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Storie dalla linea rossa della guerra. Il “coriglianese” Yuri torna a casa

In Polonia, nella marea umana in fuga dal conflitto, tra i tanti aiuti arrivati dalla Calabria. Con la speranza di tornare alla vita

Pubblicato il: 20/03/2022 – 12:30
di Francesca Sapia
Storie dalla linea rossa della guerra. Il “coriglianese” Yuri torna a casa

CRACOVIA Un viaggio fino al confine della Polonia per raccontare cosa accade a pochi chilometri dall’Ucraina invasa dall’Armata rossa. È quello iniziato giorni fa dall’Eco dello Jonio: un intreccio di emozioni senza fine. Le immagini in esclusiva che vedrete durante la trasmissione Eco in diretta in onda domani sera (lunedì 21 marzo) alle 21 su L’Altro Corriere Tv, e martedì alle 18.30 sulle piattaforme streaming dell’Eco dello Jonio, racconteranno ciò che sta davvero succedendo: una marea di profughi in cerca di aiuto, volontari che perdono letteralmente il sonno per tamponare l’emorragia umana che si riversa fuori dall’Ucraina, una corsa contro il tempo per far arrivare gli aiuti dal sud, quelli calabresi che sono davvero tanti. Molti di questi sono targati Corigliano-Rossano e territorio limitrofo, da Sibari fino a Cariati, passando per la Sila Greca.
Ho visto arrivare il nostro cuore fin qui, il sacrificio di tutti che, nonostante i problemi che abbiamo e tutto quello che “non abbiamo”, siamo presenti anche in una terra che da noi dista una vita, dove i pianti dei bambini sfamati, ma terrorizzati ancora, fa eco nella testa anche a chilometri di distanza.

Ma poi succede che da quella sgradevole sensazione che serpeggia di non aver fatto abbastanza, accade qualcosa fuori programma e ti fa pensare che forse, non tutto è perduto, che per quanto troppe volte etichettati come la parte povera dell’Italia, noi calabresi andiamo oltre ogni tipo di queste brutte etichette.
Un lavoro di rete nato dal cuore, un coordinamento tra Elena, il direttore dell’Eco Marco Lefosse e noi che siamo qui, partiti nel giro di qualche ora quasi per caso. Ma sappiamo che il caso non esiste e forse per questo, siamo riusciti a tracciare il cammino di Yuri (sotto, la sua storia) fino a Cracovia ed è qui che l’abbiamo abbracciato e preso con noi, per portarlo giù in Calabria, dalla sua amata famiglia, dai suoi amici fraterni calabresi.
È stata un’emozione che ancora circola nel profondo, perché tutti temevano che Yuri difficilmente sarebbe ritornato a casa. Dal caos della stazione di Cracovia verso la via di casa, mi è facile pensare in questo momento, è stata davvero, la mano di Dio.

Dai gelati di Capani fino al fronte: la storia di Yuri che si è ritrovato in Ucraina a combattere una guerra non sua

Sappiamo tutti come la guerra in qualsiasi sua forma e circostanza, produca conseguenze drammatiche nella vita delle persone coinvolte nei conflitti, direttamente e non. Quella che vi raccontiamo è una storia in cui si sente l’urgenza di «fare qualcosa e presto». L’appello è lanciato dall’imprenditore Alex Capani: «Un mio dipendente è bloccato al confine tra Ucraina e Polonia, diviso dalla famiglia contro la sua volontà».
Ma andiamo con ordine, Yuri, 37 anni, è ucraino fuggito dalla guerra, venuto in Italia 15 anni fa alla ricerca di un futuro migliore che riesce a costruire, con onestà e dedizione. In questi anni diventa barman, bravo e apprezzato.
Nove anni fa diventa dipendente di Alex, nella gelateria Capani, localetra i più conosciuti della zona dell’Alto Jonio. Tra i due nasce una collaborazione che si concretizza in un rapporto fraterno.
Un ragazzo integrato perfettamente nel tessuto sociale della città, che è riuscito a mettere su una famiglia felice, con la moglie Elena, ucraina anche lei e la figlia da poco maggiorenne. I problemi giungono quando Elena e Yuri, preoccupati per le loro famiglie nel Paese d’origine, una settimana fa partono, il sentore della guerra, da cui sono scappati 15 anni fa, rende inquieti i loro animi e l’apprensione per i familiari è tanta. Giungono nella già martoriata regione del sud-est ucraino, il Donbass, perché è proprio lì che vive la mamma di Yuri.
Capendo che ormai la situazione è al collasso, mercoledì 23 febbraio, la coppia cerca di rientrare in Italia tentando di arrivare a Kiev prima che sia troppo tardi. La capitale è però già bloccata, sotto assedio russo e Yuri e Elena trovano un mezzo di fortuna, un bus che porta i coniugi al confine con la Polonia. Ma è proprio qui che la situazione precipita, perché se Elena riesce a varcare la frontiera, Yuri resta bloccato dal governo ucraino. Infatti secondo la Legge Marziale, che vige in ucraina in stato guerra, Yuri non essendo ultra sessantacinquenne, ha l’obbligo di restare in patria e se necessario, partecipare alle operazioni militari.
Devastate moglie e figlia trovano unico rifugio in Alex che tanto sta facendo per far rientrare Yuri in Italia, dall’invio del contratto di lavoro e dei documenti per la richiesta di cittadinanza italiana, alle autorità di confine ucraino, fino all’appello alla stampa. Yuri in questo momento si trova bloccato a 500 metri dalla frontiera polacca, in una sorta di comprensorio fatto di diverse “trattorie” (così le chiamano). All’interno di ogni trattoria ci sono all’incirca 10-11 uomini. Un pasto al giorno, condizioni igienico-sanitarie precarie, il timore di essere inviato al fronte di un conflitto che non sente suo.
Una guerra che non sente sua perché di fatto, oggi, Yuri è un cittadino italiano anche se la sua carta d’identità dice altroha degli obblighi verso il nostro Statola famiglia che ha costruito è qui in Italia. La sua cittadinanza ucraina è uno status di nascita, di identità e memoria ma la sua vita da 15 anni è qui, in Italia, in Calabria, a Corigliano-Rossano.
Ma su tutto, la terribile paura di non rivedere la famiglia, soprattutto la figlia che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo: «Da padre non posso stare fermo a guardare una famiglia spezzata, senza fare nulla, da amico non posso permettere che gli venga fatto del male – afferma Alex Capani – da uomo figlio della democrazia e sostenitore della tutela diritti umani, non posso stare più in silenzio vedendo che i diritti di Yuri continuano a non essere rispettati».

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