ORIOLO Comunità orgogliose, laboriose, che si rimboccano le maniche per dignità e che provano a proporsi al mondo mettendo in mostra le bellezze architettoniche, storiche, ambientali. Oriolo, alle falde del Pollino sul versante ionico è fra questi. Comunità da duemila abitanti ma ambiziosa. Rappresenterà la Calabria al “Borgo dei borghi” ed è in prima fila nell’unione dei comuni delle aree interne.
Dominato da un castello aragonese e da palazzi gentilizi, Oriolo oggi è amministrato da un sindaco che ha le idee chiare. Simona Colotta è “figlia d’arte” nel senso che anche il padre, negli anni 70 ha indossato la fascia tricolore e amministrato la comunità.
Come in tutti i comuni delle aree interne, i sindaci sono costretti a sostituirsi alle istituzioni, partendo da quelle sanitarie, come avvenuto in lockdown. Simona Colotta non ha peli sulla lingua e anche da dirigente del Pd non le manda a dire.
«Il centrodestra – attacca subito nell’analizzare la crisi rifiuti – ci ha consegnato alle società private. Noi il problema l’abbiamo tamponato rivolgendoci direttamente a Calabra Maceri, ma siamo affossati dalle tariffe che aumentano mentre la Regione non ci tutela. Si parla di nuove discariche ma quando si individuano i siti insorgono i territori, quindi o impariamo a gestirci da soli o saremo sempre costretti ad esportare i rifiuti. E la situazione peggiorerà sempre: da questo punto di vista la Calabria è terra di conquista».
«Oriolo – dice il sindaco – si appoggia alla società rendese per l’indifferenziato e per l’organico a Bucita. Nei mesi scorsi eravamo invasi dai rifiuti, con Calabria Maceri abbiamo tamponato ma i conferimenti a singhiozzo a Bucita rappresentano un problema. Come lo è l’abbandono dei rifiuti nelle aree rurali. Stiamo partendo con una campagna di sensibilizzazione e di bonifica e ci siamo dotati di un sistema di monitoraggio ambientale per sanzionare l’inciviltà. Avevamo un’isola ecologica sequestrata, l’abbiamo efficientata ottenendo così il dissequestro; stiamo spingendo la raccolta differenziata insieme ad altri otto comuni».
L’unione fa, quindi, la forza. «Il primo passo sarà quello dell’unione dei comuni e non fusione, alla quale potremo arrivare quando le popolazioni avranno preso coscienza. la delibera dell’atto costitutivo (che sarà approvato a breve, ndr) si poggia sul ciclo integrato dei rifiuti, sulla promozione del terroitorio, sulla politica green così da fronteggiare un sistema – quello calabrese – malato».
Insieme ad Oriolo, rientreranno nel progetto unione Montegiordano, Canna, Albidona, Nocara, Alessandria del Carretto, Plataci e San Lorenzo Bellizzi.
«All’unione dei comuni ho iniziato a lavorare sin dal mio insediamento, nel 2019. Qui se ne parla dagli anni ’60 ed anche mio padre ne parlava. La “via del Mare” (l’unione realizzata tra Trebisacce, Montegiordano, Villapiana, Rocca Imperiale e Amendolara nel 2009, ndr), è stata gestita a freddo e non ha funzionato. Per noi, invece, non è l’inizio ma la conclusione di un percorso già intrapreso da tempo, perché già facciamo tutto insieme e solo adesso stiamo giungendo al primo atto amministrativo». I comuni interni hanno da tempo iniziato una pianificazione e iniziato a partecipare ai bandi – anche quelli del Pnrr – tutti insieme. «L’obiettivo – spiega Simona Colotta – è quello di costruire un brand che ci permetta di essere riconoscibili, al di là del mero numero di abitanti. La logica è muoverci in maniera omogenea e dopo l’unione, col tempo potremo ambire alla fusione, ma intanto costruiamo il percorso, perché forse i nostri concittadini non sono ancora pronti a perdere le loro municipalità».
I comuni, sostanzialmente già uniti, hanno partecipato al bando di rigenerazione urbana, ai Cis ed hanno presentato un progetto che esprime una visione del territorio. «Insieme all’assessore regionale Gianluca Gallo lavoriamo alle Snai, le Strategie nazionali per le aree interne e la nostra candidatura è già stata accettata. Vogliamo un Alto Ionio che si muova in maniera unanime, e ci spiace che Trebisacce non abbia lavorato per il territorio».
L’area è stata anche identificata come Distretto del cibo, il cui presidente è proprio il sindaco di Oriolo. «Ogni comune avrebbero voluto il suo, ma in questo distretto siamo tutti insieme col riconoscimento ottenuto dalla regione. Il potere contrattuale è diverso se ci muoviamo insieme. La nostra “industria” principale è il turismo».
«Ci avvarremo di collaborazioni per investire sulla comunità energetica attraverso i fondi Pnrrr. Siamo stati premiati a Rimini – sottolinea il primo cittadino – per essere stato il primo comune ad aver approvato i primi atti amministrativi sulla comunità energetica. Insieme all’Unical abbiamo stipulato un protocollo d’intesa e sarà l’università ad assisterci nell’istituzione della comunità energetica. E poi stiamo pianificando il rifacimento della rete idrica e fognaria. Stiamo lavorando moltissimo per la valorizzazione del centro storico. Oriolo rappresenterà la Calabria nella gara televisiva del Borgo dei borghi e chiederemo ai sindaci della regione di supportarci; l’anno scorso ha vinto Tropea, quest’anno ci proveremo noi».
Con le risorse derivanti dal Pnrr sarà valorizzato ulteriormente il borgo antico dal punto di vista turistico «aumentando la proposta sull’animazione e sull’albergo diffuso, già finanziato dal Ministero della Cultura. Da qualche tempo stiamo registrando un aumento esponenziale dei flussi turistici ed il nostro centro storico risulta il più visitato dopo quelli di Rossano e Corigliano. Nel 2024 Oriolo e Rocca Imperiale ospiteranno il festival nazionale dei borghi più belli d’Italia che sono in tutto 370».
L’opera di riqualificazione del borgo antico è già iniziata con il restyling del castello aragonese e dei palazzi gentilizi, ma la sfida è riqualificare le aree degradate a causa dello spopolamento. Con un pizzico d’orgoglio il sindaco annuncia, in tal senso, che per la prima volta dopo 35 anni la curva demografica ha subito un’inversione di tendenza. «Eravamo 2029 residenti l’anno scorso, oggi siamo 2037. Purtroppo dal 1981 ad oggi abbiamo perso almeno la metà della popolazione. La crescita è dettata dalle nostre strategie amministrative e politiche, ma anche il cantiere del terzo megalotto della 106 ha aiutato».
Tra i problemi maggiori che gravano sulla comunità oriolese v’è la risposta di un servizio sanitario che funzioni. «Speriamo che gli hub vaccinali siano trasformati in centri di medicina territoriale come prospetta la Regione e ci auguriamo di poter istituire qui una Casa di comunità attraverso il Pnrr».
Per i cittadini di Oriolo, come per tutti gli altri delle comunità dell’Alto Ionio cosentino, l’ospedale di riferimento è quello di Policoro. «Se non intervengono le ambulanze che accompagnano i pazienti all’ospedale di Rossano, la nostra gente si cura a Policoro – ammette Simona Colotta –. Per un qualsiasi esame diagnostico, per qualunque cura quando dobbiamo spostarci autonomamente, ci rivolgiamo a Policoro, raggiungibile da Oriolo in 25, 30 minuti grazie alla statale 106 già a quattro corsie da Montegiordano in poi. Questo territorio si sposta in Basilicata, con un aggravio per le casse della regione. Distiamo da Rossano, che vanta l’unico pronto soccorso dedicato all’emergenza urgenza, 75 chilometri: per un qualunque problema cardiaco o ischemico, è comprensibilmente difficile da immaginare un percorso verso lo spoke di riferimento della Sibaritide. Addirittura il comune di Rocca Imperiale aveva chiesto all’Azienda sanitaria lucana un presidio di pronto soccorso, ma non è stato possibile».
A proposito di Sibaritide, secondo Simona Colotta, è giunto il tempo che assurga ad un ruolo di guida nelle dinamiche politiche. «Sono un dirigente del Pd, ma in questo momento li prenderei tutti a schiaffi. Speriamo che i congressi servano a ripartire, perché il partito non sta scrivendo una bella pagina di partecipazione. Non ho apprezzato lo stop alla candidatura di Mario Franchino, c’è stata poca pluralità ed alla provincia lo spettacolo è stato indegno. Sono candidata, ho fatto parte delle assemblee provinciale e regionale e qui in provincia di Cosenza siamo stati commissariati perché avevamo una visione diversa sulla candidatura da esprimere alle regionali, eravamo più propensi a riproporre Oliverio. Callipo ha fallito, la Bruni dalla quale non mi sento rappresentata, ha fatto ancora peggio voltandoci le spalle subito dopo le elezioni».
Tra qualche settimana gli amministratori dei 150 comuni della Provincia di Cosenza aleggeranno il presidente e da Simona Colotta arriva un chiaro endorsement alla candidatura di Flavio Stasi. «Stiamo dibattendo, ci sono due candidati, Stasi e Nociti e mi piacerebbe che finalmente esprimessimo una presidenza sullo Ionio. Credo sia giusto che Flavio ambisca alla presidenza e ne abbia il diritto di farlo. Nociti sembra godere dell’appoggio del partito – dice senza mezzi termini Simona Colotta – ma in realtà Boccia ha deciso per tutti e non è aperta nessuna forma di discussione. Sono a conoscenza del fatto che si sta discutendo per una candidatura unitaria, per evitare di favorire il centrodestra. Stasi sicuramente non si tirerà indietro, lo abbiamo incontrato e ci sembra determinato. L’Alto Ionio tifa Stasi, e ci mancherebbe altro. Vogliamo sempre subìre?» si chiede in conclusione il sindaco di Oriolo. (l.latella@corrierecal.it)
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