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Il chirurgo Gino Promenzio dona un futuro ad una bambina somala

Svolto un intervento di crescita guidata dell’arto tramite sistema Racoon: il medico calabrese continua a salvare vite

Pubblicato il: 04/03/2022 – 18:44
Il chirurgo Gino Promenzio dona un futuro ad una bambina somala

VACCARIZZO ALBANESE Si sente spesso parlare di mala sanità, ma nella nostra Regione ci sono anche eccellenze che lavorano duramente per salvare la vita dei pazienti. Specialmente dei bambini.
La storia che vi raccontiamo tocca due continenti: l’Africa, esattamente la Somalia, da cui proviene una donna con cinque bambini. E l’Europa, precisamente una piccola comunità arbereshe in provincia di Cosenza, Vaccarizzo Albanese, poco più di mille abitanti e i valori dell’accoglienza dentro la propria cultura e tradizione. Qui l’equipe del progetto di accoglienza Sai lavora duramente, ogni giorno, per l’integrazione dei profughi e dei migranti che arrivano.
Infine, un medico di Corigliano Rossano, che opera in tutto il mondo: il suo nome è Luigi Promenzio, specializzato in Ortopedia e Traumatologia e che si occupa di chirurgia del piede del bambino e dell’adulto ed anche di ortopedia dell’infanzia.
Promenzio è una di quelle persone che dà lustro alla nostra regione, che si adopera per migliorare la vita dei pazienti, che crede nella sua professione e lotta ogni giorno per migliorare ed assistere la popolazione calabra, che non ama i riflettori e lavora alacremente nel silenzio: basta leggere il suo curriculum per capire la sua bravura e professionalità. Tra le tante operazioni, anche la sostituzione dell’articolazione per una bambina in provincia di Catanzaro. La fanciulla aveva il Morbo di Still ed il dottor Promenzio con un’operazione che rappresenta un’unicità a livello mondiale, gli ha restituito vita e speranze.
Il medico chirurgo ha restituito vita e speranza anche ad una bambina somala, arrivata in Italia insieme ai suoi quattro fratelli ed alla sua mamma. Il presidente dell’associazione “Don Vincenzo Matrangolo”, Giovanni Manoccio, circa un anno fa in accordo con la Comunità di Sant’Egidio (dove la famiglia africana aveva ricevuto la prima accoglienza) portava i cinque bambini e la donna nel progetto di accoglienza S.A.I. di Vaccarizzo Albanese. Qui lavora un’equipe giovane e dinamica, che dei valori dell’accoglienza e della solidarietà ha fatto uno stile di vita: gli operatori hanno immediatamente provveduto all’integrazione del nucleo familiare, scorgendo subito i severi problemi di salute della terza genita.
Giovanni Manoccio, già sindaco di Acquaformosa ed ex delegato della Regione sulle politiche delle migrazioni e dell’accoglienza, è un altro volto di cui la Calabria può essere orgogliosa racconta: «Nel gennaio 2021 sono stato contattato dalla “Comunità di Sant’Egidio” in qualità di presidente della Associazione “Don Vincenzo Matrangolo”, con la richiesta di accoglienza di un nucleo familiare Somalo, composto da una mamma con 5 figli di cui una con gravi problemi di salute. Ho immediatamente sollecitato il SAI nazionale attraverso Servizio Centrale dando la disponibilità all’accoglienza presso uno dei nostri progetti. La famiglia era arrivata in Italia attraverso i corridoi umanitari gestiti dalla Comunità di Sant’Egidio ed aveva avuto un periodo di accoglienza in un consorzio di cooperative sociali operanti nel Lazio. Decidemmo di ospitarli nel nostro progetto di Vaccarizzo Albanese – spiega ancora Manoccio – dove con grande professionalità gli operatori della associazione hanno gestito la loro permanenza con ottimi risultati intraprendendo un percorso di inclusione sociale e scolastico, e convincendo la famiglia a sottoporre la loro bambina ad un delicato intervento di ortopedia. Oggi, finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo perché l’intervento è riuscito, la bambina è stata dimessa e potrà riacquistare la propria autonomia. Questa è una storia di buona accoglienza e di ottima sanità è si svolge interamente in due regioni meridionali dove spesso si parla di diritti negati».
«R. – aggiunge la coordinatrice del progetto, Annalisa Ferrato – aveva una situazione clinica complicata e così ci siamo rivolti al dottor Promenzio, perché sapevamo che era una situazione complessa e per questo volevamo affidarci al migliore dei medici: impossibile non pensare a Luigi Promenzio che, immediatamente, ha compreso la problematica e si è messo a nostra completa disposizione».
L’iter delle visite e della fisioterapia porta all’operazione della piccola: l’intervento di crescita guidata dell’arto tramite sistema Racoon (epifisiodesi simmetrica) è stato svolto presso Villa d’Agri di Marsicovetere (Basilicata) due giorni fa dal dott. Promenzio. Un intervento lungo, difficile, complicato e soprattutto perfettamente riuscito. Il chirurgo ha donato speranze e vita ad una bambina sommersa dalle difficoltà fisiche. L’equipe del S.A.I. si è dedicata h24 ad aiutare il nucleo somalo: chi è partito verso il presidio ospedaliero in Basilicata e lì si è fermato per 72 ore, chi ha accompagnato con l’auto la paziente, chi è rimasto a Vaccarizzo Albanese con i quattro fratellini della bambina operata, cercando di mitigare la preoccupazione dei piccoli per la sorellina finita sotto i ferri. Una catena di solidarietà perfettamente riuscita.
«In una terra, la Calabria, che balza agli onori della cronaca per fatti negativi – conclude Manoccio – oggi possiamo raccontare di una storia positiva che ha come protagonista un uomo con il camice che dona futuro a chi futuro non avrebbe, Luigi Promenzio».

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