LAMEZIA TERME Promesse smaglianti e aspettative entusiasmanti. Di quelle che, dopo anni, rimane poco o nulla, al massimo altre promesse rinnovate e a lungo termine. Lo sa bene la città di Lamezia Terme, ancora meglio i cittadini lametini, che ormai neanche si illudono più ogni qual volta vengono prospettati loro nuovi e futuribili progetti per la città. L’esempio migliore – e più attuale che mai – è il “Carlei”, ormai più un’incompiuta che un vero stadio, insieme di resti e cemento decadenti. Insomma, un vero teatro delle disillusioni, dove lungo i prati incolti corrono le vane speranze anziché palloni e calciatori.
L’ultima batosta è arrivata in settimana, con l’annuncio del presidente dalla Provincia di Catanzaro, Sergio Abramo, che ha dichiarato alienabile (quasi) tutto il proprio patrimonio, in modo da fare cassa e salvarsi dal dissesto. Tra i beni c’è proprio il “Carlei”, quello stadio che, poco meno di tre anni fa, lo stesso Abramo aveva cercato di rendere agibile e nuovamente fruibile, per poterlo poi consegnare alla città di Lamezia Terme, ma ora in vendita per un valore di poco meno di 800mila euro. Era il luglio del 2019, ben prima del dramma della pandemia da Covid-19, quando proprio il presidente della provincia catanzarese aveva effettuato il primo sopralluogo, parlando di ristrutturazione e rimodulazione. A novembre dello stesso anno, poi, la riapertura parziale a cui seguirà la vittoria del bando da poco più di 700mila euro per il rifacimento del campo in erba sintetica, la manutenzione degli spogliatoi, la riqualificazione della pista di atletica leggera e la realizzazione dell’impianto di illuminazione. Tappe di un lungo percorso che ci porteranno in pochi mesi al punto di partenza. Il “Carlei” di fatto è una struttura abbandonata, con le tribune inagibili e a rischio crollo, e il cui futuro è più incerto di prima.
«Abbiamo bisogno di una Lamezia forte e che insieme a Catanzaro può far parte di un nucleo forte». Era questa la promessa fatta da Abramo, contento di aver riabbracciato il sindaco lametino Paolo Mascaro, consolidando quello che era (e forse è ancora) un solido legame politico e personale. Ora, con i bilanci in rosso della Provincia, è tempo letteralmente di fare i conti con la realtà e con una struttura sportiva che rappresenta più un peso che un’opportunità per Lamezia, a cominciare proprio dal Comune. L’amministrazione Mascaro, infatti, starebbe valutando l’opportunità di acquisire la struttura, magari con l’aiuto della Regione Calabria. Certo, l’eventuale acquisto del “Carlei” sarebbe un bel messaggio e potrebbe servire anche a dare uno slancio all’immagine del sindaco, ma a frenare gli entusiasmi ci sono i conti dell’Ente e un’eventuale spesa, forse, troppo esosa e controproducente.
Il “fardello” potrebbe così essere scaricato, ed è questa l’ennesima speranza, ad un privato. La classe politica sarebbe infatti già a lavoro da tempo per tentare di convincere – neanche a dirlo – Felice Saladini, il patron della neonata “Fc Lamezia Terme”, squadra di calcio Serie D che unisce e divide la città, tra chi è rimasto attaccato al passato e chi, invece, sogna nuove prospettive di unità. Le ambizioni del presidente Saladini sono note da tempo, ovvero quelle di portare la città lametina e i tifosi su palcoscenici di prestigio nazionale, nonostante le “antipatie” a la diffidenza di una parte dei lametini. Saladini dovrebbe però sborsare poco più di 1,5 milioni di euro. E così, proprio come è già successo con le quote Sacal, ora rivendicate a gran voce dal presidente Roberto Occhiuto, gran parte dei beni e delle quote pubbliche lametine rischiano di scivolare via in “mani private”. Uno scenario che potrebbe di fatto far tramontare definitivamente quel sogno della “cittadella dello sport” che fu in origine dell’ex sindaco Gianni Speranza, e ora rilanciata dalle opposizioni e da Mimmo Gianturco, e che includerebbe quel palazzetto dello sport che sarà riaperto entro la fine di quest’anno.
Tra pubblico e privato, sogni e realtà, sul destino del “Carlei” si è scritto e si scriverà ancora tanto, se ne parla e se ne parlerà ancora di più. Ma sarà comunque la sua imponente e abbagliante presenza a rappresentare, per molto tempo ancora, il senso del vuoto delle parole e delle promesse. (redazione@corrierecal.it)
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