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Bancarotta SOA Sorgat. L’imprenditore Tiriolo condannato a cinque anni

Le indagini dei finanzieri avevano messo in luce un giro di fatture false e un conto corrente a San Marino. Prescritti i reati tributari

Pubblicato il: 13/03/2022 – 17:04
Bancarotta SOA Sorgat. L’imprenditore Tiriolo condannato a cinque anni

CATANZARO Il Tribunale di Catanzaro, presidente Antonella De Simone e giudici a latere Luca Bonifacio e Fabiana Giacchetti, ha condannato a 5 anni di reclusione l’imprenditore catanzarese Alberto Tiriolo, accusato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale in esito al fallimento della Soa Sorgat srl, società autorizzata al rilascio alle imprese, previa verifica dei requisiti, dell’attestazione Soa, vale a dire la certificazione obbligatoria per la partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di appalti pubblici di lavori.
A Tiriolo, difeso dagli avvocati Saverio Loiero e Andrea Gatto, sono state anche applicate le pene accessorie della inabilitazione all’esercizio dell’attività di impresa e di uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata della pena, nonché dell’interdizione legale per la durata della pena e dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre alla condanna al risarcimento del danno nei confronti della curatela fallimentare. Il pubblico ministero, Domenico Assumma, aveva chiesto la condanna ad anni 6.
Nel processo si sono costituiti parte civile le società Fra.Ro. e Scudo investimenti, quest’ultima rappresentata dall’avvocato Domenico Grisolia, e la curatela del fallimento SOA Sorgat, con il curatore, Gennaro Brescia, rappresentato dall’avvocato Francesco Iacopino.
Prescritti, invece, i reati tributari pure contestati a Tiriolo, assolto solo per una condotta distrattiva di 46mila euro (corrispondente ai beni non rinvenuti in sede di inventario), rispetto all’importo complessivo della distrazione contestata, pari a 5 milioni e 800 mila euro.
Si è trattato di un dibattimento lungo e complesso, originato dal fallimento della società e dalle conseguenti indagini del curatore e della Guardia di Finanza che, oltre a configurare – appunto – una distrazione superiore ai cinque milioni di euro, ha portato in emersione un giro di false fatturazioni per “coprire” i rilevanti ammanchi e un conto corrente a San Marino, non inserito nella contabilità, pur avendo movimentato rilevanti importi.
La vicenda, in ogni caso, non pare conclusa, dal momento che è pendente un parallelo procedimento nei confronti del ragioniere della società, Salvatore Caligiuri, ragioniere della Soa Sorgat e stretto collaboratore del Tiriolo, per il quale la Procura ha ipotizzato il concorso nella bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale già riconosciuta oggi, in primo grado, nei confronti dell’imprenditore catanzarese.

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