Lenta ma progressiva e inarrestabile. È la “desertificazione” della Calabria, che continua a registrare segnali di spopolamento. Lo evidenzia anche l’ultimo monitoraggio dell’Istat, che nel report sulla dinamica demografica durante la pandemia Covid 19 per l’anno 2021 conferma il triste dato per la Calabria: la nostra regione è quella che tra il 2020 e lo scorso anno presenta il decremento più elevato della popolazione (da -0,8% a -0,9%, seguita dalla Sicilia) e riscontra un deciso peggioramento del saldo naturale (il rapporto tra nascite e decessi). In linea assoluta il nuovo report dell’Istat rileva il trend già evidenziato con riferimento all’anno 2020 (leggi qui https://www.corrieredellacalabria.it/2022/03/12/calabria-a-rischio-desertificazione-oltre-33mila-cittadini-in-meno-in-un-anno/).
Per l’Istat «al 31 dicembre 2021 la popolazione residente in Italia ammonta a 58.983.122i unità, 253.091 in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-0,4%). Alle conseguenze dirette e indirette dell’epidemia da Covid- 19 osservate nel 2020 (drammatico eccesso di mortalità, forte contrazione dei movimenti migratori, quasi dimezzamento dei matrimoni celebrati), nel 2021 si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite, che scendono sotto la soglia di 400 mila, facendo registrare ancora una volta un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia». L’istituto di statistica evidenzia che «la diversa diffusione dell’epidemia da Covid-19 nei territori e l’inizio della campagna vaccinale, entrata nel vivo a inizio estate, spiegano il calendario e la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica: il periodo da gennaio a fine maggio (prosieguo della seconda ondata di fine 2020), contraddistinto da un’elevata ascesa di contagi e decessi; una fase di transizione (da giugno a settembre) con un rallentamento dei contagi per effetto delle prime evidenze degli effetti della campagna vaccinale sulla riduzione della mortalità; una successiva nuova ondata epidemica, a partire dalla fine di settembre, con una drammatica riacutizzazione dei casi dovuti anche alla diffusione di nuove varianti del virus ad elevata contagiosità». Il decremento di popolazione tra l’inizio e la fine dell’anno 2021 – rimarca l’Istat – «interessa in modo generalizzato tutte le ripartizioni. La perdita di popolazione è inferiore a quanto osservato nel 2020, ed è in linea con il deficit medio di popolazione registrato di anno in anno dal 2015. Se il deficit di popolazione del 2020 è apparso in tutta la sua drammatica portata in tutte le ripartizioni, nel corso del 2021 il Nord continua a registrare una perdita rilevante (Nord-ovest -0,3% e Nord-est -0,2%), anche se di entità inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (rispettivamente -0,7% e -0,4%). Anche al Centro il deficit di popolazione è più basso (-0,4% contro -0,6% del 2020). Il Sud e le Isole, colpite dall’epidemia solo a partire dall’autunno del 2020, subiscono effetti più pronunciati soprattutto sui decessi. La perdita complessiva di popolazione è rispettivamente dello 0,6% e dello 0,7%, non lontana dai livelli di decremento medio annuo pre-pandemia, solo per effetto della contrazione dei trasferimenti di residenza interni e internazionali da sempre a svantaggio di queste aree del Paese. Lombardia ed Emilia-Romagna, che nel 2019 avevano registrato un incremento, seguito da un calo dello 0,6% e dello 0,3% l’anno seguente, nel 2021 vedono ridurre il saldo totale percentuale di un ulteriore 0,2%.La provincia autonoma di Bolzano, tradizionalmente caratterizzata da incrementi di popolazione, segna un aumento in linea con quello del 2020 (+0,2%). Tra le regioni del Mezzogiorno, Calabria e Sicilia registrano decrementi più elevati rispetto al 2020 (da -0,8% e -0,6% a -0,9% e -0,7%), comunque in linea con la dinamica del 2019».
Dal report sulla dinamica demografica 2021 emerge poi che «il nuovo record minimo di nascite (399mila) e l’elevato numero di decessi (709mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio. Il saldo naturale, che già nel 2020 aveva raggiunto un valore inferiore solo a quello record del 1918 (-648mila), nel 2021 registra un ulteriore deficit di “sostituzione naturale” pari a -310mila unità. Il combinato disposto del persistere di un eccesso di decessi, dovuto all’epidemia fino al mese di maggio 2021, e dell’emergere degli effetti negativi sulle nascite – specifica l’Istat – ha contribuito a determinare solamente nei primi cinque mesi del 2021 una perdita di 164mila unità, uguale ai livelli registrati negli stessi mesi del 2020, con un peso percentuale del 53,1% sul saldo naturale dell’intero anno». Per l’Istat «il deficit dell’anno 2021 dovuto alla dinamica naturale è riscontrabile in tutte le regioni, tranne nella provincia autonoma di Bolzano (+123 unità), che si caratterizza non solo in questo anno per una natalità più alta della media. Il tasso di crescita naturale, pari a -5,2 per mille a livello nazionale, varia dal +0,2 per mille di Bolzano al -9,5 per mille del Molise. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il tasso naturale (oltre l’1,5 per mille in meno rispetto al 2020) sono il Molise (-9,5 per mille) e la Calabria (-5,4 per mille). La Lombardia (-4,0 per mille da -6,6) e la provincia di Trento (-2,4 per mille da -4,6) registrano invece i recuperi più elevati rispetto al 2020». (redazione@corrierecal.it)
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