CATANZARO «Se aveste visto le facce dei chirurghi, degli ortopedici, dei neurologi…». Il professor Arrigo Palumbo è docente di Bioingegneria elettronica all’Università di Catanzaro. Calabrese, 52 anni, è il padre del progetto SIMpLE, finanziato dal Miur. È l’acronimo per “Soluzioni intelligenti per la salute, il monitoraggio e la mobilità indipendente di disabili e anziani”. Il suo a Sette del Corriere della Sera è il racconto dell’esperienza vissuta durante un convegno, quando mostrò ai medici la possibilità di entrare letteralmente, in maniera virtuale, all’interno di un cranio. Mostrò la Tac tridimensionale di un cervello, che lui esplorava muovendo le mani per scrutare la materia grigia del paziente. I suoi studi – interfacce tra il computer e il cervello umano – sono potenzialmente importantissimi per «restituire un po’ di vita – sintetizza Sette – a chi soffre di malattie degenerative molto gravi come la Sclerosi laterale amiotrofica». L’idea inizia – con la partcipazione a un bando – nel 2013. La prima tranche del finanziamento da 920mila euro arriva soltanto nel 2018. Ma il prof non si arrende.
Il video sopra, pubblicato sulla pagina Facebook del professor Palumbo, mostra come è possibile guidare una carrozzina semplicemente guardando i pulsanti a forma di frecce direzionali
Il lavoro di Palumbo può aiutare i malati di Sla a ottenere un minimo di possibilità di mobilità e di comunicazione. «L’interfaccia realizzata dal progetto SIMpLE – spiega Sette – prevede la possibilità di equipaggiare a costi accessibili una qualsiasi carrozzina commerciale con una cuffia encefalografica attraverso la quale si può guidare la carozzina immaginando semplicemente di muovere gli arti». Lo strumento permette di interpretare i segnali che il cervello produce nel processo di intenzione del movimento. Se il paziente può muovere la testa, invece, saranno proprio i suoi movimenti a far spostare la carrozzina.
L’ultima modalità, invece, chiama in causa il casco con i visori per ologrammi che legge la gestualità delle mani (SIMpLE utilizza quello della Microsoft). Chi indossa il casco vede la realtà aumentata. Nel caso dei malati di Sla questi oggetti grafici sono una serie di pulsanti che permettono il movimento della carrozzina e che il malato può azionare con lo sguardo, sempre sotto un monitoraggio che tiene sotto controllo le funzioni di muscoli e cuore.
L’altra metà del progetto è pensata per i medici. «Abbiamo realizzato una sorta di cartella clinica che raccoglie tutti i dati dei pazienti – dice Palumbo al Corriere della Sera –. Tac, radiografie, risonanze, pet. Raccogliamo immagini con un sistema tecnologico che consente al medico di refertare anche a distanza, da smartphone. Finora si poteva fare in studio o in ospedale con una work station che fosse in grado di rilevare le dimensioni di ciò che mostrano gli esami. Con la nostra innovazione si potrà fare su un tablet perché diamo gli strumenti matematici e grafici per misurare un’area sospetta, una stenosi o qualsiasi altro dettaglio». Con l’aggiunta del casco con il visore di ologrammi, poi, «il medico può gestire una mole impressionante di dati, a partire dall’intera storia clinica del paziente» e ottenere versioni tridimensionali dei referti. «Lo dico in parole semplici: puoi entrare nel corpo umano e guardarlo dall’interno», spiega Palumbo. Che chiude raccontando di un paziente che, attraverso un collega, gli ha fatto arrivare un messaggio. «È malato di Sla, ha una minima mobilità delle palpebre e nient’altro. Comunica con un foglio di plexiglass sul quale i suoi bambini scrivono delle lettere. Lui cerca di sgranare gli occhi verso la lettera che gli interessa e pian piano compone parole. Mi ha mandato a dire: fa’ in fretta con il tuo progetto che ho bisogno di parlare con i miei figli». (redazione@corrierecal.it)
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