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«L’inesorabile declino del Pd senza democrazia»

«Quanto accade in queste ore nella città capoluogo di regione, conferma come i partiti politici abbiano dissipato il legame profondo con le società che avrebbero dovuto rappresentare. Organizzazio…

Pubblicato il: 20/03/2022 – 15:03
di Silvia Marino
«L’inesorabile declino del Pd senza democrazia»

«Quanto accade in queste ore nella città capoluogo di regione, conferma come i partiti politici abbiano dissipato il legame profondo con le società che avrebbero dovuto rappresentare. Organizzazioni privi di ideali e di progetti collettivi, sono biechi strumenti nelle mani di leadership mediocri. Mentre il futuro delle città e dei territori continua ad essere sacrificato sull’altare di alleanze strategiche decise lontano dalla Calabria.
Negli anni faticosi che stiamo vivendo, la crescente richiesta di partecipazione alla vita democratica delle nostre comunità viene sistematicamente disattesa proprio dai partiti politici che sono diventati luoghi inaccessibili ed esclusivi. Incapaci di rappresentare i bisogni della società ma piuttosto concentrati a tutelare privilegi e interessi di parte.
L’utilizzo del metodo democratico nella scelta del candidato a sindaco della città di Catanzaro, in casa dem, è stato un’impercettibile alito di vento, subito fagocitato dalle intese romane.
Emblematico il percorso che ha condotto alla scelta del candidato. La figura del Prof. Valerio Donato che avrebbe consentito al Partito Democratico calabrese di esprimere una autorevole candidatura, con lunghissima militanza interna al partito, radicata sul territorio, con un concreto Progetto di sviluppo della Città, è stata sacrificata, ancora una volta, da chi ha imposto di privilegiare la squallida politica delle “alleanze” a discapito del territorio. La stesse fallimentari alleanze che hanno condotto il centro-sinistra ad una sconfitta senza appello alle elezioni regionali.
Il problema continua ad essere la qualità della rappresentanza.
Il Pd calabrese, di fresca “rigenerazione”, ha eletto da poche settimane gli organismi dirigenti regionali e provinciali svolgendo congressi unitari, che di fatto, eludendo ogni discussione sul progetto politico e sui contenuti, hanno impedito una selezione vera del gruppo dirigente. Sono stati congressi “silenziosi” utili a controllare il dissenso ed a garantire il controllo dell’organizzazione partito.
La capacità di autodeterminarsi è fondamentale quando si svolge un ruolo di rappresentanza. Pertanto, accettare supinamente decisioni prese altrove, da chi ha già dato prova di non conoscere il territorio, rende complici consapevoli di disfatte presenti e future. La credibilità si conquista rimanendo fedeli alla responsabilità che impone il proprio ruolo anche e soprattutto quando Roma impone scelte discutibili.
È difficile, non dico aderire, ma anche solo avvertire vicinanza, ad un partito siffatto. Il legami con la società si ricostruiscono accollandosi la responsabilità di decidere sui problemi che toccano la vita delle persone. Tutto il resto è smania di potere.
Forse bisognerà pensare ad altre forme di partecipazione, lontano dalle trame correntizie e fidelizzanti che poco appassionano coloro che non hanno brame elettive da soddisfare.
L’inesorabile declino della politica e dei partiti si contrasta con la capacità di autodeterminarsi dei gruppi dirigenti e con la qualità della rappresentanza.
Continuando con questi metodi, quelle porte, che sono sempre state “girevoli”, le avrete “sbarrate”. Dall’interno. E sarete rimasti chiusi dentro».

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