COSENZA Il piano di rientro a cui è sottoposta la sanità calabrese dal 2009 ha portato a un commissariamento ultradecennale definito dalla Corte Costituzionale «un unicum nel panorama nazionale». Diretta conseguenza è stata la dismissione di 18 ospedali, con l’inevitabile «desertificazione della medicina territoriale» ed i Lea (Livelli essenziali di assistenza) sempre più lontani dalla soglia minima nazionale. Gli autori del libro “Dalla malasanità alla sanità, un progetto a misura di Calabria” , Mario Bozzo, Domenico Gimigliano e Piero Piersante, partendo da una scrupolosa analisi sulla provincia di Cosenza, propongono un nuovo modello di sanità in Calabria, coerente con la Missione 6 del Pnrr e dedicato alla riutilizzazione delle strutture ospedaliere dismesse. La proposta è stata presentata nel corso di un incontro promosso dall’Associazione Giuseppe Dossetti nella sala convegni dell’Ordine Provinciale dei Medici di Cosenza.
«Si riparte dai bisogni dei cittadini e solo così riusciremo a capire quali strutture siano davvero necessarie», afferma – ai nostri microfoni – il dottore Mario Bozzo. «Le faccio un esempio, prenda il caso degli anziani: sono senza punti di riferimento, vengono spostati come sacchi di patate dal medico di famiglia alle strutture specializzate fino agli ospedali. Vagano senza meta e senza ricevere la giusta assistenza». Secondo Bozzo: «Il medico di famiglia da solo non può farcela, necessità di strutture sul territorio in grado di coadiuvarlo». «Dobbiamo combattere gli sprechi e le duplicazioni inutili – aggiunge – abbiamo una qualità scadente di assistenza sanitaria ma paghiamo i ticket più alti». La soluzione è una: «Potenziamo la medicina del territorio e affronteremo la maggior parte dei problemi operando anche un sostanzioso risparmio. Le risorse si trovano, le strutture ci sono e i fondi vanno destinati al personale». Sul punto, Bozzo aggiunge: «All’ospedale di Cosenza mancano 200 medici e 200 infermieri. E’ un disastro».
All’evento presenti anche i consiglieri regionali, Amalia Bruni e Ferdinando Laghi. «Il rischio della sanità di prossimità e territoriale, stante l’organizzazione attuale del Pnrr, è di rifare una serie di strutture senza che vengano occupate da medici e infermieri», dice la Bruni che aggiunge: «Ci auguriamo che il governo si impegni a garantire risorse umane, quelle che in Calabria mancano da tempo. Non possiamo accettare le ambulanze senza medico a bordo». Dello stesso avviso anche Laghi: «bisogna assumere, assumere, assumere. E’ impensabile altrimenti fornire la giusta assistenza in una regione dove la sanità non fa rima con salute». «Ho presentato una proposta di legge per ripartire da ambiti territoriali ridotti – conclude Laghi – questa modifica si rende necessaria dopo il fallimento dell’accorpamento del 2007 delle Asp. Una scelta che ha allontanato la sanità dai cittadini». Ed infine, le assunzioni devono necessariamente essere «a tempo indeterminato».
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