecal.it)

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