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l’omicidio

Sul tetto di un’auto per prendere meglio la mira. Tutte le fasi della sparatoria a Lamezia

Formulato le accuse nei confronti di Paola e Monteleone. Una pistola gettata nel torrente Piazza, l’altra consegnata ai carabinieri

Pubblicato il: 09/03/2022 – 19:49
di Alessia Truzzolillo
Sul tetto di un’auto per prendere meglio la mira. Tutte le fasi della sparatoria a Lamezia

LAMEZIA TERME Prima un doppio tamponamento, davanti e dietro l’auto, poi l’accerchiamento con tre macchine e l’avanzata per aprire gli sportelli e arrivare a non si sa quale resa dei conti. Poi la fuga perché i due accerchiati erano armati e non hanno esitato a sparare. Anzi, uno di loro non ha esitato a salire sul tetto di un’auto per prendere meglio la mira dall’alto. Ma procediamo con ordine.
Claudio Paola, 36 anni, e Antonio Monteleone, 23 anni, sono accusati di omicidio, tentato omicidio e reati in materia di armi perché la sera del sette marzo scorso – giorno in cui si è innescata la sparatoria che ha ucciso Luigi Trovato e ferito il fratello Luciano e l’amico Pasquale D’Angela – portavano con sé una pistola calibro 9×21 (Paola) e una beretta calibro 6.35 (Monteleone). Claudio Paola, secondo l’accusa che gli contesta la Procura di Lamezia Terme, dopo la sparatoria avrebbe gettato la pistola nel torrente Piazza dal Ponte Terravecchia che si trova a pochi metri da piazza Borelli dove si sono consumati i delitti. Monteleone, invece, ha consegnato la sua beretta, con matricola punzonata, ai carabinieri nel momento in cui lui e Paola si sono consegnati alle forze dell’ordine.

Prima il tamponamento e poi la scoperta che gli altri avevano le armi

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, contenute nei capi di imputazione contestati, la sera del sette marzo scorso, Claudio Paola e Antonio Monteleone si trovavano a bordo della di una Alfa Romeo Mito guidata da Monteleone. Erano le 19 circa quando sono arrivati in piazza Borelli da Piazza della Repubblica, ove si trova il Tribunale. In quel momento una Range Rover di colore bianco, proveniente contromano dall’altro senso di marcia, li impattava sul lato anteriore sinistro della macchina. Nello stesso momento una Fiat 500 X rossa li tamponava sulla parte posteriore. Nel frattempo sul posto arrivava, sempre contromano, una Fiat 500 scura che stava seguendo la Range Rover dalla quale sono usciti due soggetti. Uno di loro viene identificato in Pasquale D’Angela. Anche dalla Fiat 500 X è uscita un’altra persona (insieme ad altre allo stato non identificate). Tutti si dirigevano verso l’Alfa Romeo Mito e andavano ad aprire lo sportello del guidatore dietro al quale stava Monteleone. Dal canto suo Claudio Paola era già uscito dall’auto da solo. Ed era armato.

Sul tetto di un’auto per prendere la mira

Nel momento in cui gli aprivano lo sportello, Antonio Monteleone ha cominciato a sparare due colpi verso D’Angela e Luigi Trovato e altri due colpi verso Luigi Trovato (che è stato colpito al volto) e Luciano Trovato che, vista la risposta armata, hanno subito tentato la fuga.
Nel frattempo Claudio Paola ha sparato otto colpi verso i fratelli Trovato, inseguendoli, fino a salire sul tetto di un’auto parcheggiata in piazza Borelli stendere il braccio e far esplodere altri colpi verso Luigi Trovato.
Questo raccontano le accuse che la Procura guidata da Salvatore Curcio ha formulato. Il fascicolo è nelle mani del pm Giuseppe Falcone.
Il resto è noto alle cronache: Paola e Monteleone si sono dati alla fuga dirigendosi verso il quartiere di Bella, dove sono residenti. Luigi Trovato è morto nel corso del trasporto in ospedale mentre Luciano Trovato, colpito al mento, alla base del collo, alla coscia destra inguine e coscia sinistra è stato trasportato all’ospedale di Catanzaro per essere operato d’urgenza. Meno gravi le condizioni di D’Angela che è stato raggiunto di striscio sul braccio destro. Verso le 21 Claudio Paola e Antonio Monteleone si sono presentati dai carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme coi borsoni già pronti. I militari, che stanno proseguendo con le indagini per capire se vi sono altre persone coinvolte e quali siano le cause degli attriti, hanno eseguito sugli indagati la prova dello stub e li hanno interrogati comparando le loro dichiarazioni con le immagini delle telecamere e le dichiarazioni dei presenti. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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