CORIGLIANO ROSSANO La richiesta del pizzo, la paura che attanaglia, la forza della famiglia e poi la denuncia alle forze dell’ordine. Rocco Mangiardi, ha raccontato la sua storia, questa mattina, all’istituto comprensivo Tieri di Corigliano Rossano.
L’imprenditore di Lamezia Terme, testimone di giustizia, ha invitato gli alunni dei plessi elementari e delle medie a superare gli ostacoli, a non avere paura di restare soli nel risolvere i problemi. È stato un accorato racconto, quello di Mangiardi, dall’approccio della malavita organizzata alla sua attività, alle minacce, alle richieste estorsive e poi la convivenza con la paura, subito spazzata via dalla forza infusa dai figli e dalla sua famiglia.
Ai giovani studenti ha raccontato di essere stato avvicinato e poi accompagnato «a braccetto nel piazzale della attività» dove quegli uomini hanno iniziato a minacciarlo per poi chiedere «un “pensierino” per zio Pasquale che era il boss della mia città».
Un “pensierino”, ha rivelato, da 1200 euro al mese. «Ho avuto paura per la mia famiglia ma tornato a casa, dopo aver riferito l’accaduto ai miei figli, il loro sguardo mi ha dato la forza di andare a denunciare. Ai miei figli ho sempre detto da che parte stare, dove sta la bellezza».
Rocco Mangiardi ha invitato i ragazzi a «superare gli ostacoli ed a non voltarsi indietro. Le persone cattive sono la minoranza, alzate la testa e chiedete aiuto perché non siete soli».
A fare gli onori di casa il dirigente scolastico, Franco Murano. Erano presenti i rappresentanti dei carabinieri e della polizia di stato, oltre alla scorta di Mangiardi, il corpo docente della scuola e la referente del progetto “Legalit’Amo”, l’insegnante Rosetta Fusaro.
«Sono qui per raccontare la mia esperienza e seminare un po’ di speranza nei ragazzi – ha dichiarato ai microfoni de L’altro Corriere Tv, Rocco Mangiardi –. Se ho potuto denunciare io possono farlo tutti».
Sui fatti di sangue di Lamezia Terme avvenuti nei giorni scorsi, Mangiardi si è augurato che l’episodio non serva a «far rialzare la testa ai criminali».
«Nonostante gli sforzi e le attenzioni delle forze dell’ordine e delle istituzioni, si tratta di un episodio gravissimo che ha fatto ripiombare Lamezia Terme di nuovo nel terrore. Il segnale è negativo, forse anche i cittadini si sono rilassati nel pensare che la criminalità organizzata scompaia solo con la denuncia. Dobbiamo tenere la testa e l’attenzione sempre alta. La pace – ha concluso il testimone di giustizia – deve essere organizzata in tempo di pace e non di guerra». (l.latella@corrierecal.it)
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