REGGIO CALABRIA Piazza Italia si colora di azzurro e giallo, i colori della bandiera ucraina, ma anche dell’arcobaleno delle bandiere della pace. Reggio si stringe in un abbraccio intorno al popolo ucraino per dire no alla guerra e all’invasione russa che sta seminando giorni di terrore. Chi è emigrato in Italia racconta di avere famiglia a Kiev o in altre zone. Gli ultimi giorni sono stati difficili. Difficile comunicare, difficile poter pensare ad altro. Bloccati tra il pensiero di quello che sta accadendo nella terra natìa e l’angoscia di non poter fare nulla.
L’appello di questo 26 febbraio era stato lanciato dalle sigle sindacali unitarie, Cgil, Cisl e Uil, dal sindacato Sul, da Auser, Libera, Arci e una serie di altre associazioni che hanno deciso di rispondere alla chiamata nella città dello Stretto come nel resto della regione e del paese. In contemporanea, sempre in provincia, colorata per la pace è stata anche la piazza di Gioia Tauro. Ci sono anche rappresentanti dei partiti e delle Istituzioni, molte bandiere del Partito Democratico locale e altre ancora per far riecheggiare il messaggio che «non esistono guerre motivate» e in questo momento «serve un’Europa forte», sul piano delle sanzioni, ma anche su quello dei negoziati.
Lyudmilla è originaria di Kiev. Ha gli occhi rossi per le lacrime di queste ore, parla di genocidio in atto. Non nomina mai Putin o i russi. «Questi mostri – afferma – come hanno potuto colpire un edificio di 25 piani dove risiedono persone innocenti, donne e bambini. Io pretendo che tutti i Paesi del mondo che si definiscono democratici intervengano. Siamo stati lasciati soli. Nemmeno l’Onu, nonostante le nostre ripetute richieste ci ha mai ascoltato Chernobyl, sapete cos’è Chernobyl, è adesso è nelle mani di questo mostro, come potete dormire tranquilli?».
Accanto a lei Tatiana espone una bandiera dell’Ucraina. Dei suoi familiari dice: «Sono vivi, per adesso. Ma vivono in grande pericolo e io sono molto, molto preoccupata». Un’altra donna, in lacrime chiede donazioni di materiale sanitario di primo soccorso: «Abbiamo bisogno di cotone, garze, fasce, tutto quello che è utile ed indispensabile in questo momento, da far pervenire alla Croce Rossa di Kiev. Siete madri, siete tutte madri, qui oggi, ascoltateci!».
Dicono di apprezzare le manifestazioni e la vicinanza degli italiani, ma chiedono un aiuto concreto, e soprattutto che il loro paese non sia abbandonato al suo destino.
«Quello che sta avvenendo a Reggio Calabria, ma anche nel resto d’Italia è importante», dice il segretario regionale del Partito Democratico Nicola Irto. «Per questo abbiamo deciso di aderire alle manifestazioni per dire no alla guerra e all’invasione russa in Ucraina. Abbiamo bisogno di più Europa forte così come sta avvenendo sul piano delle sanzioni da mettere in campo contro una Russia che in maniera inaccettabile e inspiegabile oggi sta invadendo l’Ucraina». Un dramma nel dramma. «La mia generazione, ma anche quella dei più giovani stanno vivendo il dramma della pandemia. Pensare di dover vivere anche una guerra nel cuore dell’Europa è qualcosa di inspiegabile», dice ancora Irto che lancia un appello di solidarietà al popolo ucraino «così come a chi sta vivendo il dramma della guerra. Sono drammatiche le immagini delle metro strapiene di cittadini che si nascondono dalle bombe. Per questo oggi abbiamo scelto di solidarizzare col popolo ucraino».
Presenti diversi assessori, consiglieri e rappresentanti delle Istituzioni locali. Tra questi il sindaco facente funzioni della Città Metropolitana Carmelo Versace: «Non avremmo mai pensato – dice – di assistere a quanto stiamo vedendo. Tutta la nostra solidarietà va al popolo ucraino che sta sfollando e cercando riparo fuori dalle mura amiche e speriamo che i nostri governanti possano mettere la parola fine a una guerra che non ha un senso se non quello dell’antipolitica. L’auspicio è quello che possa riprendere la democrazia in un tavolo internazionale e si metta fine a questo scempio».
Gregorio Pititto si dice soddisfatto della risposta della piazza reggina che non conta anche la presenza di diversi «cittadini che non fanno parte di alcuna associazione, ma che hanno deciso di aderire spontaneamente al nostro appello».
«Oggi in piazza vediamo tanta gente normale che è venuta per essere presente e dimostrare le sensibilità che si ha verso questi eventi. In piazza è presente una delegazione ucraina che è qui per sensibilizzare su quello che stanno vivendo i loro cari. Al di là dei motivi geopolitici che possono spingere nazioni a voler rivendicare il proprio ruolo, la guerra non può giustificare nessun fraintendimento e nessun conflitto politico». (redazione@corrierecal.it)
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