LAMEZIA TERME In questa storia ci sono due bandi che presentano più di qualche stranezza, una società con sede a Rubano (provincia di Padova) che riesce a ottenere un posto al sole nelle frequenze televisive della nostra regione e, per chiudere, uno schiaffo ai calabresi, che dal profondo Veneto vedranno irradiare “contenuti” video sulle frequenze regionali. Sono, questi, passaggi strettamente connessi nel racconto della procedura che, in diverse fasi, ha portato il Ministero dello Sviluppo economico a redigere la graduatoria che cambierà la numerazione dei canali della televisione digitale terrestre.
Una premessa tecnica è necessaria. La legge di Bilancio 2018 (poi modificata dalla legge di Bilancio 2019) ha disposto l’attuazione della decisione Ue del 17 maggio 2017 e avviato il lavoro di riassetto dell’intero sistema televisivo italiano. Un lavoro da completare entro il 30 giugno 2022 con il passaggio alle trasmissioni televisive digitali di seconda generazione. Nuova tecnologia e nuove numerazioni: una rivoluzione condotta con diversi “stop and go” (le procedure sono sempre farraginose) e arrivata alle strette finali.
Per l’emittenza televisiva locale, il nuovo quadro ha previsto una serie di step. Il primo è la dismissione di tutte le frequenze, secondo il calendario previsto dal ministero dello Sviluppo economico. Il secondo è la prosecuzione delle trasmissioni mediante nuove reti, i cui diritti di uso delle frequenze sono stati assegnati dal Mise, mediante gare, a nuovi operatori di rete. Per la Calabria l’operatore è Ei Towers. È con l’operatore di rete che le società editoriali devono stringere accordi onerosissimi per garantirsi di essere trasmessi su tutto il territorio regionale. Terzo passaggio: la selezione dei Fornitori di servizi di media audiovisivi (Fsma) in ambito locale che accedono alla capacità trasmissiva. Una procedura anche questa effettuata mediante bando indetto dal ministero dello Sviluppo economico. L’area tecnica relativa alla Calabria è la numero 16. L’esito – ci torneremo – restituisce una graduatoria degli idonei e degli utilmente collocati ed è stato pubblicato dopo la seduta pubblica dello scorso 17 gennaio. Ultimo passaggio prima di avviare il nuovo corso delle tv locali: l’attribuzione a ognuno dei Fsma selezionati della nuova numerazione attraverso sempre un bando del Mise. In Calabria la procedura – torneremo anche su questo – è stata completata e sono state attribuite le relative numerazioni Lcn (Logical channel number).
Per definire la graduatoria per le emittenti locali, dunque, ci sono due passaggi fondamentali. Quello preliminare è l’acquisizione dell’idoneità. Si basa su diversi criteri: i dipendenti assunti, i dati Auditel (indici d’ascolto), gli investimenti sostenuti. È necessario superare questa prima selezione per accedere alla seconda, che assegna la nuova numerazione. Al termine di questo primo round, L’altro Corriere si piazza al decimo posto fra gli idonei con 201,38 punti. Al tredicesimo posto c’è “Canale Italia 83 Extra”, che totalizza 79,26 punti ottenuti esclusivamente grazie ai dati Auditel. Non potrebbe essere diversamente: “Canale Italia 83 Extra” non dichiara dipendenti in Calabria (e d’altra parte non potrebbe, oltretutto non ha una sede sul territorio regionale) né dichiara di aver sostenuto costi d’investimento. In realtà appare anomala anche la segnalazione del punteggio ottenuto con i dati Auditel. La questione è sia di forma che di sostanza: “Canale Italia 83 Extra” non è nei report Auditel, ma questo aspetto della faccenda diventa di fondamentale importanza più avanti, quando si passa al secondo bando e alla definizione della graduatoria finale per assegnare la nuova numerazione dei canali. Qui siamo, ancora, all’attestazione di idoneità (che comunque non dovrebbe esserci, vista l’assenza del marchio dai report Auditel).
I canali più ambiti per le emittenti regionali sono quelli che vanno dal 10 al 19. È per questo che il secondo bando è decisivo: acquisire una buona numerazione è fondamentale per un’emittente locale, significa maggiore visibilità e, banalmente, più introiti. Altra precisazione: a contare è la seconda selezione, la posizione acquisita nel primo bando non garantisce alcun diritto di prelazione sulla numerazione dei canali.
Ed è qui che l’anomalia accennata riguardo a “Canale Italia 83 Extra” diventa decisiva. Non è l’unico dubbio a sorgere, per la verità. Ma andiamo con ordine. News&Com Srl, con L’altro Corriere, si trovava – come abbiamo visto – al decimo posto nella prima graduatoria e partecipa alla procedura per l’attribuzione della numerazione LCN indetta con bando del 24 gennaio 2022. Dopo la valutazione effettuata dal Mise, nella seconda graduatoria, L’altro Corriere si colloca all’undicesimo posto con punteggio totale pari a 47,06 punti e assegnazione del canale 75. La nostra società risulta preceduta dalla “Canale Italia s.r.l.”, classificatasi (anche questo lo avevamo già visto) al tredicesimo posto nel primo bando e nella prima graduatoria. La società che conquista il decimo posto – e, dunque, ottiene il canale 19 – partecipa al bando (come certifica il Corecom) con il marchio “Canale Italia 83 Extra” e ottiene il punteggio totale di 47,94 punti. La differenza tra le società “Canale Italia 83 srl” e News&Com Srl è di soli 0,88 punti. Apparente inezia che genera una differenza enorme: lo slittamento dal canale 19 al canale 75, con tutte le conseguenze del caso.
I criteri del bando per l’assegnazione degli LCN sono basati sui requisiti: storicità del marchio, dati Auditel e palinsesto (cioè sui contenuti autoprodotti). Soffermiamoci nuovamente e in maniera più specifica sui dati Auditel.
È certificato dal Corecom che “Canale Italia srl” partecipa alla selezione con il marchio “Canale Italia 83 extra”. Bene, come certificato dai report diffusi da Auditel e riferiti agli anni 2019 e 2020 (quelli presi in considerazione dal Bando), questo canale – 83 Extra – non è rilevato. Il Corriere della Calabria è andato oltre, estendendo la ricerca anche agli anni 2017, 2018 e 2021: i report confermano che il marchio non c’è neppure in quegli anni. In soldoni: senza indici di ascolto il marchio “Canale Italia 83 Extra” non avrebbe dovuto ottenere alcun punteggio. Al posto di “Canale Italia 83 Extra” è rilevato invece su LCN 83 “Canale Italia 83”. Si tratta di due marchi diversi e i dati sono in possesso, ovviamente, anche del ministero dello Sviluppo economico. Questo non ha impedito, comunque, di attribuire alla società ben 27,94 punti per gli indici di ascolto, per un marchio non rilevato. Anomalia che, se nella prima graduatoria non aveva stravolto l’esito della selezione, nella seconda ha modificato profondamente i risultati. Anche i monitoraggi a cura dello stesso Mise finiscono per confermare i dubbi contenuti in due istanze di News&Com – prodotte dallo studio legale Morcavallo di Cosenza – alle quali non è stata data, finora, risposta dal Rup Giovanni Gagliano: questi monitoraggi, infatti, confermano che su LCN 83 appare il marchio “Canale Italia 83” e non “Canale Italia 83 Extra” che, invece, ha beneficiato del dato Auditel per ottenere il decimo posto nella graduatoria.
Un punteggio ottenuto per un marchio che non compare neppure nei report dell’Auditel. Il decimo posto di “Canale Italia 83 Extra” sembra il classico “miracolo italiano”. Ma qualche risposta il Mise dovrebbe fornirla. Soprattutto alla Calabria e ai calabresi. Che, per la prima volta nella storia, se la graduatoria restasse così com’è, vedranno sulle frequenze destinate da sempre alle locali, una tv di Rubano, provincia di Padova, che non ha una sede in regione, non ha dipendenti in Calabria e non esiste(va) neppure nei monitoraggi del Mise. Una vicenda da chiarire fino in fondo. (paola.militano@corrierecal.it)
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