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Inquinamento ambientale, maxi operazione tra Cosenza, Vibo e Catanzaro: sequestri e sanzioni – VIDEO

Irregolarità in 15 siti tra cui un depuratore, due centri di raccolta di rifiuti, due lavanderie industriali, due officine e sei esercizi commerciali

Pubblicato il: 24/03/2022 – 10:37
Inquinamento ambientale, maxi operazione tra Cosenza, Vibo e Catanzaro: sequestri e sanzioni – VIDEO

CATANZARO «Abbiamo monitorato, in due mesi, 208 chilometri di costa, da Tortora a Nicotera, analizzato 58 depuratori dei quali ne abbiamo sequestrati cinque. Abbiamo potuto verificare che il 30% degli obbiettivi era fuori norma. Ma tengo a sottolineare che il lavoro non è finito e arriveremo ovunque, anche nei Comuni più impervi da raggiungere». Così il generale di brigata Pietro Salsano ha illustrato l’operazione “Deep” che i carabinieri stanno effettuando lungo le coste calabresi per verificare lo stato delle acque marine e la salubrità di fiumi e torrenti. L’operazione non è ancora conclusa tanto che il generale ha anticipato, quale ammonizione: «Faccio un appello ai Comuni e alle aziende, che si mettessero in regola perché noi arriveremo ovunque».
Anche il direttore generale dell’Arpacal Domenico Pappaterra ha sottolineato l’unicità dell’operazione che coinvolge, al momento, tre procure: Lamezia Terme, Paola e Vibo Valentia. Pappaterra ha inviato un monito al Governo affinché si decida a «nominare un commissario per il sito inquinato di Crotone». Il direttore generale dell’Arpacal ha affermato che sono stati posizionato 80 campionatori automatici lungo la fascia costiera e si è rivolto ai sindaci perché collaborino in questa operazione che vede cooperare i carabinieri, l’Arpacal, e la stazione zoologica Anton Dohrm guidata da Silvio Greco.
All’operazione Deep stanno lavorando 300 carabinieri tra i quali i militari del gruppo Forestale, guidato da Giorgio Borrelli, i carabinieri dei vari Gruppi di zona e anche lo Squadrone eliportato Cacciatori di Calabria per perlustrare le zone impervie e acquitrinose.
Il colonnello Sergio Molinari, comandante del Gruppo di Lamezia Terme, ha spiegato che 13 persone, responsabili pubblici e privati degli impianti di depurazione, sono state deferite all’autorità giudiziaria. «È stato verificato – ha detto Molinari – che aziende agricole e zootecniche non erano collettate agli impianti fognari». Sono stati monitorati i torrenti Turrina, Randace e Savuto. 

L’operazione “Deep”

A partire dalle prime ore del mattino e fino alla tarda serata di ieri, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, su iniziativa del Comandante della Legione Carabinieri “Calabria”, Generale di Brigata Pietro Salsano, e di concerto con il Comandante della Regione Carabinieri Forestale, Colonnello Giorgio Borrelli, è stata eseguita l’operazione “Deep”, un intervento complesso in materia ambientale attuato mediante l’impiego coordinato e simultaneo di squadre congiunte, composte da Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati, per la perlustrazione di aree impervie e acquitrinose, da Squadre operative dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri Cc di Vibo Valentia e per il controllo di mirati obiettivi da personale del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro.

Il blitz

L’iniziativa trae origine dalla constatazione che soprattutto l’inquinamento acqueo è particolarmente accentuato in Calabria come è possibile evincere da un’osservazione: empirica, in relazione al ciclico intorbidimento delle acque marine, che si verifica soprattutto nella stagione estiva quando si registra un aumento della popolazione dimorante sulla fascia costiera; clinica, a seguito dei risultati di numerosi accertamenti tecnici eseguiti tramite campionatura delle acque per esami specifici condotti da Enti specializzati; statistica, realizzata con l’analisi dei dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che colloca la Calabria tra le ultime Regioni per produzione e trattamento di fanghi provenienti da acque reflue urbane, rapportata alla popolazione residente (cosiddetto indice di potenziale smaltimento non controllato/illecito dei fanghi). Infatti, per comprendere l’entità del fenomeno, basta pensare che nel 2019, in Calabria sono state dichiarate 34.072 tonnellate di fanghi regolarmente trattati a fronte di una popolazione di 1.860.000 abitanti mentre – a titolo meramente indicativo – sono state invece 90.660 le tonnellate dichiarate, sempre nel 2019, per 1.600.000 abitanti nella regione Sardegna e, ancora, 299.814 tonnellate di fanghi trattati dalla Puglia nello stesso anno a fronte di circa 4.000.000 di abitanti.
La complessa operazione, pianificata nel corso degli ultimi mesi e che ha visto impegnato anche il personale specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria diretta da Domenico Pappaterra e della Stazione Zoologica Anton Dohrm guidata in Calabria dal Silvestro Greco, recepisce anche le istanze, volte ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine, sia di alcune Procure della Repubblica, sia della Regione Calabria.

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2. Centinaia di milioni per ripulire il mare e la task force cancellata dalla Regione. La nebulosa della maladepurazione
3. Maladepurazione, la mappa delle emergenze: 22 interventi segnalati da un anno (e mai effettuati)
4. Impianti dimenticati e interventi rifinanziati. Il caos della depurazione è (anche) nella destinazione dei fondi
5. I fiumi-discarica e il mare malato. Le “cattive acque” del Mesima

Campionamento e analisi delle acque reflue

Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata “Deep” per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, sono stati impiegati: 300 militari, 115 automezzi e 1 elicottero, in un’area di operazioni che ha interessato la fascia medio-costiera tirrenica dei territori delle 3 citate province per un totale di 208 km; controllati un centinaio di obiettivi, tra cui 58 siti di depurazione, 15 pompe di sollevamento nonché aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa, con annesse attività produttive limitrofe. Inoltre, grazie al supporto tecnico specializzato reso disponibile da Arpacal e dalla citata Stazione zoologica con 8 teams che hanno affiancato i militari dell’Arma nelle operazioni, si è proceduto al campionamento di acque reflue, allo scopo di intercettare eventuali flussi inquinanti e sviluppare ulteriori attività di accertamento utili anche in prospettiva futura per acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.

Il video dell’operazione

Infatti, l’intervento è stato preceduto da un’articolata attività di analisi dei dati informativi, raccolti nel corso dei servizi di controllo del territorio grazie alla capillarità dei presidi dell’Arma, finalizzata ad individuare le fonti di potenziale inquinamento fluviale e marino quali siti di depurazione, aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa. Si è proceduto, quindi, a controllare i siti di depurazione, a monitorare i corsi d’acqua lungo il loro naturale percorso procedendo alla campionatura di acque e terriccio da analizzare in laboratorio per individuare la tipologia di prodotti chimici inquinanti. Contestualmente, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, ha eseguito perlustrazioni in territorio impervio, risalendo alcuni corsi d’acqua (il fiume Savuto e il torrente Bagni nel cosentino, il primo divide le province di Cosenza e Catanzaro tra Nocera ed Amantea, mentre il secondo scorre nel Comune di Guardia Piemontese, nonché i torrenti Randace e Turrina nel lametino che sfociano nel tirreno tra Lamezia Terme e Curinga) fino alle sorgenti attesa la possibilità che alcune aziende, distanti anche centinaia di metri dal torrente, attraverso tubazioni abusive sversino liquami direttamente nell’alveo fluviale. In una prossima fase, la procedura di verifica sarà ulteriormente approfondita mediante il confronto delle analisi chimico-biologiche eseguite sui campioni prelevati e l’eventuale corrispondenza con i residui prodotti dalle attività che possono aver determinato la contaminazione.

I risultati delle verifiche: 13 denunce , 5 sequestri e 500mila euro di sanzioni

L’operazione “deep” ha permesso di conseguire importanti risultati sia sul piano preventivo con il suo forte impatto deterrente, sia sul piano repressivo. 13 persone sono state denunciate per reati ambientali, sequestrando 5 siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti. In ben 22 siti sono state riscontrati illeciti penali e irregolarità ammnistrative, nei restanti obiettivi controllati proseguono le verifiche in relazione all’esito dei campionamenti effettuati su acque e terriccio. Sono state elevate sanzioni amministrative per un totale complessivo superiore a 500mila euro.

Vibo Valentia

Nel dettaglio, in provincia di Vibo Valentia, sono stati sequestrati due siti di depurazione, in quanto in un caso si è riscontrata la presenza di bypass, fanghi oltre la soglia limite, pompe di sollevamento non in funzione e l’autorizzazione allo scarico scaduta, mentre nell’altro si è accertato un ciclo di depurazione non conforme alla norma, vasche di decantazione non alimentate e quella dei fanghi è risultata collegata a quella di ossigenazione. In altri sei impianti sono state riscontrate, a vario titolo, ipotesi di violazione di carattere penale con particolare riferimento al mancato smaltimento dei fanghi, alla gestione non autorizzata di rifiuti, allo scarico di acque reflue non autorizzato, all’abbandono e smaltimento illecito di rifiuti. Violazioni di carattere amministrativo, consistenti in gran parte nello scarico di acque reflue non autorizzato, sono state riscontrate in altri tre impianti.

Catanzaro

Nel catanzarese, il titolare di un’azienda operante nel settore dello smaltimento di rifiuti e inerti è stato denunciato per ipotesi di mancato smaltimento dei fanghi derivati dal trattamento delle acque di prima pioggia e, nella circostanza, è stata sequestrata la vasca di contenimento dei fanghi. Sempre in provincia, è stato sequestrato un depuratore per ipotesi di malfunzionamento delle linee di depurazione e gestione non conforme alla normativa vigente della struttura.

Cosenza

In ultimo, nel cosentino, un impianto è stato sequestrato per ipotesi di sversamento illecito di liquami causato da malfunzionamento della pompa di sollevamento, mentre in altri 7 siti sono state elevate sanzioni amministrative per scarico di acque reflue non autorizzato.

I numeri

L’intervento, condotto ieri per la prima volta in ambito regionale, rappresenta solo l’inizio di una più complessa strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vedrà impegnati i Carabinieri di Calabria anche nei prossimi mesi non solo nel contrasto all’inquinamento acqueo, che comunque interesserà gradualmente tutti i tratti costieri della Regione, ma anche nella lotta ad ogni forma di compromissione dell’habitat naturale dal suolo all’aria, dai centri urbani alle foreste. Prova di questo impegno costante dell’Arma in Calabria sono i dati riferiti al contrasto ad ogni forma di inquinamento e relativi agli ultimi mesi, sono state riscontrate irregolarità in 15 siti, ritenuti potenzialmente inquinanti, tra cui 1 depuratore, 2 centri di raccolta di rifiuti, 2 lavanderie industriali, 2 officine e 6 esercizi commerciali. In tali occasioni, le irregolarità più frequentemente riscontrate sono state la violazione di norme generali poste a tutela dell’Ambiente, con particolare riferimento all’abbandono illecito, lo smaltimento e il traffico di rifiuti speciali, la gestione non autorizzata di rifiuti, lo sversamento di liquami inquinanti che hanno portato alla denuncia di 36 soggetti ritenuti responsabili della condotta offensiva verso il patrimonio ambientale.

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