CATANZARO Sull’orlo del precipizio e con lo spettro di una spaccatura totale e persino di una scissione il centrodestra di Catanzaro tira fuori il classico cilindro dal coniglio. Avviene nella terza interpartitica convocata dal sindaco uscente Sergio Abramo dopo le prime due, finite in modo disastroso, con nomi di “papabili” candidati sindaco impallinati dal fuoco (più o meno amico) della contraerea interna. Si parte dalla fine, una nota stringata della coalizione che dà la notizia: «La coalizione di centrodestra ha proposto all’unanimità la candidatura a sindaco di Catanzaro al presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso. Mancuso – riporta la nota – ha chiesto alla coalizione 24 ore di tempo per sciogliere la riserva: la sua decisione verrà resa nota entro la giornata di domani». È dunque Mancuso, plenipotenziario della Lega, l’asso della manica che il centrodestra cala proprio nel momento in cui vedeva materializzarsi l’ennesima riunione flop, quella che avrebbe potuto far saltare definitivamente il banco e dare il via a un “liberi tutti” e chi si è visto si è visto.
Affollatissimo, il tavolo di questa terza interpartitica, che vede riuniti, oltre allo stesso Abramo (per Coraggio Italia, ma forse più in quota Abramo che in quota di qualcuno…), Forza Italia con il segretario regionale Giuseppe Mangialavori e il consigliere regionale Valeria Fedele e, sul finire, anche il coordinatore provinciale Mimmo Tallini (che però – si sussurra – non avrebbe incrociato Mangialavori, nel frattempo andato via), Fratelli d’Italia con Wanda Ferro e Antonio Montuoro, la Lega con lo stesso Mancuso, l’Udc con il segretario provinciale Giovanni Merante, più una lunga serie di sigle civiche espressione di big sul territorio come Sergio Costanzo, Ezio Praticò, Andrea Amendola e Franco Longo. Le premesse non sarebbero particolarmente rosee, c’è il timore diffuso che al primo nome lanciato sul tavolo si scateni il finimondo. Un gruppo dei presenti – si racconta – avrebbe iniziato ad abbozzare un documento finalizzato anzitutto a delineare il perimetro della coalizione, ma questo avrebbe insospettito e anche un po’ indispettito altri convenuti, che in questo documento avrebbero colto una manovra per arrivare alla scelta di un nome a maggioranza. Lo scisma sembra concretizzarsi ma a riprendere la situazione per i capelli – riferiscono fonti accreditate – sarebbe stata l’area di centro rappresentata da Merante, che avrebbe ribaltato la questione consigliando alla coalizione di mettere in campo i suoi massimi profili istituzionali. È qui che sarebbe maturata l’opzione Mancuso, sulla quale poi sarebbe arrivata la condivisione unanime degli alleati.
E in effetti Mancuso, allo stato dell’arte, è probabilmente l’unico nome che può garantire la sostanziale tenuta unitaria della coalizione, anche se l’indicazione del leader leghista ha un risvolto politico di non poco conto. Il presidente del Consiglio regionale si è dunque riservato massimo 24 ore per sciogliere la riserva, il tempo – spiegano i bene informati – per consumare una serie di passaggi doverosi ed estremamente delicati: la sua investitura infatti – dicono fonti del centrodestra – dovrebbe passare da un’interlocuzione con il leader del Carroccio Matteo Salvini e con il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto, perché è evidente che con Mancuso in campo per le Comunali di Catanzaro e magari eletto sindaco si dovranno quantomeno rivedere tutti gli assetti nell’intero centrodestra. Quello di Catanzaro intanto spera nell’ok di Mancuso, nella consapevolezza di essere però su un crinale molto pericoloso, perché è chiaro che un no di Mancuso avrebbe effetti deflagranti. E sono in molti a confidare nel fatto che Mancuso avrebbe in passato fatto intendere di essere comunque attratto dall’idea di fare il sindaco della sua città. In ogni caso, non dovranno aspettare che poche ore e traguardare una notte che per tanti sarà insonne. (a. cant.)
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