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Vescovo Cassano: «Accolti 30 profughi ucraini, disponibili a ospitarne 200»

Mons Savino: «Il mio no alla guerra è anche un no al riarmo. Questa accoglienza deve convertirci e cambiarci»

Pubblicato il: 19/03/2022 – 17:07
Vescovo Cassano: «Accolti 30 profughi ucraini, disponibili a ospitarne 200»

CASSANO ALLO IONIO «Il mio no alla guerra è anche un no al riarmo. Dobbiamo investire più soldi per le politiche sociali, per il welfare generativo, per il lavoro e non per la guerra». Lo ha detto il vescovo della diocesi di Cassano allo Ionio in provincia di Cosenza, mons. Francesco Savino. «La nostra diocesi – ha aggiunto il presule – ha già accolto 30 profughi ucraini. Sono tutti nuclei familiari e una vedova con bambini. Queste trenta persone sono state alloggiate a Castrovillari, nella comunità Parrocchia dei Sacri Cuori, poi a Montegiordano e a Morano. Come diocesi abbiamo dato la disponibilità per accoglierne 200. Abbiamo censito tutte la disponibilità, sia di abitazioni private che di strutture disponibili della chiesa diocesana, per esempio, come vescovo, ho dato disposizione di utilizzare per l’accoglienza anche il Seminario Giovanni Paolo I di Cassano. I bambini ucraini arrivati sono stati già inseriti nelle scuole, come prevede il decreto governativo. Abbiamo da subito attivato tutta una rete di solidarietà, di condivisione. L’accoglienza – ha sostenuto ancora mons. Savino – è una esperienza molto bella, ma anche molto dolorosa perché ci si imbatte subito in volti sfigurati, stanchi, tristi, amareggiati, disperati, perché chiaramente chi viene accolto ha lasciato parenti e mariti arruolati in questa assurda, folle, pazza guerra. Questa è l’ora della corresponsabilità, è l’ora della condivisione. Io penso che questa accoglienza deve convertirci, deve cambiare il nostro modo di pensare, il nostro modo di sentire, il nostro modo di guardare alla realtà. Colgo, ancora una volta, l’occasione per dire un no assoluto, senza se e senza ma, a ogni forma di guerra, di conflitto. Vorrei anche ricordare che ci sono tanti altri conflitti bellici purtroppo dimenticati. Perché noi anche rispetto alle guerre facciamo una distinzione tra le guerre che vanno ricordate e le guerre che non vanno ricordate».

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