CORIGLIANO ROSSANO Non sarà affatto storico come compromesso, ma può essere la via che conduce alla redenzione. Un passo indietro e non se ne parli più, amici come prima. La via proverà a imboccarla il Partito democratico, attraverso il sub commissario provinciale Aldo Zagarese che proverà a far “riflettere” Flavio Stasi.
Per la presidenza della Provincia di Cosenza si stanno muovendo le truppe cammellate. E non per uno dei grandi problemi che gravano sui cittadini ma per logiche di postazioni. Ed allora, quando c’è da piazzare la bandierina si riga tutti compatti (e Stasi sembra essere dotato di “talento” innato quando c’è da ricompattare ambienti contro di lui, come avvenuto sulla questione 106).
Ecco perché oggi il “nemico” del Pd sembra essere il sindaco di Corigliano Rossano che sta provando a portare avanti la sua “rivoluzione”, ma con effetti donchisciottiani. Dopo mesi di dialogo col Pd e Francesco Boccia è stato scaricato all’ultima curva dal partito che punterà alla presidenza con Ferdinando Nociti, designato della prima ora e attuale facente funzioni.
Uno a zero per il Pd, al quale il primo cittadino jonico è per buona parte inviso. Per il suo passato da movimentista antisistema, per il tentativo, secondo i suoi accusatori, di scalata al circolo cittadino ma soprattutto per quella candidatura “di rottura”.
Non mancano, quindi, non sono mancati e non mancheranno gli attacchi, i paragoni con i tentativi di «opa ostile» e le accuse di una ipotetica débâcle alle elezioni “presidenziali”. Stasi, che cerca il pareggio con la candidatura ed una difficile vittoria, e Nociti andranno a pescare nello stesso bacino, presumibilmente facendo il gioco del centrodestra. Per questi motivi Aldo Zagarese, sub commissario e oppositore in consiglio comunale, probabilmente gli chiederà di ragionare sull’opportunità di una candidatura che potrebbe spaccare l’elettorato e consegnare la vittoria agli avversari. Chi conosce Stasi sa altrettanto bene, però, che a meno di clamorosissime sorprese non farà dietrofront, soprattutto dopo quello effettuato circa un anno fa, alle passate elezioni provinciali.
Anche per questi motivi la fase congressuale è stata sospesa. Il partito è presumibile che voglia vederci chiaro, capire fino in fondo se il primo cittadino jonico è un problema o potrebbe rappresentare una risorsa per il futuro.
Di certo, se le elezioni dovessero volgere al peggio con la vittoria del centrodestra, per il primo cittadino di Corigliano Rossano si potrebbe aprire una stagione difficilissima da gestire. In politica estera ed in quella interna.
Sicuramente gli verrebbero addebitate tutte le responsabilità della sconfitta, e non è detto che la sua candidatura «a tutti i costi», anche con gli scenari più rosei, possa essere perdonata così facilmente.
Non dovesse farcela, però, per il sindaco di Corigliano Rossano, che forse aveva immaginato un coinvolgimento dem nel governo cittadino per allungarsi la vita amministrativa e magari ipotecare una ricandidatura, si potrebbe spalancare l’ennesima crisi sul fronte interno, oggi flebilissimo e con appena un uomo in più. Equilibri delicatissimi che potrebbero scompensarsi sotto l’attacco del fuoco “amico” del Pd in città, in provincia e soprattutto in regione, dove i dem locali sembrano avere peso specifico pari a zero, già fuori da tutti i giochi, tant’è che nella direzione regionale non è stato chiamato nessun sibarita. Ambiti nei quali Stasi, peraltro, non sembrava attirare troppe simpatie già prima della sua candidatura.
A proposito di città, a molti all’interno del Pd non è piaciuto l’approccio del sindaco al partito. Prima gli incontri – più volte – direttamente con il responsabile degli enti locali, Francesco Boccia, poi “piazzando” una fedelissima stasiana, Mariolina Cacciola, quale candidata alla segreteria cittadina, attraverso – sono le accuse – il tentativo di scalata del partito con il “classico” escamotage del pacchetto di tessere. In effetti, lo stesso Stasi ha ammesso candidamente che senza un partito alle spalle, difficilmente si può continuare a far politica e plausibilmente per questo motivo erano iniziati gli “ammiccamenti”.
La sensazione, insomma, è che il sindaco di Corigliano Rossano si sia andato a infilare in un cul-de-sac, chissà, per ambizione o per spasmodica ricerca di “paracadute” post sindacatura. Alla fine del suo mandato mancano due anni e la città non ha ancora percepito l’azione di questo governo cittadino – tantomeno dopo il rimpasto – troppo gattopardesco, forse eccessivamente radical chic e scollato dalla realtà.
Flavio Stasi, dal canto suo, si difende dai primi attacchi ricevuti dal Pd accusandone una parte, a suo dire, affetta dalla “sindrome di Stoccolma”.
«Nella nostra classe dirigente – scrive in una nota – è stata da sempre diffusa una forma di sindrome di Stoccolma, per la quale i nostri rappresentanti (o presunti tali) sono stati sempre devoti a coloro che sistematicamente li hanno messi ai margini insieme ad interi comprensori. La decisione mia e di altri 300 amministratori convinti, di ogni territorio, di proporre autonomamente la candidatura alla presidenza della Provincia, superando numerosi “intralci” ed evidentemente senza il beneplacito delle oligarchie politiche solite a decidere sulla testa degli amministratori e dei territori, ha rotto questo schema. Si tratta – prosegue il sindaco di Corigliano Rossano – di una circostanza inedita che non poteva non scatenare l’odio, in primis, di tutti coloro che, per decenni, in tutti i territori, non hanno mai osato mettere in discussione tali decisioni unilaterali, accontentandosi magari di contentini individuali e facendosi sistematicamente dividere nelle città, nelle organizzazioni, nelle amministrazioni. Evidentemente in questo momento c’è un gruppo di amministratori che ha deciso di imboccare una strada diversa, proponendo semplicemente una discussione di metodo e merito politico sulla Provincia, a partire dal coinvolgimento e dal ruolo di coloro che dovrebbero essere protagonisti di questa tornata e delle scelte future, ovvero sindaci e consiglieri comunali. Si tratta anche, forse banalmente, dell’esigenza di riscatto di molti territori e di chi li rappresenta; del resto, se in Calabria la parola “riscatto” è ricorrente da 70 anni ci sarà una ragione».
Insomma, la politica bizantino-normanna, come spesso accaduto nella storia, non sembra attraversare un momento florido. L’aggravante nei rapporti tra il sindaco di Corigliano Rossano e i dem potrebbero essere quelle sottoscrizioni necessarie alla candidatura a presidente dell’ente intermedio, raccolte – come si mormora – con l’ausilio strategico del centrodestra? (l.latella@corrierecal.it)
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