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I rapporti tra Pittelli e il colonnello Naselli: la richiesta di informazioni e l’affare Copanello

La testimonianza del capitano Contini. Il residence «da 30-40 milioni di euro» e il tentativo di tirare dentro un imprenditore

Pubblicato il: 04/03/2022 – 6:52
di Alessia Truzzolillo
I rapporti tra Pittelli e il colonnello Naselli: la richiesta di informazioni e l’affare Copanello

LAMEZIA TERME Giorgio Naselli è un tenente colonnello dei carabinieri che dal 2006 al 2017 è stato in forze al comando provinciale di Catanzaro: dal 2006 al 2014 ha rivestito la funzione di comandante del Reparto operativo e dal 2014 al 2017 quella di capoufficio personale della Legione Carabinieri Calabria.
Oggi, in seno al procedimento “Rinascita-Scott”, è accusato di tre ipotesi di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e di abuso d’ufficio. Nel corso del maxi processo è stato ascoltato dai pm della Dda di Catanzaro il capitano Maurizio Contini che ha preso parte, con il Raggruppamento operativo speciale di Roma, alla maxi-indagine che vede oggi imputate, nel processo con rito ordinario, oltre 300 persone. Contini, tra le altre cose, ha parlato dei rapporti, tra il colonnello Naselli e l’avvocato, ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. L’argomento è introdotto dal pm Annamaria Frustaci che chiede «di identificare soggetti che gravitavano nel circuito relazionale di Giancarlo Pittelli rispetto ai quali sarebbe stato possibile acquisire o ricevere informazioni riservate». Contini spiega che l’attenzione del Ros si è focalizzata sui rapporti tra Naselli e Pittelli nel febbraio 2018 in seguito a una serie di telefonate tra i due nelle quali emergeva un rapporto particolarmente confidenziale. Ad attirare l’attenzione dei militari sono stati inizialmente i vari «Giancarlo caro», «Giorgione», «Gioia mia», «Dimmi tutto, amore mio». Una corrispondenza d’amorosi sensi che va a parare, il 6 febbraio 2018, in una richiesta che Pittelli fa al colonnello, all’epoca in servizio quale comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo. L’avvocato chiede di sapere chi è il comandante della Stazione dei Carabinieri di Pioltello, Milano. Pittelli spiega che gli interessa perché «un mio amico carissimo, un fratello, ha fatto una denuncia per una truffa…».

Indagini su un assegno da 400mila euro

In sostanza, spiega il capitano Contini, «Pittelli sosteneva che questo suo amico era vittima, era stato vittima di una truffa e chiedeva sostanzialmente di conoscere lo stato delle indagini dei Carabinieri per poter lui assumere delle decisioni in ordine alla tutela di questo suo amico». L’amico, o meglio, il cliente in questione è l’imprenditore edile Giuseppe Mazzei, originario di Caraffa ma residente a Pioltello. Al centro della richiesta avanzata da Pittelli c’è un procedimento penale riguardante un assegno da 400mila euro versato a Mazzei da un altro soggetto. Probabilmente «l’assegno era tornato indietro per assenza di fondi, probabilmente Mazzei l’aveva a sua volta negoziato o posto all’incasso, per cui era stato sentito a sommarie informazioni come si fa di solito per andare a ritroso sulla catena di cessione del titolo», spiega Contini. Pittelli voleva sapere se su questa vicenda c’era stato un prosieguo investigativo. «Se non c’è nessuna attività investigativa noi andremmo a presentare una denuncia più specifica, perché non è soltanto l’assegno in sé, ma c’è una cosa più grossa sotto», dice Pittelli a Naselli. Naselli si informa da un proprio pari grado, il comandante del Gruppo dei carabinieri di Monza, dal quale dipendeva la tenenza di Pioltello. Questi ha fornito al collega le informazioni che chiedeva. Appena Naselli riceve notizie, il 25 febbraio 2018, telefona a Pittelli: «L’autorità giudiziaria è stata informata, sono ancora in attesa di delega, e mi diceva che si tratta di un giro di assegni, un certo Cattaneo – questo dice Giorgio Naselli testualmente – che prende e ha contraffatto questo assegno». Ma il colonnello offre all’avvocato ulteriori informazioni su queste indagini in corso. Gli dice che «l’indagine è a Legnano» è che Legnano ha interessato in subdelega i carabinieri di Pioltello per sentire Mazzei. Non solo. Naselli informa l’amico avvocato che «pare che sto assegno era in bianco e poi girato, così è stato girato e contraffatto poi dopo». «Addirittura contraffatto, mah», commenta Pittelli.

L’affare Copanello: «Si tratta di trenta, quaranta milioni di euro»

«Si tratta di trenta, quaranta milioni di euro, non sto scherzando, stiamo parlando di cose molto serie». L’argomento trattato da Giancarlo Pittelli e Giorgio Naselli il 3 ottobre 2018 riguarda un investimento per creare un residence a Copanello. Pittelli, durante l’incontro con Naselli tira fuori un nome, quello dell’imprenditore Antonio Oliveri, originario di Villa San Giovanni e residente in provincia di Teramo dove ha i suoi principali interessi imprenditoriali. L’avvocato, il 28 luglio 2018, aveva già «interloquito con Oliveri proprio per proporgli l’ingresso nell’affare di Copanello», spiega Contini.
Oliveri non è imputato nel processo Rinascita-Scott. Per quanto riguarda la sua persona il Ros ha effettuato alcuni controlli sulla banca dati delle forze di polizia dove l’imprenditore «risultava segnalato per diversi reati». L’imprenditore aveva avuto diversi “grattacapi” con la giustizia. Pittelli dice a Naselli che Oliveri «ti adora, siete molto amici». A quel punto fa una prima richiesta: «Detto a te, va girando avvocati, avvocati, ne nomina penso che duecento, eccetera, eccetera. Mi piacerebbe che lui facesse riferimento a me». Una richiesta che viene interpretata dagli investigatori nel senso di intercedere affinché Pittelli assuma il mandato difensivo di Oliveri. «Questo me la vedo io», risponde Naselli. «In più – aggiunge Pittelli – io vorrei tirarmelo dentro in una cosa importantissima». L’avvocato premette: «Lui economicamente è molto forte» e il colonnello gli dà ragione: «Lui è micidiale». «Aspetta, Giò, è una cosa che possiamo lavorare io, tu e lui soli», dice Pittelli. L’investigatore specifica che chi appartiene all’Arma, a meno che non si congedi, non può fare un altro lavoro, può essere titolare di quote di una società, percepirne il reddito, ma non può avere incarichi.
«Comunque – prosegue Contini – Giorgio Naselli capisce la riservatezza, perché appena Giancarlo Pittelli gli dice: “È una cosa che possiamo lavorare io, tu e lui soli”, dice: “Non deve sapere niente nessuno”. Giancarlo Pittelli gli dice subito dopo: “Si tratta di trenta, quaranta milioni di euro, non sto scherzando, stiamo parlando di cose molto serie”, e poi entra nel dettaglio e gli dice: “Si tratta di questo, Giorgio, io ho a Copanello”. Giorgio Naselli lo interrompe e dice: “Che stai facendo il residenziale”, quindi Naselli evidentemente già sapeva qualcosa». Pittelli centra il cuore del problema quando dice: «Io ho bisogno di recuperare quello che ho speso e di fare questa cosa che sta diventando enormemente più grossa di me. […] Con qualcuno che abbia le palle come Antonio, di Antonio mi fido, di altri imprenditori non mi fido».

Il progetto: «Tu sei con me»

«Voglio costruire e rivalutare», dice Pittelli. Poi propone a Naselli: «Tu non devi dire che hai interesse, tu sei con me, neanche lui (intendendo Oliveri, ndr) deve saperlo, tu sei in quota con me». Gli investigatori del Ros, spiega Contini, percepiscono da questa conversazione che Naselli «potesse essere un socio riservato o quanto meno guadagnare dalla realizzazione di questo progetto perché… socio finanziatore non poteva essere o quanto meno non emerge, perché in tutte le conversazioni che trattano della questione di Copanello parliamo di cifre molto alte, però “Tu sei con me, neanche lui deve saperlo, tu sei in quota con me”, noi intendiamo come se fosse un socio riservato». Naselli a questa proposta non nega, si limita a dire ciò che avrebbe detto a Oliveri: «Ho parlato con Giancarlo ci dobbiamo vedere laggiù». «Se facciamo questa operazione me ne vado in pensione», afferma Pittelli.Naselli dice: «Adesso chiamo io, ti chiamo io e ti faccio sapere questa cosa, ora Antonio so io come acchiapparlo». Il colonnello, per vantare il proprio rapporto con Antonio Oliveri racconta la vicenda di sua cognata, la sorella della moglie, che era stata licenziata a Palermo. Naselli dice di avere chiamato Oliveri per sistemare la donna. «L’ha presa a lavorare con lui, l’ha messa alla cassa. […] Mi ha inventato un posto e l’ha messa alla cassa».

Il lavoro per il figlio di Naselli

Al termine dell’incontro Naselli parla a Pittelli di un possibile impiego per il proprio figlio che vorrebbe andare a lavorare a Milano. Pittelli si impegna a cercare una soluzione. In seguito, telefonicamente, chiederà una sorta di curriculum vitae del ragazzo. Il colonnello spiega che ha fatto la Ragioneria che parla un poco di inglese e un poco di Francese e che invierà tutti i dati tramite mail. Alla fine la soluzione sembra essere stata trovata: un posto come autista per l’amministratore delegato di una società. A questo punto, però, racconta Contini, «Giorgio Naselli dice che il figlio era spaventato da questo incarico, inizialmente che era spaventato da questo incarico perché preferiva una sistemazione in ufficio».Nelle more i due parlano anche del caso Copanello e di Oliveri. «Com’è lui?», chiede Pittelli. «Giorgio Naselli – spiega Contini – commenta dicendo che è una sfinge, non lascia trasparire nulla, comunque una persona gentile, affidabile e dice di avergli già accennato della questione immobiliare e di questa lottizzazione su Copanello e dei vantaggi che questa può portare, perché c’è la possibilità di vendere». Il pm Annamaria Frustaci chiede se il Ros abbia acquisito documentazione «in ordine a eventuali interdittive antimafia che interessavano Antonio Oliveri». Un argomento che sarà trattato dai colleghi del capitano Contini nelle prossime udienze del maxi processo. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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