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Più personale e posti letto: ecco la trincea della Calabria contro le pandemie – IL DOCUMENTO

I contenuti del Piano approvato dal commissario: aggiornate, alla luce dell’esperienza Covid, le linee guida ormai vecchie di oltre 12 anni

Pubblicato il: 02/03/2022 – 16:10
Più personale e posti letto: ecco la trincea della Calabria contro le pandemie – IL DOCUMENTO

CATANZARO «Rafforzare la capacità di pianificazione, coordinamento, diagnosi rapida, valutazione, indagine, risposta e comunicazione, da parte dell’intero sistema regionale, in presenza di una emergenza di sanità pubblica». È questo l’obiettivo del Piano pandemico regionale approvato dal commissario della sanità calabrese Roberto Occhiuto con un decreto dello scorso 25 febbraio, sottoscritto anche dal sub commissario Ernesto Esposito e dal dg del Dipartimento Tutela della Salute Jole Fantozzi. Oltre ottanta pagine nelle quali sono messe nero su bianco le linee guida da seguire e viene aggiornato un piano vecchio oltre 12 anni (dall’ottobre 2009, dai tempi di Agazio Loiero governatore), dimenticato nei polverosi cassetti della Regione prima e poi delle strutture commissariali, anche quelle che si sono trovate ad affrontare l’emergenza Covid 19. Tecnicamente, è chiamato “Piano regionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) 2021-23)”, operativamente il Piano (scaricabile all’interno di questo servizio) «intende mettere in atto e contestualizzare le strategie per garantire le adeguate risposte ai patogeni capaci di causare epidemie e pandemie, tenendo inevitabilmente conto – si legge nel documento – di quanto si è appreso dalla pandemia Sars-CoV-2 che ha confermato la necessità di essere il più preparati possibile ad attuare le misure di contenimento e prevenzione sul piano locale, nazionale e globale». In particolare, la necessità di «disporre di un sistema di risposta maggiormente efficace e tempestivo, che garantisca l’adozione delle misure di contenimento quali la piena disponibilità di mascherine chirurgiche, l’adozione delle misure di distanziamento fisico, la disponibilità di Dpi per gli operatori sanitari e di presidi per i pazienti, la disponibilità di posti letto ordinari e di terapia intensiva, che deve essere flessibile per garantire le esigenze di cura della popolazione in corso di pandemia, la capacità dei sistemi di igiene pubblica e della prevenzione di essere messi in grado di intercettare i casi, potenziare il contact tracing e la sorveglianza, l’organizzazione della medicina territoriale, che deve essere in grado di garantire le cure domiciliari onde evitare il sovraccarico degli ospedali, la vaccinazione di massa, che dimostra un impatto favorevole sull’evento pandemico».

La catena di comando

Con il piano la Regione Calabria adotta le fasi (e relativi livelli di rischio) come da ultimo aggiornate dall’Oms, e prevede la catena di comando per tutte le fasi: fase interpandemica, fase di allerta pandemica, fase pandemica, fase di transizione. «Poiché – si legge – i provvedimenti da adottarsi nella fase interpandemica e di allerta pandemica, attengono in larga parte all’ambito sanitario, le disposizioni e il coordinamento degli interventi sono di competenza della Struttura del commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo in sanità della Regione Calabria in collaborazione con il Dipartimento Tutela della Salute avvalendosi delle Asp e delle aziende ospedaliere. Nella fase pandemica e nella fase di transizione, in cui si configura il carattere della emergenza lo stesso sarà fronteggiato attraverso mezzi e poteri straordinari, in aderenza anche alla normativa nazionale eventualmente emanata. Il commissario ad acta in fase pandemica potrà richiedere l’operatività dell’Unità di Crisi anche 24 ore su 24 per sette giorni su sette… Il presidente della Regione, in qualità di autorità territoriale di Protezione Civile, rappresenta la figura cardine nell’emergenza. Le attività finalizzate a fronteggiare l’emergenza dovranno essere coordinate dall’Unità di Crisi regionale che per gli aspetti epidemiologici, procedurali e tecnico-sanitari specialistici, si avvale del Dipartimento Tutela della Salute che coordina il Tavolo regionale permanente e il Comitato pandemico regionale». Particolare importanza nel Piano pandemico viene data al coordinamento delle istituzioni regionali con altri enti, a partire dal ministero della Salute e alle Prefetture, e alla comunicazione quale «parola chiave che deve rispondere a tre domande basilari e strettamente correlate: come, quando e dove. Come: deve essere pronta, chiara ed efficace, sia che si rivolga all’interno dell’organizzazione ma soprattutto all’esterno. Quando: non esiste, nel senso che l’emergenza è già di per sé una lotta contro il tempo. Questo significa che occorre anticipare quello che potrà accadere e avere già un piano strategico di comunicazione da attuare. Dove: dappertutto, vale a dire che quello che comunichiamo deve essere recepito nel modo più ampio possibile, “sfruttando” tutti i mezzi a disposizione».

Periodi, fasi e livelli di rischio

Nella fase interpandemica – specifica il Piano regionale – gli obiettivi sono la minimizzazione del rischio di trasmissione all’uomo e l’organizzazione della catena di comando. La fase di allerta pandemica richiede «una maggiore sorveglianza epidemiologica e virologica e un’attenta valutazione del rischio, a livello locale, nazionale e globale, massimizzazione degli sforzi per contenere o ritardare la diffusione del virus, evitare, se possibile, la pandemia e guadagnare tempo per mettere in atto le misure di risposta». Quindi, la fase pandemica nella quale si dovrà «attivare in forma permanente la catena di comando e controllo per l’emergenza, rafforzare i sistemi di sorveglianza e laboratoristici, potenziare i servizi territoriali di prevenzione, potenziare la capacità di intervento del sistema di emergenza-urgenza, potenziare i servizi ospedalieri, rimodulare le attività sanitarie di elezione, attivare i posti letto previsti in area medica e terapia intensiva, attivare le modalità di gestione domiciliare dei pazienti e gli alberghi sanitari, promuovere le attività vaccinali». Nella fase di transizione si tratterà di «fornire supporto per la ripresa di servizi sospesi, determinare l’esigenza di risorse addizionali e poteri per le eventuali successive ondate, garantire la pausa di recupero per gli staff, verificare i risultati ottenuti, rivedere i piani in base all’esperienza acquisita, sostenere l’impatto psicologico, riconoscere il lavoro di tutti coloro che hanno combattuto la malattia».

Ricognizione delle risorse di personale

Il Piano pandemico, «sulla base dell’esperienza maturata con la pandemia da Covid, alla luce delle carenze presenti in particolare presso i Dipartimenti di Prevenzione delle singole Asp», contiene una prima raccolta dei fabbisogni per singola azienda su base annua: in pratica, la “trincea” contro la pandemia. «Allo stato attuale – riporta il documento – il personale necessario è stato quantificato in 378 unità diviso al 50% tra addetti al contact tracing e addetti alle restanti attività di seguito riportato per tipologia di figura professionale: igienisti/epidemiologi n. 20, personale medico n. 120, personale infermieristico n. 146, operatori socio sanitari n. 30, personale amministrativo n. 30, personale amministrativo con competenze informatiche n. 20, esperti in comunicazione n. 5, psicologi n. 5, assistente sanitario n. 2. Tale ricognizione deve essere considerata ex ante e deve essere realizzata annualmente, in fase interpandemica».

Posti letto aggiuntivi in terapia intensiva e semi-intensiva

Il Piano pandemico regionale inoltre offre anche un quadro sulle misure di potenziamento del sistema sanitario da adottare, alla luce anche delle prescrizioni normative nazionali. «Nel rispetto dei principi di separazione e sicurezza dei percorsi – è scritto nel Piano – la dotazione di posti letto di terapia intensiva consente un incremento strutturale pari a 0,14 pi x 1000 abitanti. In Calabria, tale valore standard corrisponde ad un totale di 280 posti letto di terapia intensiva». Pertanto al fine di provvedere al raggiungimento del numero di 280 pl previsti si procede all’incremento su base regionale di 134 posti letto (Pl terapia intensiva aggiuntivi: Azienda ospedaliera di Catanzaro 15 p.l.; Azienda ospedaliera di Cosenza 34 p.l.; Azienda ospedaliera di Reggio Calabria 20 p.l.; Azienda ospedaliera universitaria Magna Graecia 18 p.l.; Asp di Catanzaro 6 p.l. Presidio ospedaliero Lamezia Terme; Asp di Cosenza 18 p.l. di cui 8 p.l. Presidio ospedaliero di Castrovillari, 6 p.l. Presidio ospedaliero di Rossano-Corigliano, 4 p.l. Presidio ospedaliero di Paola-Cetraro; Asp di Crotone 3 p.l. Presidio oOspedaliero di Crotone; Asp di Reggio Calabria 14 p.l. di cui 8 p.l. Presidio ospedaliero di Locri, 6 p.l. Presidio ospedaliero di Polistena; Asp di Vibo Valentia 6 p.l. Presidio ospedaliero di Vibo Valentia). Relativamente ai posti letto di terapia semi-intensiva, sulla base delle indicazioni ministeriali, la rimodulazione dei posti letto di terapia semi-intensiva consente l’attivazione di 136 posti di terapia semi-intensiva secondo la seguente modulazione: Azienda ospedaliera Cosenza 28 p.l.; Azienda ospedaliera di Catanzaro 15 p.l.; Azienda ospedaliera di Reggio Calabria 27 p.l.; Azienda ospedaliera universitaria Magna Graecia 11 p.l.; Asp di Crotone 8 p.l.; Asp di Vibo Valentia 3 p.l.; Asp di Catanzaro 8 p.l. presidio ospedaliero Lamezia Terme; Asp di Cosenza 26 p.l. di cui 8 p.l. Presidio ospedaliero di Castrovillari, 10 p.l. Presidio ospedaliero di Rossano-Corigliano, 8 p.l. Presidio ospedaliero di Paola-Cetraro; Asp di Reggio Calabria 10 p.l. di cui 6 p.l. Presidio di Polistena e 4 p.l. Presidio ospedaliero Locri. Il Piano dispone che «in fase di prima applicazione, entro 30 giorni dalla data di adozione del presente provvedimento, il competente Settore del Dipartimento Tutela della Salute della Regione provvederà ad aggiornare la situazione esistente. Successivamente, con cadenza almeno annuale (nella fase interpandemica), per il tramite delle aziende sanitarie e ospedaliere, viene realizzato il censimento delle strutture disponibili, con particolare riferimento al numero dei posti letto nei reparti di malattie infettive e di terapia intensiva». (c. a.)

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