C’è ancora molto lavoro da fare, dettagli da limare e compromessi da accettare, per arrivare ad un accordo di pace tra Ucraina e Russia. A frenare gli entusiasmi – accesi dopo la notizia di un piano in 15 punti – è stato il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba: “Devo essere chiaro, entrambe le delegazioni, quella russa e quella ucraina, sono lontane dal raggiungere un accordo sulla situazione attuale”. Poi ha spiegato: “Ci sono una serie di fattori che fanno la differenza nella posizione russa nei colloqui. Il primo è la feroce resistenza dell’esercito e del popolo ucraini sul campo, il secondo sono le sanzioni imposte alla Russia, che fanno crollare e soffrire l’economia russa. Fattori che hanno costretto la Russia a cambiare leggermente posizione. Non posso definirlo un cambiamento drammatico o serio ma, date le circostanze, ogni mutamento nella posizione russa è costruttivo. Perché loro iniziano con degli ultimatum che, se messi insieme, costituiscono una resa unilaterale dell’Ucraina e questo non è accettabile”. “I negoziati tra l’Ucraina e la Russia sono abbastanza difficili”, ha detto a sua volta il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un’intervista con il canale televisivo americano Nbc. “I negoziati sono ancora in corso e sono abbastanza difficili”, ha sottolineato il presidente ucraino e ha osservato che “qualsiasi guerra potrebbe essere finita al tavolo dei negoziati”. Allo stesso tempo, non ha commentato le informazioni apparse in precedenza nei media sulle presunte condizioni di un possibile accordo tra le parti. La necessità di arrivare ad una soluzione dei negoziati era stata ribadita anche del presidente dell’Ucraina: “Le mie priorità nei negoziati sono assolutamente chiare: fine della guerra, garanzie di sicurezza, sovranità, ripristino dell’integrità territoriale, garanzie reali per il nostro Paese, protezione reale per il nostro Paese”. “Se la guerra contro il popolo ucraino continua – ha aggiunto – le madri russe perderanno più figli che nelle guerre afgana e cecena messe insieme”. Secondo una stima Usa finora sono almeno 7.000 i soldati russi morti durante i combattimenti in Ucraina, mentre i feriti sono oltre 14.000. Intanto gli Stati Uniti concedono all’Ucraina altri 800 milioni di dollari di aiuti militari, come annunciato dal presidente Usa Biden, spiegando che nel nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev sono inclusi anche i droni precisa il presidente americano. “Con il nuovo pacchetto offriamo un’assistenza senza precedenti all’Ucraina”, afferma Biden spiegando che gli 800 milioni vanno ad aggiungersi ai 200 approvati nei giorni scorsi, portando a un miliardo di dollari gli stanziamenti degli ultimi giorni. “Manterremo alta la pressione sull’economia russa, l’obiettivo è far pagare un prezzo alto a Putin”, mette in evidenza Biden. Joe Biden ha chiamato per la prima volta Vladimir Putin “un criminale di guerra”, secondo quanto riferiscono giornalisti al seguito del presidente Usa. Durante un evento alla Casa Bianca, di cui la Cnn ha mostrato le immagini registrate, uno dei giornalisti al seguito di Biden gli ha urlato, tra la folla e da lontano, la domanda: ‘Putin è un criminale di guerra?’. Il presidente in un primo tempo ha risposto “no”. Dopo qualche secondo, si vede nel video, è tornato indietro e ha risposto: “Sì, lo è”.
Sul campo, la situazione più complessa resta quella di Mariupol, sotto assedio da diversi giorni. All’interno del teatro bombardato e distrutto c’erano almeno 500 civili, come riportato da Human rights watch. Le operazioni di soccorso sono rese difficili dai combattimenti in corso in quella zona. “Questa è una terribile tragedia, non lo perdoneremo mai. Ma non ci arrenderemo” ha detto il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko. Rivolgendosi ai cittadini russi, il presidente Zelensky ha paragonato l’assedio di Mariupol a quello di Leningrado durante la seconda guerra mondiale. A Kherson l’esercito di Mosca ha costituito un “Comitato di salvezza per la pace e l’ordine” per governare la città in questa fase di guerra; ne fanno parte politici e personaggi locali filo-russi. Nella notte, infine, le sirene anti aeree sono tornate a suonare in numerose città, da Kiev a Rivne, da Leopoli a Ivano-Frankivsk. Nella capitale un missile è stato abbattuto dalla contraerea ma i resti sono finiti su un grattacielo, provocando un morto e tre feriti.
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