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La sfida energetica passa da Gioia Tauro. «Tre anni per il rigassificatore»

Assocostieri punta (anche) sull’impianto in Calabria per rendere l’Italia indipendente dalla Russia. Il problema sono i conti

Pubblicato il: 20/03/2022 – 7:02
La sfida energetica passa da Gioia Tauro. «Tre anni per il rigassificatore»

GIOIA TAURO La strada (o, almeno, una delle strade) pare tracciata: serviranno, nel futuro prossimo, più rigassificatori per rendere l’Italia indipendente dal gas russo. E il lavoro avviato dal governo per attuare la diversificazione è già iniziato e passa anche dalla Calabria. Sono tre i terminali di gas naturale liquefatto esistenti ­– due off shore a Rovigo e Livorno e quello sulla costa ligure poco sopra La Spezia –, ma ­anche prevedendo l’aumento massimo del loro utilizzo garantiscono 16,25 miliardi di metri cubi l’anno. Si tratta di poco più del 20% del fabbisogno nazionale, visto che il nostro Paese utilizza circa 77 miliardi, di cui oltre un terzo importati da Mosca. Dario Soria, direttore generale di Accocostieri, associazione che rappresenta la filiera delle infrastrutture della logistica energetica, spiega al Corriere della Sera che servono nuove infrastrutture e gli impianti su cui puntare, sulla carta, ci sono già: «Ne sono già stati autorizzati due ­ dichiara il direttore generale Dario Soria ­ quelli di Porto Empedocle (Agrigento), che cuba otto miliardi di metri cubi, e l’altro di Gioia Tauro, che ha una capacità tra gli otto e i dodici miliardi. I tempi di realizzazione sono tra i tre e i quattro anni, mentre per reperire e portare in Italia una Floating Storage Regasification Unit (off shore) serviranno realisticamente circa quattro/sei mesi».
Il nodo della questione, però, sono i conti. «Le nostre imprese ci sono e sono pronte a investire in nuovi impianti di rigassificazione ­precisa Soria ­ma non possono farlo in perdita. Se consideriamo il fatto che il gas è ritenuta una fonte di transizione destinata a essere sostituita per compiere la transizione ecologica, allora bisogna garantire ricavi adeguati. Chiediamo che i nostri investimenti non muoiano in dieci o quindici anni».

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