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«Dalla crisi pandemica alla guerra, ripensiamo il Paese»

Non si può dire che queste giornate siano state edificanti per l’intera umanità .E successo l’imponderabile fra l’altro in un momento piuttosto difficile per tutti i popoli impegnati ad arginare c…

Pubblicato il: 28/02/2022 – 7:48
di Vincenzo Caserta*
«Dalla crisi pandemica alla guerra, ripensiamo il Paese»

Non si può dire che queste giornate siano state edificanti per l’intera umanità .
E successo l’imponderabile fra l’altro in un momento piuttosto difficile per tutti i popoli impegnati ad arginare con costanza gli effetti della pandemia che ormai stante le dichiarazioni degli esperti sembra in forte calo ed attenuazione ma che è sempre pronta a riposizionarsi anche se con minori rischi e veemenza e che sta per diventare parte integrante del vivere civile.
Ebbene mentre si attenua un pericolo siamo così bravi da attivarne un altro ancora più pericoloso! Una guerra, fatta di tatticismi e contro un popolo vessato di già senza fra l’altro una sola ragione quanto meno spiegabile.
A nulla sono valse le continue ed incessanti trattative antecedenti all’attacco dell’altra sera, anzi forse, hanno convito di più chi doveva azionare l’invasione ad anticipare i tempi. Si è vero ci troviamo di fronte ad un mondo che non riconosce ormai l’umana e solidale convivenza e dove molto spesso le politiche dei governi non aiutano a comprendere i reali bisogni dei cittadini e dei popoli, di chi sbarca il lunario e desidera solo spendere il proprio tempo in maniera costruttiva, verso la conquista di un benessere sociale che non esiste, non certamente a dedicarsi o a subire ad altro.
Si, manca la serenità nella gente ed è proprio la conquista della tranquillità che da un sistema sociale di welfare le giuste dosi per un vivere civile sano ed il più possibile integrato.
Ad esempio non si può certamente dire che le continue contraddizioni sulle scelte italiane recentemente operate in pandemia, siano state definite correttamente dal Governo.
Piuttosto, si continua ad affrontare i problemi in maniera confusa e abbozzando possibili soluzioni mai definitive e soventemente contraddittorie o vessatorie.
Gli ultimi dibattimenti sono stati orientati alla decisione di chiusura dello stato di crisi pandemica che dovrebbe essere definitivamente concluso il 31 marzo 2022 ed al contestuale scioglimento della struttura commissariale ad essa preposta.
Tutto bene, si ritorna alla normalità, pare sia programmato così. Si riaprono le discoteche, si riempiono di nuovo gli stadi, le mascherine vengono usate solo all’interno degli spazi al chiuso, si riprogrammano gli spettacoli, ci si avvia cosi ad una vita normale ove viene fatta salva l’incolumità delle persone solo dalle solite precauzioni di base, distanza ,utilizzo mascherina e lavaggio delle mani.
Ma dove sono andate a finire le valutazioni sullo stato percentuale del sistema vaccinale ormai considerato da tutti il primo al mondo in termini di efficienza del sistema, strettamente legato alla disponibilità degli italiani ad accettare le inoculazioni senza particolari problemi creati?
Abbiamo raggiunto una percentuale altissima di vaccinati che supera abbondantemente il 90%. Già, l’agognato e desiderato 90% più volte considerato il tetto massimo per azionare l’immunità di gregge quindi la libertà totale degli individui a vivere senza limiti.
Nessuno opportunamente ne parla. Ma i numeri dicono questo e dovrebbero anche dire che risulta particolarmente inutile, inopportuno e senza senso, lasciare ancora in vita il sistema dei pass. Tutto da abrogare in particolare quello dell’acceso del pubblico o del privato dipendente al proprio lavoro.
E’ una norma che il diritto ha recentemente in molti tribunali italiani (lazio, abruzzo ed altri ) sentenziato come anticostituzionale ma diventa oltreché avvilente e fuori tempo per i cittadini che la subiscono tacitamente.
I desiderata dei nostri governanti sulle soluzioni repressive (obbligo vaccinale per gli over 50 anni) sono falliti non hanno prodotto risultati e non ne produrranno ancora se questa norma assurda e senza alcuna ragione non verrà abolita.
Ora però è sufficiente ed ormai fuori tempo massimo, convinciamoci che non ha ragione di esistere lo dicono perfino i componenti dei comitati scientifici che sostengono le scelte programmatiche da segnalare al governo!
Bisogna altresì ricordare che molti dipendenti pubblici e privati sono lasciati senza alcun sostegno economico per se stessi e per le rispettive famiglie spesso composte da figli in tenera età e/o universitari con le spese da affrontare giornalmente in un momento in cui è in atto una guerra che determina ulteriori aggravi economici sul lavoratore . Le spese per energia, il costo del carburante, i beni alimentari di base (pane, pasta , frutta farina ecc. ecc.). Tutto è lievitato e all’inizio del nuovo anno in corso è partita la caccia all’evasore. Si sono rovistate le cartelle dell’agenzia delle entrate e tanti cittadini hanno ricevuto notifiche di mancati pagamenti peraltro molti in prescrizione.
La vogliamo finire di tartassare i cittadini e le loro famiglie, di recuperare con loro una civile convivenza fatta di misure semplici, ragionate che non intaccano l’etica e la morale di alcuno.
Vogliamo renderci conto che le aspettative inizialmente previste per un cambio di rotta economico sociale nel nostro paese deve essere rivisto e riprogrammato.
Attenzione a pressare troppo poiché le pressioni portano alla esasperazione e la storia insegna che stare addosso al popolo scatena reazioni incontrollabili e schizofreniche che possono portare ad instabilità sociale.
Pertanto l’invito verso coloro che fanno le scelte, è quello di pensare meglio e di attivare tutti quei progetti (e ce ne sono) che per molti anni in questo Paese sono riposti nei cassetti, mettendo così in atto programmi che sostengano, rispettano, aiutino, supportano il cittadino e la famiglia perché solo così si troveranno dalla loro parte ognuno di loro anche nei momenti di difficoltà come questo che stiamo vivendo.

*Già dirigente della Regione Calabria

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