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il diario della guerra

Ucraina, sindaco Mariupol: «Migliaia di deportati in Russia»

La denuncia che parte dal Donbass: «Proprio come fecero i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale»

Pubblicato il: 19/03/2022 – 22:15
Ucraina, sindaco Mariupol: «Migliaia di deportati in Russia»

MARIUPOL «Migliaia di persone deportate da Mariupol in Ucraina in Russia». Lo denuncia il sindaco della città del Donbass, assediata da giorni, Vadym Boichenko, secondo cui gli abitanti sono stati portati in «città remote della Russia, come fecero i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale».ù

Italiano a Mariupol: «Guerriglia urbana, si combatte casa per casa»

Guerra Ucraina-Russia, a Mariupol ”si combatte strada per strada, casa per casa”. Ci sono ”sabotatori ovunque” e ”nessun luogo è sicuro”. Lo dichiara ad Adnkronos Vittorio Rangeloni, trentenne originario di Lecco e che da sette anni vive a Donetsk. Ieri è riuscito a entrare a Mariupol insieme alle milizie popolari del Donbass e ha visto che ”sono in corso operazioni chirurgiche che porteranno al pieno controllo della città” da parte delle forze russe. Ma ”i militari ucraini si stanno nascondendo negli scantinati insieme alla popolazione civile” e ”le persone con cui ho parlato mi hanno detto di sentirsi in ostaggio”. Rangeloni sostiene inoltre che ”se l’obiettivo è il controllo della città da parte della Russia, non avrebbe senso raderla al suolo. Perderebbe valore”. Quello che è certo è che ”nessun luogo è sicuro. I militari si spostano da una palazzina all’altra” per cui ”tutte potrebbero essere potenzialmente pericolose”.

A Mariupol ”tutti gli edifici, tutte le palazzine riportano i segni dei combattimenti”, sono ”distrutti” oppure ”carbonizzati, anneriti dalle fiamme”, spiega Rangeloni. ”Sono stati colpiti soprattutto i piani alti, dove sono divampati gli incendi”. Si tratta di ”appartamenti nei quali i militari ucraini hanno incontrato i russi o da dove sparano i cecchini”. Secondo Rangeloni la popolazione di Mariupol ”è stata costretta a lasciare i propri appartamenti ai militari ucraini” che hanno ”trasformato i piani alti dei palazzi in postazioni di fuoco”. E quindi da ”edifici residenziali sono diventati obiettivi militari” dai quali ”i militari ucraini sparano”.

Per Rangeloni ”è ingiusto attribuire a una sola parte la distruzione” di Mariupol. Lui, che lo scorso anno ha pubblicato il suo libro ‘Donbass. Le mie cronache di guerra’, spiega che ”è molto pericoloso entrare in queste palazzine, ma appena si stabilizzerà la situazione vogliono andare negli appartamenti trasformati in obiettivi militari per vedere con i miei occhi se ci sono razioni militari, proiettili”.

”Una situazione tragica, drammatica” con ”scene da Apocalisse” prosegue Rangeloni. ”Sono stato in uno dei quartieri a ovest della città e ho visto una situazione da far accapponare la pelle”, racconta ad Adnkronos. ”Ieri sono entrato a Mariupol, ma spostarsi è difficile. Ci hanno detto che un palazzo era sicuro e poi ci sono state sparatorie lì vicino”, racconta. Impossibile, per il momento, raggiungere il teatro colpito mercoledì da un raid aereo russo, dove si ritiene si siano rifugiate un migliaio di persone. Lo stesso vale per l’ospedale pediatrico bombardato.

”La zona del teatro è ancora controllata da Kiev ed è molto pericoloso andarci”, dice Rangeloni, che si muove insieme alle milizie del Donbass. ”Spero di riuscire a raggiungere presto questa zona per cercare di trovare testimoni. C’è tanta propaganda, ognuno cerca di tirare acqua al suo mulino”, dice. Ancora ”irraggiungibile” anche ”l’ospedale” colpito in un raid aereo russo. ”Il viale principale è interdetto al traffico, nel mezzo sono stati posizionati autobus e camion ormai distrutti per bloccare gli spostamenti”, spiega.

Ci sono ”molti cadaveri lungo le strade” di Mariupol e ”molti sono civili”, colpiti dai ”bombardamenti, dagli spari, vittime della guerriglia urbana, di bombe, dei cecchini, di schegge, questo non si può sapere”. Rangeloni racconta di aver ”incontrato persone che in questi giorni hanno vissuto negli scantinati delle rispettive case” e che ”mi hanno detto di non poter testimoniare oltre quello che accade nel proprio isolato. Spostarsi è troppo pericoloso”.

”Ho parlato con decine di persone, che per sopravvivere hanno deciso di non uscire dai sotterranei. Per molti di loro era la prima volta che rivedevano la luce da diversi giorni”, racconta. Ma anche uscire, a un certo punto, si rende necessario. ”Centinaia di persone hanno preso d’assalto un enorme magazzino che riforniva i principali supermercati della città. Paradossalmente il cibo e l’acqua non mancano”, afferma, dicendo che ”molte persone girano per le strade di Mariupol con i carrelli della spesa, per prendere tutto il possibile. Non posso dire che stiano morendo di fame”. Da quello che ha visto ”la gente prepara da mangiare in giardino, sul fuoco. Ma anche fare la legna non è semplice perché c’è il rischio che i parchi e i boschi siano stati minati”.

”Migliaia e migliaia di persone lasciare la città a bordo di auto, sui pullmini, in bicicletta. Questo ho visto ieri a Mariupol” prosegue Rangeloni, che nel 2015 ha deciso di vivere a Donetsk ”per raccontare quello che vive la gente del Donbass, per far sentire la sua voce”. A Mariupol, dice che ”molte persone sono senza documenti, perché sono stati anneriti dagli incendi o sono andati perduti con la casa distrutta. Per loro è quindi più difficile spostarsi”. Inoltre, racconta, ”parlando con la gente di Mariupol mi sono accorto che molti in città, dopo 20 giorni, non sapevano che erano creati corridoi umanitari. Mi hanno detto che si sono sentiti abbandonati, in balia degli eventi”. Sono ”400-500mila le persone all’interno di Mariupol, secondo alcuni li vogliono usare come scudi umani”, prosegue Rangeloni, dicendo che ”nessuno ha intenzione di fare una carneficina”. Inoltre, aggiunge, ”qualche centinaio di persone decide di restare negli scantinati, di non lasciare Mariupol. Dicono, ‘questa è la nostra casa’ e si affidano al destino”. A voler lasciare la città sono soprattutto ”donne e bambini. Gli anziani no, dicono che ‘morire qui o da un’altra parte non fa la differenza. Meglio a casa propria”’.

Comunque è una ”questione di pochi giorni” a Mariupol. Poi la città cadrà in mano russa. Questa, almeno, la previsione di Rangeloni, secondo cui ‘l’anello intorno alla città si sta stringendo sempre di più e i quartieri più periferici sono già sotto il controllo dei russi e delle milizie popolari”. Inoltre ”non ci sono corridoi che permettano di far arrivare i rifornimenti ai soldati ucraini”. Per cui ”nel centro di Mariupol, dove sono asserragliati i militari del battaglione Azov, cominciano a mancare munizioni e cibo. Stanno finendo le scorte alimentari, ne avranno ancora per pochi giorni”. Secondo Rangeloni, inoltre, ”molti militari ucraini abbandonano le loro divise e cercano di fuggire attraverso i corridoi umanitari mescolandosi tra i civili”. Ma ci sono ”i check point russi attorno alla città” di Mariupol e questi ”militari vengono identificati ad esempio attraverso i tatuaggi. Decine di persone vengono fermate ogni giorno e inviate alla stazione di polizia per accertamenti”. Si valuterà quindi se si tratta di ”soldati che hanno commesso crimini, che hanno delle responsabilità, che fanno parte di quella categoria che la Russia vuole combattere”, aggiunge.

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