LAMEZIA TERME La seconda regione italiana per produzione olivicola può contare sul suo marchio: Igp olio di Calabria dal 2017, quando, dopo un lungo percorso, è nato il Consorzio di Tutela. A guidare il consorzio è il presidente Massimo Magliocchi che si è fatto portavoce della filiera dei produttori olivicoli calabresi nella trasmissione In primo piano condotta da Danilo Monteleone su L’altro Corriere Tv. «Il nostro è un prodotto d’eccellenza al pari degli olii più rinomati che sono sul mercato da molto più tempo e che primeggiano anche nei mercati internazionali, con la differenza che il nostro si vende meno, perché lo commercializziamo meno». Il primo dato riferito da Magliocchi inquadra la situazione in cui si trovano attualmente i produttori calabresi, che, pur portando avanti un’eccellenza e avendo fatto grandi passi in avanti in termini di qualità, non sono riusciti ad emergere sui mercati come la peculiarità dei loro prodotti suggerirebbe. «Da quando è nato il consorzio – ha spiegato Magliocchi – le cose sono cambiate molto e siamo passati da una produzione Igp di 450 quintali a 5mila quintali certificati» a dimostrazione, secondo il presidente, di quanto sia necessaria e vantaggiosa la presenza di un’associazione che aggreghi gli imprenditori e faciliti l’organizzazione di tutta la filiera. Il ruolo dell’ente guidato da Magliocchi è proprio quello di «sensibilizzare il produttore alla commercializzazione», in modo che si possa finalmente fare quel salto deciso da una produzione prevalentemente domestica, limitata al consumo familiare, a una commercializzazione ad ampio raggio. «A breve cambieranno anche i criteri per la concessione degli incentivi da parte della Comunità europea, che tenderanno a favorire le aziende agricole che non lasciano “fermo” il loro prodotto certificato, chi produce per il proprio fabbisogno – sottolinea – in futuro avrà difficoltà ad accedere agli aiuti Ue».
Ottenere la certificazione Igp non è solo un importantissimo riconoscimento della qualità del prodotto ma anche, e soprattutto, un modo per immettersi con più facilità sul mercato e diventare molto più competitivi. «Il marchio Igp conviene per tantissime ragioni, innanzitutto – chiarisce il presidente dell’associazione – il consumatore oggi è molto più disorientato perché ha disposizione infinite possibilità di scelta, e nel mare magnum degli olii che si trovano sul mercato si fida di più di un brand certificato». «Per entrare a far parte del consorzio bisogna avviare un percorso in un determinato periodo, di solito a giugno, – spiega Magliocchi – attenersi alle regole del documento disciplinare ed essere soggetti ai controlli dell’ente certificatore. Il ruolo del consorzio è quello di dare sostegno tecnico durante questo processo, e poi, allo stesso tempo, quello di promuovere i prodotti olivicoli e di conseguenza il territorio». Il primo requisito per poter entrare a far parte dell’associazione è quello di produrre una “cultivar” che sia presente su tutto il territorio regionale, criterio che, da quanto racconta Magliocchi, ha creato qualche polemica data la presenza di numerosissime varietà in Calabria, ma che al momento rimane una norma valida per la selezione. Il modo migliore per far conoscere le eccellenze calabresi nel mondo per Magliocchi è partire proprio da una promozione “in casa” «perché molto spesso – afferma – siamo noi calabresi i primi a non conoscere le materie prime di qualità realizzate nella nostra terra». «Stiamo coinvolgendo i sindaci di tutta la regione anche quelli di montagna – ha dichiarato – una delle nostre proposte è quella di inserire nei cartelli che indicano l’entrata e l’uscita dal territorio comunale una targa comune che riporti “Igp olio di Calabria”, così da farlo conoscere a tutti i viaggiatori che transitano sul territorio». Infine conclude Magliocchi: «Ringrazio Gallo e tutto lo staff per la vicinanza che ci sta dimostrando in questa fase di preparazione del progetto, ad aprile – annuncia – dovremmo fare una presentazione ufficiale del Consorzio e delle sue attività, dove sarà presente tutto il Dipartimento Agricoltura. Purtroppo il lancio del progetto è combaciato con l’inizio della Pandemia, al momento l’aspettativa è quella di superare le criticità ereditate da due anni di fermo per rilanciare l’intera filiera».
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