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il caso

Domenico Forastefano, il presunto boss «non socialmente pericoloso»

Accolta la richiesta di riesame anticipato avanzata dal legale. Il suo assistito per anni è stato considerato capo dell’omonimo clan

Pubblicato il: 26/02/2022 – 7:02
di Fabio Benincasa
Domenico Forastefano, il presunto boss «non socialmente pericoloso»

COSENZA Un presunto boss «non socialmente pericoloso», o almeno non più. Protagonista della vicenda è Domenico Forastefano, considerato per anni capo dell’omonimo clan egemone a Cassano allo Ionio. Dal 2018, invece, secondo quanto emerso nel corso dell’indagine denominata “Kossa”, a prendere il comando del sodalizio criminale sarebbe stato suo figlio Pasquale alias “l’animale”.

I fatti

L’avvocato Cesare Badolato, legale di fiducia di Domenico Forastefano, ha presentato istanza di riesame anticipato in merito alla pericolosità sociale del suo assistito. Già in una ordinanza datata sei giugno 2018, il magistrato di sorveglianza di Pescara – dando atto della condotta regolare di Domenico Forastefano e verificata possibilità che lo stesso svolgesse una stabile attività lavorativa – dichiarava «attenuata la pericolosità sociale ed applicava nei suoi confronti la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di un anno».
La misura, tuttavia, non venne eseguita «in ragione della sottoposizione del soggetto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno». Misura poi sospesa, in quanto Forastefano venne tratto in arresto per l’espiazione di una pena pari a 9 anni di reclusione per estorsione ed usura aggravata.
Tre anni dopo, il 20 settembre 2021, il magistrato di sorveglianza di Ancona attenuerà la misura disposta nei confronti del presunto boss, consentendo l’esecuzione presso il domicilio della residua pena detentiva.

La scarcerazione e la pericolosità sociale

Dopo la scarcerazione per fine pena, datata 26 dicembre 2021, l’Ufficio di sorveglianza di Cosenza ha assunto il compito di verificare la «permanenza delle condizioni legittimanti la misura di sicurezza della libertà vigilata originariamente applicata dal magistrato di sorveglianza di Pescara». L’assenza nel tempo di condotte penalmente rilevanti (i reati in relazione ai quali è stata applicata la misura di sicurezza risalgono al 2007, mentre l’estorsione e l’usura aggravate si collocano negli anni 2006/2008), lo svolgimento di attività lavorativa, la carcerazione subita e l’assenza di criticità sia durante la permanenza nella casa di lavoro sia durante i domiciliari pone – secondo i giudici – Domenico Forastefano nella condizione di non essere più considerato socialmente pericoloso. Motivi per i quali ricorre oggi il presupposto per «revocare e dichiarare cessata la misura di sicurezza» nei suoi confronti.

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