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Una ricerca quadruplica i morti per Covid in Calabria. I dubbi degli esperti

Secondo Lancet le vittime sarebbero quasi 7mila (e non 1.600). La replica: «Non è chiaro come vengano calcolati».

Pubblicato il: 16/03/2022 – 13:53
Una ricerca quadruplica i morti per Covid in Calabria. I dubbi degli esperti

LAMEZIA TERME La stima pubblicata da Lancet, autorevole rivista scientifica, e ripresa oggi da Repubblica si ripercuote sul calcolo delle morti per Covid anche a livello regionale. Il dato nazionale colpisce: il numero di decessi sarebbe molto superiore stime fatte finora: che nel 2020 e nel 2021 in Italia ci sarebbero stati ben 259 mila decessi in più rispetto a quelli attesi osservando la media degli anni precedenti. E si tratterebbe di morti per Covid. «Il lavoro – si legge su Repubblica – ha fatto molto rumore, prima di tutto perché ipotizza un impatto della pandemia sul nostro Paese molto più violento di quanto si pensava, visto che i morti per Covid registrati fino al 31 dicembre sono stati 137 mila».
Il dato di Lancet è anche molto più alto di quello dei morti in eccesso (165 mila) stimato dall’Istat confrontando gli ultimi due anni con la media dei decessi avvenuti tra il 2015 e il 2019. Per l’Italia i morti potrebbero essere il doppio, con un tasso di 227 per 100 mila. Il dato, per la Calabria, colpisce: in regione, ad esempio, i morti “ufficiali” per Covid  sono 1.610 ma la mortalità in eccesso nei due anni è di 6.920 casi, secondo quanto segnala lo studio. È un numero monstre: più di quattro volte i decessi calcolati dal sistema sanitario. In Campania i due dati sono rispettivamente 8.470 e 18.600. Il Lazio avrebbe avuto circa il doppio dei 9.270 morti ufficiali, la Puglia invece di 6.990 sarebbero 17.700. «Saranno necessari ulteriori approfondimenti — dice a Repubblica Haidong Wang, che ha guidato il team di ricerca di Ihme (l’Institute for health metrics and evaluation dell’Università di Washington) — per comprendere la percentuale di decessi dovuti all’infezione da Sars-CoV-2 e gli effetti indiretti della pandemia, comprese le conseguenze sui sistemi sanitari e sull’economia globale».
Lo studio però non convince molti ricercatori italiani, ai quali risultano dati diversi. Come Marina Davoli, che dirige il Dipartimento di epidemiologia (Dep) del Lazio e per il ministero alla Salute cura il sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera in una cinquantina di città italiane. «Dal lavoro – spiega – non è chiaro come vengano calcolati i decessi in eccesso. Sembrano sovrastimati rispetto a quanto rivela la sorveglianza giornaliera del nostro sistema di monitoraggio e anche rispetto a quanto prodotto dall’Istat, che ha numeri molto aggiornati». 

Incidenza in aumento in 105 province su 107

Intanto il Covid torna a mordere e l’incidenza è in aumento in 105 province su 107. Risalgono anche le curve degli ingressi giornalieri nelle terapie intensive e dell’occupazione dei reparti ordinari, così come dei decessi: lo indica l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M. Picone”, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Sono risultati, osserva l’esperto, che «suggeriscono di allentare le misure di contenimento della diffusione dell’epidemia dopo che il trend sarà di nuovo invertito».
L’analisi indica che «oltre all’aumento della curva media della percentuale dei positivi ai test molecolari iniziato circa una dozzina di giorni fa, l’analisi delle differenze settimanali dei dati nazionali sull’epidemia di Covid-19 indica che si trovano all’inizio di una fase di crescita anche le curve degli ingressi giornalieri in terapia intensiva, dei ricoverati nei reparti ordinari e dei decessi», osserva il matematico. 
Fra le province, «ad eccezione di Aosta e Isernia, per tutte le altre 105 l’incidenza negli ultimi sette giorni è maggiore di quella nei sette giorni precedenti. Considerando le venti province con gli aumenti percentuale più grandi, si conferma la presenza di un grosso cluster di province confinanti di Toscana, Umbria e Lazio», prosegue Sebastiani. Le due province umbre hanno purtroppo anche il secondo e terzo valore più grande dell’incidenza negli ultimi sette giorni». Sebastiani osserva inoltre che «i dati dei positivi ai test molecolari di Veneto e Valle d’Aosta presentano delle incongruenze. Per il Veneto, ad esempio, per dieci degli ultimi trenta giorni hanno un valore del totale positivi ai test molecolari inferiore di quello del giorno precedente». Il matematico rileva inoltre che, «dopo che il ministero della Salute ha comunicato questo, la regione Veneto ha corretto soltanto il dato per il giorno del 2 marzo. La situazione – aggiunge – è anche peggiore per la Valle d’Aosta. Data l’importanza dell’attendibilità dei dati, è auspicabile –  aggiunge – che i dati erronei vengano corretti al più presto e che il problema non si presenti più in futuro».

Crotone e Catanzaro tra le province in cui l’incidenza aumenta di più

Di seguito l’elenco delle venti province con il maggiore aumento percentuale dell’incidenza negli ultimi sette giorni rispetto ai sette giorni precedenti assieme all’incidenza negli ultimi sette giorni per 100.000 abitanti: Viterbo (97, 740), Crotone (93, 1.240), Terni (76, 1.250), Catanzaro (74, 570), Rieti (68, 920), Perugia (67, 1.340), Roma (64, 730), Lecco (63, 360), Frosinone (62, 880), Avellino (58, 850), Siena (58, 1.130), Latina (57, 850), Sassari (55, 1.020), Como (54, 460), Firenze (53, 540), Pisa (52, 710), Lucca  (50, 990), Brindisi (50, 720), Arezzo (48, 930), Grosseto (48, 1.080). (redazione@corrierecal.it)

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