Discreta, affabile, pronta a dispensare un sorriso a chi le va incontro per conoscerla: così si presenta Frozan Nawabi al pubblico convenuto per ascoltarla, lo scorso 10 marzo, a Palmi, all’evento “Il diritto di gridare”, titolo mutuato da una poesia di Nadia Anjuman, fortemente voluto e programmato dalle Associazioni e dai Service Club Rotary Club Palmi, Lions Club Palmi, Fidapa-Piana di Palmi, Soroptimist-Club di Palmi, Inner Wheel-Club di Palmi, Kiwanis-Piana di Gioia Tauro, Convegno di Cultura “Maria Cristina di Savoia”, Club per l’UNESCO “Domenico Antonio Cardone”, in occasione delle manifestazioni promosse congiuntamente per la Giornata Internazionale della Donna.
Frozan Nawabi, diplomatica e giurista afghana, in Italia dallo scorso ottobre, siede al centro del palco della Casa della Cultura “L. Repaci”, attorniata dagli organizzatori e, con voce ferma, inizia il suo racconto: tutto fa perno sulla sua attività svolta in Afghanistan e per l’Afghanistan, anche in giro per l’Europa, a tutela dei diritti delle donne, dei giovani, dei bambini, dei disabili, della comunità LGBT, di coloro che non hanno voce, solo perché deboli o invisibili o messi al margine della società da convenzioni e stereotipi irragionevoli. E’ per loro che Frozan si è impegnata in prima linea, da donna delle Istituzioni, in ragione dell’incarico di Direttrice Generale per i Diritti Umani del Ministero degli Affari Esteri, l’ultimo, solo in ordine di tempo, ricoperto per la Repubblica afghana, prima dell’arrivo dei talebani a Kabul. Da quel tragico 15 agosto, la vita di Frozan, candidata per il suo impegno umanitario al Premio Nobel per la Pace nel 2014, cambia radicalmente. E’ costretta a fuggire dall’Afghanistan, perché in pericolo di vita: teme per sé, ma soprattutto, per i suoi familiari. Arriva lo scorso ottobre, in Italia, Paese che conosce, avendo ricoperto numerosi incarichi presso l’Ambasciata afghana a Roma e avendo anche conseguito un Master presso l’Università “Sapienza”: da allora, anche se “la sua anima è in Afghanistan”, considera l’Italia la sua seconda casa ed è riconoscente a tutti gli Italiani che l’hanno accolta con affetto, cura e premura. E’ con queste parole che si presenta e si predispone ad incontrare una rappresentanza degli studenti e delle studentesse dei tre Istituti scolastici della città di Palmi, la Scuola Secondaria di Primo Grado “T. Minniti”, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Einaudi-Alvaro”, il Liceo Classico “N. Pizi”, a cui è stata riservata la sessione mattutina della manifestazione del 10 marzo. E i ragazzi sfilano, in modo ordinato e composto, davanti a Frozan, a cui rivolgono domande direttamente in inglese, attendendone le risposte, che materializzano, parola dopo parola, le attuali condizioni di vita delle donne, e non solo in Afghanistan. Si parla di diritti umani, di religione, di politica, di relazioni familiari, d’istruzione. Sono incuriositi, i ragazzi, vogliono sapere se i loro coetanei possono ascoltare musica o praticare uno sport e quale sia la “giornata tipo” di un’adolescente afghana. Domandano perché si debba indossare quello che Frozan dice non essere il burqa, come s’immagina in occidente, ma solo “a long black dress”, un lungo abito nero che annulla le donne agli occhi del mondo, ormai inermi e incapaci di reclamare i propri diritti di esseri umani. La descrizione delle condizioni della popolazione afghana è velata dal dolore di sapere che il proprio popolo soffre, per la mancanza di tutto ciò di cui un essere umano necessita per vivere: dai beni materiali – come cibo, casa, indumenti – ai servizi essenziali, come ospedali – in cui non ci si cura per mancanza di farmaci – alla negazione di ogni forma libertà – di parola, d’istruzione, di libera scelta del proprio percorso di vita scolastica e lavorativo-professionale, di libertà di circolazione all’interno dei confini del Paese. In una parola: il nulla. Ascoltano con attenzione gli studenti, tutti, silenziosi e concentrati. Al termine, salutano con un applauso denso di affetto e di riconoscenza, che avvolge in un ideale abbraccio Frozan, mentre il quadro esposto per la manifestazione, opera del Prof. Adorato del Liceo Pizi, che trasfigura la condizione femminile in Afghanistan oggi, conduce la mente e il pensiero proprio alle giovani donne rimaste in patria.
La sessione pomeridiana della manifestazione ha toni più istituzionali: presenti i cittadini, si apre con il saluto del Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, On.le Filippo Mancuso, fatto pervenire, unitamente alla comunicazione della concessione del patrocinio morale, e di cui viene data lettura. Successivamente, prende la parola l’Assessora al Welfare, la Dott.ssa Eliana Ciappina, in rappresentanza del Sindaco della Città di Palmi, che sottolinea l’importanza della manifestazione, a cui è, altresì, stato riconosciuto dal Comune di Palmi il patrocinio morale. Presente in platea, altresì, il Presidente del Consiglio Comunale di Palmi. Impossibilitato a partecipare, per contestuali pregressi impegni, S.E. Mons. Francesco Milito, vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi, fa pervenire un suo saluto, di cui viene data lettura. Rappresentata da due Marescialle anche l’Arma dei Carabinieri della locale Stazione. Nel medesimo proscenio della mattina, con i labari delle Associazioni e del Comune di Palmi svettanti dietro gli organizzatori e l’illustre ospite, il ricco e articolato percorso professionale della Dott.ssa Nawabi è illustrato ad un uditorio attentissimo: oltre venticinque anni di attività diplomatica e istituzionale, che denotano passione e impegno strutturati e connaturati al temperamento di Frozan, che ai tempi della dittatura, prima della transizione dell’Afghanistan in Repubblica, trasforma la propria abitazione in una scuola, accogliendo ragazze a cui è lei stessa ad insegnare. Inevitabilmente le tematiche che, nella sessione pomeridiana, si offrono al racconto della protagonista e alle domande e alle riflessioni dei presenti si innestano sulla politica internazionale, sulla geopolitica che fa da sfondo alla questione afghana, sul lavoro della diplomazia internazionale, sull’economia di un Paese che, pur essendo al tracollo economico, custodisce nel cuore delle sue miniere “metalli rari”, indispensabili per l’IT, la tecnologia dell’informazione, su cui si concentrano gli appetiti di tante potenze mondiali. E’ lucida l’analisi distillata dalla diplomatica afghana, solida per la pluridecennale attività svolta, coraggiosa quando afferma che quello talebano non è un governo, ma solo “un gruppo improvvisato e non addestrato di barbari e di terroristi”, che utilizza il pretesto della religione per spargere il terrore e distruggere ciò che la democrazia ha costruito in Afghanistan. “La religione musulmana non è il credo dei talebani – afferma con serenità – ne è un’interpretazione distorta e sbagliata, altrimenti come si spiegherebbe che nei Paesi musulmani limitrofi, le donne possono studiare, muoversi liberamente e anche ricoprire cariche politiche?”. Brucia l’arretratezza culturale e giuridica in cui il Paese è stato trascinato, se si pensa che solo fino a pochi mesi fa l’Afghanistan rivestiva un ruolo importante ai tavoli internazionali, a cui ci si sedeva per parlare di tutele e di rispetto dei diritti umani. E un pensiero non può non estendersi fino all’attuale conflitto bellico russo-ucraino, ai milioni di profughi, molti anche afghani, che scappano dalle proprie città, cercando rifugio in Paesi che non sono la propria Patria, con nulla se non ciò che hanno addosso. “La guerra è guerra – sospira Frozan – e il mio augurio è che io possa nuovamente tornare a Palmi, bellissima e incantevole cittadina, per parlare solo di pace, di pace in tutto il mondo”. “Vi prego – dice in conclusione, rivolgendosi alla platea – non pensate che anche il più piccolo contributo non possa essere un aiuto per la pace. Tutto ciò che voi potete fare, anche solo una preghiera, fatelo!”.
Il pubblico, in piedi, al termine della serata, l’applaude calorosamente, anche un po’ commosso dalla generosità con cui una donna di così alto spessore professionale ha fatto dono del suo patrimonio di conoscenze, di riflessioni, di valutazioni, di ricordi anche personali, conservando costantemente contegno e moderazione. L’auspicio è che le strade di Frozan Nawabi, paladina dei diritti umani, e quelle della popolazione di Palmi, che già la custodisce nel suo cuore, possano incrociarsi ancora, in un futuro senza ingiustizie e diseguaglianze, in un mondo in cui si coltivi e si preservi la pace.
x
x