ROMA Diventano definitive 23 condanne nell’ambito del procedimento denominato “Borderland” nato dall’inchiesta della Dda di Catanzaro nei confronti di esponenti di vertice e sodali della cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, rigettando i ricorsi proposti, cristallizza le condanne comminate in appello, il 16 novembre 2020, nei confronti di Vincenzo Trapasso (11 anni e 10 mesi); Leonardo Trapasso (14 anni e 6 mesi); Tommaso Trapasso (15 anni e 4 mesi); Raffaele Bubbo (6 anni e 3000 euro di multa); Pier Paolo Caloiro (11 anni e 4 mesi ); Massimo Colosimo (8 anni); Alessandro Cosco (3 anni); Stefano Roberto Cosco (12 anni); Rosario Falsetti (11 anni e 4 mesi); Luigi Greco (8 anni); Giuseppe Graziano Macrì (2 anni); Eliseo Mercurio (5 anni, 4 mesi e 4000 euro di multa); Gianfranco Palaia (2 anni e 9 mesi); Giuseppe Palaia (2 anni e 9 mesi); Carmine Taverna (14 anni); Carmine Tropea (9 anni e 2 mesi); Francesco Tropea (7 anni e 4 mesi); Giuseppe Tropea (12 anni); Vincenzo Tropea (10 anni e 6 mesi); Antonio Viscomi (12 anni); Domenico Falcone (2 anni); Renzo Tropea (6 anni e 8 mesi); Salvatore Macrì (11 anni e 4 mesi).
La Suprema Corte ha inoltre ravvisato criticità, in merito ad alcune posizioni, riguardo alle condanne comminate dalla Corte d’Appello di Catanzaro il 16 novembre 2020 e ha annullato le sentenze, limitatamente alle condanne inflitte, nei confronti di Giovanni Trapasso (20 anni); Pasquale Talarico (14 anni) e Antonio Gallo (un anno e 4 mesi), con rinvio a una nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.
Per quanto riguarda Vincenzo Niutta, la sentenza impugnata è stata annullata limitatamente all’aggravante mafiosa e alla pena inflitta (12 anni), con rinvio per un nuovo giudizio a una nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.
L’operazione “Borderland” (terra di confine), condotta dalla Squadra mobile di Catanzaro e dallo Sco il 29 novembre 2016, portò all’arresto di 48 persone. Nel corso delle indagini sono emersi gli interessi dei clan, con solidi legami con le cosche reggine e vibonesi oltre che con quelle crotonesi, sulle attività economiche della zona, con riguardo particolare ai numerosi villaggi turistici, una fiorente attività di esercizio abusivo del credito e di usura e una capillare pressione estorsiva sugli imprenditori talvolta concretizzatesi nella apprensione dei beni delle vittime da parte della consorteria malavitosa. (ale. tru.)
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