KIEV Al sedicesimo giorno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la guerra registra una nuova escalation. Con attacchi sferrati dalla forze russe in varie città ucraine. La situazione più critica si registra a Mariupol. La città è completamente bloccata e circondata dalle forze russe e i furiosi combattimenti impediscono alla popolazione di abbandonare il centro. Ad annunciare l’assedio completo della città il ministero della Difesa di Mosca, citato dalla Tass, secondo cui «tutti i ponti sono stati distrutti e le strade minate dai nazionalisti». E secondo il municipio cittadino quasi 1.600 persone sono state uccise a Mariupol dall’inizio dell’invasione. «1.582 pacifici residenti di Mariupol – si legge sul profilo Telegram della città – sono stati uccisi dalle forze di occupazione russe in 12 giorni di blocco della città e bombardamenti spietati dei quartieri residenziali. Ogni occupante – si legge – brucerà all’inferno. Non dimenticheremo e non perdoneremo mai questo crimine contro l’umanità, contro l’Ucraina, contro Mariupol». Intanto un gruppo russo, composto da una decina di persone, ha rapito il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, «portandolo via con un sacchetto di plastica in testa». A riferirlo una fonte del Ministero degli affari interni ucraini sul canale Telegram. Fedorov – secondo quanto riporta l’agenzia ucraina Unian – si era rifiutato di collaborare con i russi, mantenendo la bandiera ucraina sul municipio della città occupata.
Resta intanto il dramma delle città assediate, a Mariupol il vicesindaco ha riferito che oltre 1.200 corpi sono stati rimossi dalle strade e si è iniziato a seppellirli nelle fosse comuni.
Nuove fosse comuni si scavano anche a Bucha, sobborgo a nordest di Kiev, da giorni colpito insieme al vicino Irpin da violenti attacchi, mentre le milizie filorusse del Donbass rivendicano di avere conquistato Volnovakha, cittadina strategica a nord di Mariupol.
Per la prima volta nuove città ucraine sono state coinvolte nel conflitto si tratta di Lutsk, nel nord-ovest dell’Ucraina, così come a Dnipro, una città sul fiume Dnepr situata nella parte centro orientale del Paese, dove è stato colpito anche un asilo e una persona è rimasta uccisa.
Preoccupa soprattutto l’attacco alla prima città visto che si trova a soli 100 km dal confine con la Polonia ed il rischio di “un incidente” con il Paese confinante così si eleva.
Ma missili e cannonate delle truppe di Putin anche contro Ivano-Frankovsk. Colpito inoltre dall’attacco russo l’istituto di ricerca nucleare a Kharkiv. E in questa città nella notte è stato colpito anche l’ospedale psichiatrico a Kharkiv. A comunicarlo il governatore della regione di Kharkiv, seconda città dell’Ucraina nell’est del Paese, citato dall’agenzia Reuters. Nell’ospedale c’erano 330 persone. Nessuna notizia di vittime.
La Bielorussia potrebbe attaccare l’Ucraina oggi alle 21 ora locale , le 20 in Italia. Dopo le anticipazioni della Ukrainska Pravda, ad annunciarlo ufficialmente è il Centro ucraino per le comunicazioni strategiche e la sicurezza delle informazioni. «Secondo i dati preliminari, le truppe bielorusse potrebbero essere coinvolte nell’invasione l’11 marzo alle 21». Secondo Kiev l’invasione sarebbe la risposta di Minsk al presunto raid aereo partito dall’Ucraina e che, secondo Kiev, sarebbe stato pianificato dalla Russia. Il ministero della Difesa bielorusso ha già smentito l’attacco con un comunicato ufficiale.
Sui negoziati in corso tra Ucraina e Russia «ci sono alcuni sviluppi positivi, come mi hanno riferito i nostri negoziatori». Lo ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin durante l’incontro con il suo omologo della Bielorussia Alexander Lukashenko, secondo quanto riporta l’agenzia Interfax.
Intanto, fa sapere il Cremlino, «nessuno esclude un incontro tra Putin e Zelensky, è concettualmente possibile, ma prima i negoziatori devono fare la loro parte», ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov, nel corso di un punto stampa. Peskov, ha riportato l’agenzia russa Interfax, ha escluso un incontro tra Putin e Zelenski «solo per il fatto di avere una conversazione». «Devono incontrarsi per ottenere risultati», ha detto.
«Le posizioni della Russia sono note, sono state formulate chiaramente e presentate ai negoziatori ucraini – ha insistito all’indomani dei colloqui in Turchia tra i ministri degli Esteri di Mosca e Kiev -. Attendiamo formulazioni reciproche».
Il Cremlino assicura intanto che non ci sono le condizioni per un default della Russia, «a meno che non siano create artificialmente e attribuite a noi». «Sono disponibili, e pronti a essere dispiegati, i necessari margini di sicurezza per i pagamenti di tutti i debiti esterni in rublo», ha affermato Peskov.
Le truppe russe stanno iniziando a riposizionarsi ed è «probabile» un attacco a Kiev nei prossimi giorni. Lo sostiene l’intelligence britannica, in un nuovo aggiornamento pubblicato dall’account Twitter del ministero della Difesa. Immagini satellitari mostrano che la colonna dei tank lunga 80 km è arrivata da nord a circa 15 dal centro della capitale, avanzando di 5 km nelle ultime 24 ore, dividendosi sul terreno e nei boschi, «disperdendo» le postazioni di artiglieria in posizione d’attacco.
Intanto, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, pubblica un videomessaggio sul proprio profilo Telegram sostenendo che «Abbiamo già raggiunto una svolta strategica. Siamo già sulla strada per la vittoria». Ma nello stesso tempo il presidente ucraino si dice deluso dal comportamento dell’Unione Europea. «Ieri c’è stato un incontro molto importante dei leader Ue. Sappiamo cosa hanno detto, chi è intervenuto, chi ci ha sostenuto, chi è stato in silenzio e chi ha cercato di rendere la formulazione insufficiente per l’Ucraina: abbiamo bisogno di più forza. Non è quello che ci aspettiamo», ha detto commentando – riporta l’agenzia Unian – il Vertice Ue a Versailles. «Le decisioni dei politici devono coincidere con l’umore dei loro popoli tra i quali c’è molto sostegno: almeno il 60% degli europei è a favore. L’Ue deve fare di più per noi. Ce lo aspettiamo», ha aggiunto.
Oltre 16.000 “volontari” da vari Paesi del Medio Oriente hanno espresso la volontà di essere arruolati per combattere nel Donbass con le autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk: lo ha dichiarato il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu.
La Cina si dice «profondamente preoccupata per la situazione in Ucraina e spera che la pace possa tornare il prima possibile». Parlando dopo la sessione annuale del Parlamento, il premier Li Keqiang afferma che «la Cina segue una politica diplomatica pacifica indipendente. È importante sostenere Ucraina e Russia perché superino le differenze. Lavoreremo con la comunità internazionale per evitare l’ulteriore escalation e che la situazione vada del tutto fuori controllo. Sosteniamo una normale cooperazione con tutte le parti sulla base del rispetto reciproco e di relazioni vantaggiose per tutti».
Sul fronte economico, l’Occidente punta ad isolare sempre di più la Russia, con gli Usa capofila, che vogliono togliere tutti i privilegi commerciali a Mosca. L’annuncio della revoca arriverà insieme al G7 e ai leader dell’Ue. E consentirà agli Usa di imporre dazi più alti rispetto agli altri membri Wto. Via libera del Senato americano, intanto, allo stanziamento di 13,6 miliardi di dollari per l’Ucraina. E sono pronti a nuove sanzioni anche i leader europei riuniti a Versailles: hanno chiesto alla Russia di fermare le operazioni militari, garantire gli accessi umanitari e la sicurezza delle centrali nucleari.
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