CATANZARO Pagine di storia del teatro in “lingua catanzarese” hanno preso corpo e sostanza, domenica sera, grazie alla bravura delle attrici e degli attori del “Teatro Incanto” e agli allievi del “TeatroLab due ore fuori dal mondo” sul palcoscenico del Teatro Comunale, nel centro del centro storico. Una “Serata d’Onore” voluta dal direttore artistico, l’attore e regista Francesco Passafaro, per festeggiare la Giornata mondiale del Teatro dedicata a straordinari artisti che rappresentano i pilastri del teatro dialettale, dalla cui immensa lezione di bravura e umanità sono “sbocciate” tante realtà teatrali e cultura che coltivano il rispetto e il culto di quel dialetto – in passato troppo spesso costretto negli angusti spazi del folclore e della comicità grossolana – che invece è un genere di spessore, in grado di dare voce alla poesia, e preservare le radici identitarie di una comunità.
Uno spettacolo intenso, divertente, dal ritmo coinvolgente, quello andato in scena domenica sera, costruito con visione e passione per rendere omaggio a grandi personalità del teatro locale, come Nino Gemelli, Sina Di Pane, Mico Amendolia e Ciccio Viapiana e voluto ricordare altri due grandi personaggi, che hanno portato in auge il vessillo di Catanzaro e della Calabria, Ettore Capicotto e la voce più bella della Calabria, Pino Michienzi.
Sul palco a lui dedicato – mentre di proiettano immagini che raccontano di un’epoca che ha fatto la storia del teatro – si alternano Francesco Passafaro, Elisa Condello, Roberto Malta, Stefano Perricelli, Michele Grillone, Francesca Guerra per riportare in scena personaggi come il nonno, e ancora Filippo e Rosina Gangale, la portinaia, u cancelleri Alfonsi, Bobo, don Vincenzo e molti altri direttamente da “Setta, ottu, nova e dècia”, “’A vucca è na ricchezza”, “Basta: abbasta e suverchja”, “Bongiornu e aguri”
“Turuzzu & Luvicia”; insomma da “E mbuccati chissu” fino ai giorni nostri.
Con grande maestria, e autentico affetto, Francesco Passafaro ci racconta di come “zio” Nino Gemelli – che studio anche scenografia a Los Angeles – anche grazie alla lezione di Eduardo, credeva che il dialetto fosse la lingua che potesse raccontare al meglio le mille vite dei catanzaresi. E quando, alla proposta di De Filippo di recitare nella compagnia del figlio Luca, Gemelli scelse di restare a Catanzaro, non solo scrisse teatro in lingua, ma realizzò una vera compagnia teatrale, il Laboratorio Teatro Azione, che ha poi contribuito a generale le compagnie teatrali che sarebbero venute in seguito. Insieme a lui la moglie, Sina Di Pane, due “nonni” del teatro dialettale, Mico Ammendolia e Ciccio Viapiana – il Macario catanzarese ricco di creatività e visione – e tanti altri attori hanno realizzato il solco da cui poi sarebbero nati tantissime belle realtà che oggi vedono il loro sbocco naturale proprio nella rinascita del Teatro Comunale, il centro del centro storico.
Grande emozione nel risentire la voce più bella della Calabria, quella di Pino Michienzi (grazie alla registrazione fornita dalla compagnia Teatro del Carro, fondata da Michienzi e dalla moglie, Anna Maria de Luca che oggi la dirige con il figlio Luca) che legge il Luigi Settembrini di “Le voglio un gran bene a quella città di Catanzaro”. E l’omaggio al musicista Ettore Capicotto si arricchisce invece della goliardia, e della bravura, di Ivan Colacino – artista da tanti sold out proprio al Teatro Comunale con il papà Enzo – cresciuto con Passafaro proprio nella compagnia di Gemelli, che abbracciando la chitarra ripropone in musica la poesia di Umberto Nisticò dedicata al morzello.
Una serata intensa, quindi, che segna il lento, ma progressivo ritorno alla normalità anche per il teatro. E il “Teatro Comunale” si prepara ad accogliere il suo pubblico per il secondo appuntamento della rassegna “Teatro Viva!”, il nuovo progetto del Teatro Comunale e dell’associazione “Teatro Incanto”.
Dopo il coinvolgente spettacolo andato in scena venerdì scorso – “Ora X: Inferno di Dante” di e con Matteo Belli – venerdì 1 aprile alle 20.30 sarà la volta del Teatro del Carro con “Spartacus Strit Viù”.
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