CATANZARO «Il nuovo Piano rifiuti della Regione mostra segnali positivi, ma non può che trovarci contrari sull’ampliamento di un inceneritore». Questo il commento di Legambiente Calabria dopo l’approvazione del nuovo Piano da parte della Giunta regionale che prevede, di fatto, l’ampliamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro per affrontare l’emergenza.
Tra luci ed ombre, Legambiente Calabria accoglie l’invito del presidente Occhiuto a partecipare alla sfida di migliorare il ciclo integrato dei rifiuti nella nostra regione in una vera e propria battaglia di civiltà che disegnerà il futuro dei cittadini calabresi. «Il nuovo Piano rifiuti – recita la nota dell’associazione ambientalista – si pone l’obiettivo di rafforzare l’economia circolare per raggiungere risultati più ambiziosi nella raccolta differenziata, realizzando impianti di valorizzazione e recupero ed incentivando l’adozione di tariffazioni del servizio secondo il principio “paghi quanto produci” ed incoraggiando il compostaggio domestico e di prossimità. Si tratta di segnali positivi della volontà della Regione Calabria, volontà già dichiarata nel Piano regionale rifiuti approvato nel 2016, di andare nella giusta direzione, ai quali dovrà ora seguire, coerentemente, la fine della dipendenza dalla discarica, correttamente indicata, nella nota regionale, come forma di gestione non più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico. Come emerso nel recente Ecoforum sui rifiuti, organizzato da Legambiente Calabria, cui è seguito un incontro tra il presidente Occhiuto, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta, è urgente, nella nostra Regione, aumentare la raccolta differenziata che attualmente è sotto il 50%, collocando la Calabria penultima a livello nazionale.A fronte dell’esempio virtuoso dei Comuni Rifiuti Free e dei Comuni ricicloni premiati annualmente da Legambiente, esistono in Calabria ben 89 Comuni che non hanno raggiunto neppure il 35% di raccolta differenziata, soglia minima prevista dalla legge».
«L’adeguamento effettuato dalla Giunta della Regione Calabria del Piano regionale dei rifiuti alle nuove direttive comunitarie, è un atto dovuto e necessario – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria -. La gestione dei rifiuti non può che passare, nel prossimo futuro, dal riutilizzo e dal riciclo, anche in considerazione del fatto che la direttiva Ue 2018/851 prevede nuovi obiettivi di riciclaggio dei rifiuti domestici al 55% entro il 2025, al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035 oltre alle percentuali ed alla tempistica per i rifiuti da imballaggio. Entro il 2035 i rifiuti urbani smaltiti in discarica dovranno essere ridotti, per costituire al massimo il 10% del totale dei rifiuti urbani prodotti».
Per uscire realmente dalla logica della perenne emergenza e dalla dittatura delle discariche è necessaria la determinazione di mettere in campo progetti a medio e lungo termine. Ad esempio è necessario costruire, in tutte le province calabresi, impianti tecnologicamente avanzati per il trattamento dei rifiuti – prosegue Legambiente – ed il loro riciclo a partire da biodigestori anaerobici per produrre compost e biometano superando le attuali gravissime carenze del parco impiantistico calabrese. Altri esempi: i centri del riuso e della riparazione, i sistemi di tracciabilità della raccolta differenziata, il compostaggio diffuso di comunità, la raccolta spinta dei rifiuti tessili e dei Raee, l’applicazione della tariffa puntuale. Perché vi sia un reale cambiamento occorre l’impegno di tutti gli attori coinvolti a partire da Amministrazioni ed imprese, ma è necessaria anche maggiore consapevolezza da parte dei cittadini sull’importanza della tutela ambientale. Sono inoltre necessari controlli stringenti sul gravissimo fenomeno dell’abbandono dei rifiuti per non dover più vedere inquinanti discariche abusive su spiagge, strade e corsi d’acqua.
Per proteggere l’ambiente – conclude la nota – la salute delle persone ed innescare meccanismi economici positivi dobbiamo differenziare di più e differenziare meglio, per come richiesto dalla normativa europea».
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