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i nodi della sanità

L’infermiera “sgradita” ai colleghi e il 118 bloccato a San Giovanni in Fiore

Così i dissapori incidono sul sistema della sanità. Storia di un ritorno difficile sul posto di lavoro. Il caso diventa un esposto (e finisce in Parlamento)

Pubblicato il: 16/03/2022 – 19:06
di Emiliano Morrone
L’infermiera “sgradita” ai colleghi e il 118 bloccato a San Giovanni in Fiore

COSENZA Sembra una storia di antipatie a pelle, fazioni, costumi di provincia. Dapprima l’avevano inquadrata così anche i carabinieri, che agli inizi dello scorso gennaio erano intervenuti per calmare le acque, dopo per certificare il ritorno in servizio dell’infermiera Giovanna Spina al 118 di San Giovanni in Fiore. Li aveva chiamati proprio lei, prima di presentare un esposto alla Procura di Cosenza, che ha poi aperto un fascicolo.
La dipendente dell’Asp di Cosenza aveva terminato un periodo di congedo parentale alla fine del 2021. Con l’anno nuovo doveva rientrare nella propria sede di lavoro. Peraltro era cessato il suo trasferimento temporaneo altrove, di norma della durata massima di trenta giorni, su istanza dell’interessata disposto nell’ottobre 2021 dal direttore sanitario aziendale.
Invece no, la mattina di Capodanno, giunta nel 118 di San Giovanni in Fiore, Spina, che invano aveva chiesto i turni al coordinatore infermieristico Vincenzo Filareti, incontrava l’opposizione di alcuni colleghi, forse per vecchi dissapori, già emersi in audizioni del settembre 2021 presiedute dalla responsabile del Risk management dell’Asp di Cosenza, Cesira Ariani. Così l’infermiera era tornata al suo posto di lavoro per rispettare gli obblighi contrattuali, ma si vedeva messa alla porta. L’Azienda sanitaria replicava che non erano stati formalizzati gli atti perché Spina rientrasse al 118, nonostante il precedente, chiaro scambio di Pec tra lei e vari dirigenti. Nei giorni successivi giungeva addirittura l’alt all’ingresso della dipendente nella Pet del 118, contenuto in una comunicazione di carattere generale firmata dal direttore della Centrale operativa, Riccardo Borselli. Perciò Spina, considerata estranea, era costretta a timbrare il cartellino nel vicino ospedale di San Giovanni in Fiore, senza poter lavorare per diversi giorni.
Sul caso pende un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute, Roberto Speranza, anche perché l’Asp di Cosenza ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dell’infermiera, addebitandole di non aver ripreso servizio. Ma lei aveva richiesto la presenza dei carabinieri, lamentando impedimenti al proprio rientro.
La vicenda è andata avanti a comunicazioni legali e tentativi di mediazione. La sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, aveva incontrato il commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, dicendogli che «questioni personali non possono prevalere sulla tenuta del servizio 118, perciò tutti gli operatori vanno richiamati al senso di responsabilità e ai loro doveri».
Alla base ci sono quindi conflitti nell’organico del 118 di San Giovanni in Fiore, confermati dal contenuto delle audizioni svolte da Ariani e da una recente lettera che alcuni infermieri, medici e autisti della stessa postazione hanno scritto al commissario dell’Asp di Cosenza e ad altri dirigenti aziendali, in concomitanza con il previsto, l’ennesimo, rientro di Spina; nel frattempo, per placare gli animi, assegnata per un mese al Pronto soccorso fino alla settimana passata. «Laddove – si legge nella lettera in questione, con evidente riferimento al rientro definitivo della Spina – una nuova situazione di incompatibilità ambientale non consenta di protrarre oltre la presenza delle stesse figure sanitarie nello stesso luogo lavorativo, verranno considerate ed adottate tutte le misure per il trasferimento degli scriventi in altre sedi». A ruota, un infermiere e un autista hanno scritto ai vertici dell’Asp una nuova missiva, precisando che «l’eventuale ricrearsi di condizioni di clima ostile, incompatibilità ambientale e contesti non distesi e comunicativi, sono stati intesi da attribuirsi ad ognuno dei singoli componenti della Pet, compresi i sottoscritti, e non nello specifico ad alcun operatore». È un documento per scusarsi e dissociarsi, insomma. Subito dopo due dottoresse della stessa Pet hanno comunicato assenza per malattia certificata. Di conseguenza i Socialisti locali e il capogruppo consiliare del Pd di San Giovanni in Fiore, Domenico Lacava, hanno paventato difficoltà di soccorso, data la mancanza temporanea di questi due medici.
La vicenda, però, racconta altro. Mostra un’infermiera diventata bersaglio; sottoposta a più trasferimenti, a prolungati silenzi, all’umiliazione di dover vagabondare per giorni in attesa di assegnazione, a verifica disciplinare per non aver preso servizio benché non le venisse consentito di farlo, come poi emerso dal verbale dell’apposita commissione. Mostra, la vicenda, un gruppo di dipendenti che, a prescindere da eventuali legittime ragioni, si schiera e dà segnali alla direzione generale di Cosenza, del tipo «o lei o noi». E infine ci suggerisce una domanda: quali sono i richiami del responsabile del Suem 118, Borselli? E ne viene un’altra: in tutto questo caos, non andrebbe visto l’interesse dei pazienti? E per chiudere: c’entrano, nello specifico, le carenze strutturali della sanità calabrese, l’emergenza Covid o il Piano di rientro?

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