ROMA La Calabria è tra le regioni in cui ci sono più beni immobili confiscati ai clan gestiti da associazioni. In particolare si colloca al secondo posto in assoluto con 148 soggetti gestori di immobili sottratti alle cosche e consegnate dagli enti locali calabresi ad associazioni per lo più che operano nel Terzo settore. Sopra la Calabria solo la Sicilia con 267 soggetti, mentre seguono la Lombardia con 141, la Campania 138. È quanto emerge dal dossier di Libera che nella ricerca “Fattiperbene” racconta le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati.
E in questo report emerge anche come nel triennio 2019-2021 la Calabria si classifichi al secondo posto per nuovi procedimenti di sequestri e confische: 218. Ed il distretto giudiziario di Reggio Calabria risulta tra gli uffici procedenti a detenere il record nazionale: 166. Seguito da Napoli (164) e Palermo (152).
Secondo il rapporto, complessivamente sono 947 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni su 20, in più di 350 comuni. Più della metà delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (505) mentre le cooperative sociali sono 193 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 16 consorzi di cooperative). Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 15 associazioni sportive dilettantistiche, 33 enti pubblici (tra cui aziende sanitarie, enti parco e consorzi di Comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario dati in gestione a soggetti del terzo settore), 40 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni, 58 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 26 fondazioni private e di comunità, 16 gruppi dello scautismo e infine 27 istituti scolastici di diverso ordine e grado.
Nel 2016 anno della prima mappatura di Libera erano 524 soggetti del terzo settore che gestiscono beni, sono diventati 947 nel 2022 con un incremento del +81%. Incrementi maggiori si sono registrati in Puglia +108% e Lazio +82%. Da registrare la Sardegna che è passata da 1 soggetto gestore del 2016 agli 8 di quest’anno.
Complessivamente secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata al 25 febbraio 2022 sono 19.002 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia e sono invece in totale 22.238 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sono invece 1.649 le aziende destinate mentre sono 3.449 quelle ancora in gestione.
Nel periodo Covid sono aumentati i sequestri e le confische: secondo i dati del Ministero dell’Interno dell’agosto 2021, stati 8.785 i sequestri (valore 1.905 milioni di euro) nel periodo agosto 2020-luglio 2021 +49% rispetto anno precedente (agosto 2019-luglio 2020) mentre le confische sono state 4.246 (valore 1.731 milioni di euro) con +136% rispetto anno precedente. Inoltre, secondo la Relazione Ministero della Giustizia al 30 giugno 2021, i procedimenti relativi alle misure di prevenzione patrimoniali, inseriti in Banca dati centrale (Bdc) sin dal 1997, risultano essere 10.500, con un incremento di 498 unità rispetto ai 10.002 rilevati al 30 giugno 2020.
I dati evidenziano la prevalenza di procedimenti iscritti da uffici appartenenti all’area meridionale cui – negli anni 2019/2021 – appare riconducibile il 44% dei 1.194 procedimenti rilevati a livello nazionale. Tale percentuale sale al 66%, ove si tenga conto anche dell’area insulare, cui contribuisce in materia determinante la Sicilia e, in particolare, il distretto di Palermo. Si noti, peraltro, come nell’ultimo triennio l’incidenza dell’area settentrionale sia decisamente aumentata, toccando il 25% (quando il dato storico dell’intera Bdc si ferma al 16%), e superando la percentuale dell’area delle Isole (al 21,6% nell’ultimo triennio).
Scendendo più nel dettaglio in merito alla distribuzione geografica degli uffici procedenti, Libera segnala come nel triennio 2019-2021 siano stati iscritti 246 nuovi procedimenti in Sicilia, 218 in Calabria, 184 in Campania. Rilevanti anche le iscrizioni in Lombardia (115), in Puglia (86) ed in Piemonte (74).
I distretti giudiziari di Reggio Calabria (166), Napoli (164) e Palermo (152) risultano quelli con il numero maggiore di nuovi procedimenti iscritti nel triennio. Nell’area centro nord, invece, il maggior numero di iscrizioni si registra per i distretti di Milano (91), Torino (74), Bologna (55) e Roma (49).
Gli importanti risultati raggiunti in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale – fa notare Libera – richiamano sempre più l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che richiedono uno scatto in più da parte di tutti. Per queste ragioni, l’associazione guidata da don Ciotti chiede con urgenza e rilancia alcune proposte: prevedere l’attuazione della riforma del Codice Antimafia del 2017 nelle sue positive innovazioni; rendere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati uno strumento di crescita e sviluppo economico per le comunità territoriali; aumentare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni, attraverso la piena e completa accessibilità alle informazioni riguardanti i beni confiscati, affinché sia da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine; utilizzare una quota del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali sequestrati e confiscati a mafiosi e corrotti per sostenere il percorso di destinazione e di assegnazione dei beni confiscati e promuovere forme di imprenditorialità giovanile, di economia sociale e mutualismo; evitare che tanti beni immobili possano rimanere “accantonati”, in attesa delle verifiche dei crediti in buona fede, e successivamente destinati alla vendita; tutelare il lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate, sostenendo la rinascita di queste esperienze e la loro continuità produttiva, anche attraverso la costituzione di cooperative promosse dagli stessi lavoratori. (rds)
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