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La riflessione

«La politica fatta sulle spalle dei catanzaresi»

Il buon giorno si vede dal mattino! A Catanzaro i movimenti politici che concorrono per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale sono in fibrillazione. E come spesso accade nei periodi pre-…

Pubblicato il: 21/03/2022 – 9:27
di Franco Scrima*
«La politica fatta sulle spalle dei catanzaresi»

Il buon giorno si vede dal mattino! A Catanzaro i movimenti politici che concorrono per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale sono in fibrillazione. E come spesso accade nei periodi pre-elettorali, coloro che hanno (o che dicono di avere) i voti necessari per essere eletti, si incontrano e si scontrano sulle scelte da fare, senza curarsi che c’è una popolazione che chiede efficienza e competenze tali da garantire uno standard di vita migliore da quello che gli è offerto. Intanto si prenda atto che Catanzaro, nonostante le parole, non riesce a esprimere una classe politica diversa da quella che l’ha governata fino ad oggi e, imperterrita decide di calcare ancora quelle stesse orme anche per il futuro. In tal caso la popolazione deve essere cosciente che vengono meno le possibilità di riscatto sociale e ambientale, motivo di speranza per le giovani generazioni alle quali va riservato un futuro migliore.  
Si dirà “roba d’altri tempi” e, invece, quei tempi continuano a segnare la realtà dei nostri giorni, come accadeva quando il rapporto tra soggetti muniti di titolo di studio e candidati semi analfabeti pendeva a favore di questi ultimi. Solo che, in quei tempi, il “sistema” politico controllava tutto! Oggi, nonostante la scolarità sia cambiata e l’analfabetismo quasi scomparso, la scelta di taluni candidati spesso continua a rimanere nella disponibilità di soggetti che “trattano” come se stessero discutendo del prezzo degli agrumi all’ingrosso, piuttosto che del futuro della città e della sua popolazione.
Purtroppo la deriva politica s’intende, con sempre maggiore frequenza, come una “professione”, lasciata in mano a soggetti che, a parole, dicono di poter disporre di voti. Un modo d’essere che, in anni passati, anche se con le dovute distinzioni, ha spinto Max Weber a parlarne in conferenze tenute sui temi del «lavoro intellettuale come professione e sulle sue ricadute politiche».
Weber sosteneva che non vi erano compiti particolari che i gruppi politici non avessero intrapreso, stante che la politica aveva raggiunto un significato ben preciso: aspirare al potere attraverso il lavoro di “professionisti”. Oggi che quel mondo tende a rafforzare quel potere anche nelle amministrazioni locali, tenuto conto che spesso sono nelle mani di dilettanti, o che vi possono cadere, è pressoché ineluttabile che si tenti un raggìro dai risvolti non reversibili.
Anche queste scelte – secondo Weber – pongono il potere dell’Amministrazione nelle mani di soggetti impreparati le cui “figure”, in taluni casi, sono accostabili a profittatori. Insomma, diventare deputato, senatore, sindaco o consigliere comunale – secondo il sociologo e politico tedesco – è, sia per chi offre voti che per chi li accetta, un lavoro ben remunerato. Una realtà propria della politica fatta per mestiere!
Non guasta neppure ricordare anche una celebre frase di Winston Churchill: «Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni». Ritenere che non sia così è come auspicare che il rapporto tra realtà e finzione; o meglio la straordinaria capacità della finzione di diventare realtà, non è più un’esclusiva della capacità artistica, ma di una società in cui è la realtà ad alimentarsi della finzione.
Questo tipo di politica può indurre a incertezze, indecisioni, apatie e presentare, anche senza volerlo, risposte senza costrutto. Molto meglio rendere noto da che parte si sta. Perché se si dovesse arrivare alla conclusione che i partiti non possono contribuire a riscrivere le regole che disciplinano il funzionamento della democrazia, significa che il potere può anche essere affidato a qualche salottiere. E a Catanzaro ce ne sono tanti! Ai partiti, invece, rimane il dovere di rinnovare la democrazia. Altrimenti si rischia di ridurre in frantumi i fondamentali dell’impianto istituzionale. È pur vero che non sempre si riesce, sia per le valutazioni superficiali sui candidati, sia per l’intercedere di qualcuno che ne tesse gli elogi nonostante non abbia mai potuto, o voluto, approfondire la realtà. Il dibattito politico offre l’opportunità per valutare chi accetta e scommette sino in fondo sulla cultura democratica e chi, invece, si limita all’insaputa di tutti, a cavalcare il qualunquismo pur di lucrare qualche voto in più.
*giornalista

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