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La riflessione

«I giochi di potere in atto per la conquista del Capoluogo»

La politica, quella intesa come servizio per i cittadini, che persegue il bene comune, esiste ancora? O è un retaggio del passato, lasciata alla discrezione degli elettori che sempre più numerosi …

Pubblicato il: 28/02/2022 – 10:38
di Franco Scrima*
«I giochi di potere in atto per la conquista del Capoluogo»

La politica, quella intesa come servizio per i cittadini, che persegue il bene comune, esiste ancora? O è un retaggio del passato, lasciata alla discrezione degli elettori che sempre più numerosi la considerano un privilegio di pochi poiché rischia di trasformarsi in cancro per la società?
La politica, o meglio una parte di essa, sembra considerare il potere come un valore che va massimizzato servendosi delle risorse dell’ambiente e senza disdegnare, nel caso si traggano vantaggi, di marciare anche in direzione dell’opportunismo lasciando da parte l’ideologia. E’ un vecchio modo di fare politica. Lo dimostrano le lancette del dubbio che, in taluni casi, si spostano veloci per poi lasciarsi spingere dal trasformismo che, per alcuni, può diventare anche il “partito” di riferimento, stante che l’interesse rimane quello della persona rispetto a quello delle idee.
È sufficiente consultare qualsiasi dizionario per comprendere che l’ideologia politica oltre a stabilire gli obiettivi, aggiunge, in senso spregiativo, “che può essere un complesso di idee astratte, mistificatorie e propagandistiche alle quali viene opposta una visione obiettiva e pragmatica della realtà politica, economica e sociale”. Ma obiettivamente può anche essere un modo di intendere la lotta politica come “manifestazione di potere” senza vincoli di carattere morale.
Stando alle cronache recenti, una componente politica di destra avrebbe contattato uno dei tanti candidati a sindaco di Catanzaro proponendogli di cambiare casacca in cambio di voti di preferenza. Un classico esempio di funambolismo politico ammantato di sociale per affrontare la campagna elettorale per le “amministrative” di primavera; un modo disinvolto, seppure politicamente spregiudicato, che conferma come taluni ambienti interpretano quel mezzo tra i più naturali per raggiungere l’obiettivo.
E non è questo il solo esempio di ciò che accade. Le tante vicende che si susseguono danno uno spaccato dell’oltraggioso messaggio politico che si riesce a trasmettere all’elettorato in maniera disinvolta. Il che confermerebbe che l’anelito di una affermazione può spingere a compiere azioni irrituali, anche rispetto alla cultura dei singoli personaggi; comportamenti dettati dalla valutazione di un possibile vantaggio personale giustificato da accordi.  
Altra cosa è quando si scende da un cavallo per montarne un altro. Settimane fa “Gazzetta del Sud” ha riportato l’interesse che il coordinatore regionale di Forza Italia ha mostrato verso il presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico il quale, nonostante avesse resa nota la sua candidatura con una lista civica per correre alla conquista della poltrona da Sindaco, si sarebbe fatto coinvolgere da Mimmo Tallini che gli avrebbe offerto il sostegno delle sue “truppe”. Anche questo dimostra quanto sia ondivaga la coerenza e facile spostarsi con naturalezza da uno schieramento ad un altro o, come si dice volgarmente, cambiare casacca.  E infatti non è un mistero che tutto possa dipendere dal fatto che l’offerta sia più o meno appetibile. L’ideologia in questi casi conta veramente poco o nulla.
Anche questo è un chiaro esempio del cosiddetto “circo mediatico” della politica, del quale taluni ambienti spesso si nutrono, incuranti di dare esempi di spettacolarizzazione di sé stessi, senza averne misurato i rischi. Tuttavia va tenuto presente che la personalizzazione della politica ha alle spalle una sua storia complessa che, seppure con misure e modalità diverse, la condiziona. Da un certo punto di vista si può dire che, almeno per il vertice del potere, la personalizzazione è sempre esistita, mentre il candidato a Sindaco, sempre meno conosciuto, può anche essere presentato nella sua individualità, anche se priva di storia. Rimangono le ingerenze elettorali, al pari dei tentativi di influenzare i processi decisionali che restano una minaccia anche per la democrazia. C’è da considerare che spesso si tratta di esternazioni prive di contraddittorio, spese per ingenerare confusione negli elettori, i quali vorrebbero sempre più scegliere chi votare sulla base dei programmi, oltre che per la serietà e le capacità del candidato, senza essere condizionati da qualcuno che ha interesse a tessere elogi.   
*giornalista

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