KIEV Alla tredicesima giornata di guerra in Ucraina arriva la prima tregua. Seppur parziale e legata all’evacuazione dei civili. Ma poi interrotta, denunciano gli ucraini, dai bombardamenti sui corridoi umanitari concordati. La tregua era scattata alle 9, ora locale (le 8 italiane), per permettere l’evacuazione di civili da Kiev, Kharkiv, Mariupol, Chernihiv e Sumy secondo l’accordo siglato ieri a conclusione del terzo incontro negoziale tra la delegazione ucraina e quella Russa dopo il flop dei corridoi umanitari che non hanno avuto alcun esito. Poi l’evacuazione è stata interrotta appunto per la ripresa delle ostilità.
Si continua a combattere in Ucraina nonostante l’apertura di alcuni corridoi umanitari. Il ministero degli Esteri ucraino denuncia che i russi hanno violato il cessate il fuoco tra Zaporizhzhia, dove c’è la centrale nucleare maggiore d’Europa, e Mariupol, sul Mar d’Azov, bombardando i civili in fuga. Ci sarebbero almeno 300mila persone in “ostaggio” a Mariupol, dove ieri un bambino sarebbe morto di disidratazione. Non ci sono al momento notizie di interferenze dalle evacuazioni nella regione di Kiev e a Sumy, a Est, dove però all’alba si è consumata una nuova carneficina. Sotto il fuoco russo sono rimaste uccise almeno 21 persone, di cui due bambini. Evacuazioni dovrebbero essere in atto anche da Chernihiv e Kharkiv, città in ginocchio e semi distrutte. Da quest’ultima però il sindaco denuncia: «Siamo vittime di un genocidio, qui non c’è nessun corridoio umanitario».
Ed anche a Sumy l’evacuazione dei civili attraverso uno dei corridoi umanitari – il “corridoio verde” – sarebbe stata interrotta «a causa dei bombardamenti dei carri armati nemici». A comunicarlo una nota dell’agenzia ucraina Unian, citando un suo corrispondente nella zona. Sempre secondo la notizia rilanciata dall’agenzia, tutte le auto in uscita vengono rimandate indietro così come e le persone che tentavano di lasciare la città a piedi.
Prime aperture dell’Ucraina anche su temi “delicati” sollecitati da Mosca per avviare trattative di pace. Su Crimea e Donbass con la Russia «possiamo discutere e trovare un compromesso, su come continuare a vivere», ma l’Ucraina non accetterà un ultimatum dal Cremlino, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una intervista a Abc. «Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno», ha detto Zelensky, rispondendo a una domanda sulla richiesta russa di riconoscere la Crimea come russa e il Donbass indipendente, «possiamo discutere e trovare un compromesso». «Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori», ha detto, citando «garanzie di sicurezza».
«È questione più complicata di riconoscere e basta, questo è un altro ultimatum e non siamo pronti per un ultimatum», ha affermato il leader ucraino, «la cosa importante è che Putin cominci a dialogare».
Il Regno Unito si impegna a ridurre a zero le sue forniture energetiche di gas e petrolio dalla Russia già entro la fine del 2022. Lo ha annunciato oggi il governo di Boris Johnson. L’isola, a differenza di diversi Paesi dell’Europa continentale, importa da Mosca un quantitativo residuale di queste materie prime rispetto al suo fabbisogno complessivo.
Ed a strettissimo giro anche dagli Usa arriva la stessa decisione. Joe Biden parlando dalla Casa Bianca, ha annunciato che vieteranno l’import di petrolio e gas russi. Una conferma alle indiscrezioni dei media.
Una indiscrezione rilanciata dall’agenzia Bloomberg che, citando alcune fonti, ha comunicato che il presidente statunitense si appresterebbe a vietare le importazioni di petrolio russo senza la partecipazione degli alleati europei già oggi. Secondo le quali fonti il divieto include anche il gas naturale liquefatto e il carbone
Si moltiplicano gli sforzi diplomatici, con il tentativo di Parigi di coinvolgere la Cina nelle pressioni su Mosca. Primo colloquio, via video, del presidente cinese Xi Jinping coi leader occidentali.
Al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz, Xi ha chiesto la «massima moderazione» per evitare che le tensioni sfuggano al controllo.
La Cina «deplora profondamente» questa guerra e ha indicato che «tutti gli sforzi per la soluzione pacifica dovrebbero essere supportati», bocciando sanzioni «che avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale».
«Noi siamo qui per salvare le persone». In un video finito sui social si vede Matteo Salvini replicare così al sindaco di Przemysl, in Polonia, Wojciech Bakun, che gli mostra una maglietta con il volto di Putin, ricordandogli la sua vicinanza con il leader russo, e invitandolo ad andare al confine per condannare il numero uno di Mosca. Salvini prova a spiegare al primo cittadino del paese di confine con l’Ucraina che la sua missione è per la pace, parlando sempre in inglese dice: «Sorry, we are here to help childrens…». «Non la ricevo», dice il sindaco allontanandosi, come mostra il video pubblicato dal consigliere comunale Paweł Zastrowski.
Poi a contestare il leader della Lega arriva un gruppetto di italiani, al grido di “buffone”, “pagliaccio”, “vergognati”, con qualcuno che gli ricorda «tu dicevi “mezzo Putin per due Mattarella”». Salvini si limita a un “buon lavoro” e lascia la piazza.
Dura presa di posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in videocollegamento con la Camera dei Comuni britannica: «La Nato non si è comportata come doveva nella sua risposta dopo l’attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e nel non imporre una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina. Finora – ha aggiunto – nel conflitto in Ucraina sono stati uccisi oltre 50 bambini.
«Noi non vogliamo perdere ciò che è nostro come un tempo voi non avete voluto» arrendervi di fronte «all’invasione nazista», ha detto ancora Zelensky a proposito dell’invasione russa.
L’Ucraina si chiede con una domanda «shakespeariana» se essere o non essere, «e la nostra risposta è sì», che vogliamo esistere, ha affermato ancora Zelensky. Il presidente ucraino descrive in tono drammatici l’invasione attuata dalla Russia, descritta come «uno Stato terrorista». Zelensky ha poi esaltato «l’eroismo» della sua gente e ha ribadito che il suo Paese intende resistere e combattere fino alla fine, anche «nelle foreste» se sarà necessario. Le sue parole sono state salutate da un lunghissimo applauso finale.
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