CORIGLIANO ROSSANO Cinquantacinque postazioni in tutta la regione con appena un centinaio di medici in servizio su trecentotrenta necessari: il 118 calabrese sta rischiando il collasso.
Non si contano più gli interventi sui territori con ambulanze demedicalizzate o in perenne ritardo a causa della penuria di mezzi e soprattutto di personale. Così come non si contano i pezzi di “nera” che raccontano – a cadenza quotidiana – i problemi di un servizio sanitario non servizio.
Tanti medici sopravvivono al 118 per mero spirito di servizio, molti altri hanno deciso di impiegare il loro tempo in maniera diversa, meglio retribuito e certamente meno pericoloso. Il gioco, quindi, non vale più da tempo la candela. E se la situazione non dovesse migliorare, soprattutto dal punto di vista economico e incentivante, il servizio 118 regionale continuerà a svuotarsi (ne avevamo parlato qui e qui)
Per questi motivi stanno giungendo gli appelli più disparati. Sinibaldo Iemboli, medico in “trincea”, da una vita in viaggio sulle ambulanze, uno di quelli che ha ricevuto aggressioni e finanche una coltellata, vicepresidente regionale e responsabile per il 118 del Sindacato Medici Italiani, si appella al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nelle sue vesti di commissario alla sanità.
«Solo in provincia di Cosenza – dichiara Iemboli al Corriere della Calabria – nel 2021 sono state effettuate 68mila prestazioni di 118. Il 94% dei casi è stato trattato a casa, evitando così l’accesso all’ospedale. Un lavoro certamente immane perché se non ci fossimo stati noi del 118, quei pazienti sarebbero stati trasportati in ospedale, provocando sovraffollamento ed un aumento enorme della spesa».
«Tutti i sindacati, consapevoli di questi dati e dell’importanza del servizio – spiega ancora Iemboli – hanno prospettato alla Regione Calabria un accordo ponte che sembrerebbe soddisfare anche le esigenze dell’ente stesso. Il governatore vuole salvare il 118, ne siamo a conoscenza, ci auguriamo che la volontà politica possa collimare con le esigenze dei medici».
La questione sta tutta nel «rendere professionalmente allettante il servizio 118. Dopo tanti anni di commissariamento della sanità, finalmente l’argomento sembra interessare, se è vero com’è vero che si sta affrontando il tema relativo all’accordo integrativo regionale. E pensare che nelle province di Crotone e Catanzaro molti colleghi hanno addirittura dovuto sostituire 5,40 euro l’ora di integrazione».
Sinibaldo Iemboli da conoscitore della materia 118 e da sindacalista è, però, preoccupato per il futuro del servizio. «La Regione pare voglia accontentarci ma credo non basterà per rendere invitante il 118 ai giovani medici».
La madre di tutte le questioni – e dei motivi per i quali si registra la costante emorragia di medici – è il contratto di lavoro con annesso l’accordo integrativo regionale. Oggi un medico del 118 sottoscrive una convenzione a vita – un ibrido contrattuale che non accontenta nessuno, soprattutto dal punto di vista previdenziale – per il quale gli si riconoscono 26,50 euro l’ora.
Giusto per fare qualche esempio recente, secondo atti ministeriali, un medico vaccinatore, in un qualsiasi centro, guadagna 80 euro ed un infermiere 50, come prestazione aggiuntive in aggiunta allo stipendio di base. Per un anestesista, un medico di pronto soccorso e tutti quei professionisti che oltre agli straordinari sommano, ancora, le prestazioni aggiuntive, queste vengono retribuite a 60 euro l’ora. Un medico del 118, al “fronte”, ne guadagna come accennato 26,50, senza malattia e ferie retribuite. Confronti imbarazzanti.
«La Regione Campania – conclude Sinibaldo Iemboli – ha offerto ai medici del 118 un contratto integrativo di 12 euro l’ora. Speriamo che anche in Calabria si possano raggiungere quelle cifre, soprattutto per rendere attraente un servizio sottovalutato ma essenziale».
In queste ore è in discussione un documento che medici e sindacati stanno valutando, da inviare alla Regione. Iemboli accenna alla richiesta che sarà sottoposta: «12 euro integrativi, come in Campania».
Un medico del 118 viene retribuito con la quota fissa per gli interventi canonici, ovvero di assistenza e di soccorso avanzato sterno agli ospedali. Presta attività assistenziale e organizzative in maxiemergenze, trasferisce assistiti a bordo delle ambulanze; presta attività nelle centrali operative anche nell’ambito dei dipartimenti di emergenza-urgenza.
L’accordo regionale prevede in aggiunta compiti di primo intervento nei presidi territoriali della Aziende sanitarie e nelle strutture di pronto soccorso degli ospedali; i medici del 118 possono essere utilizzati in attività esterne come pronto soccorso mobili o fissi in occasioni di manifestazioni; svolgono nelle centrali operative dell’emergenza sanitaria territoriale, compiti di coordinamento e di riferimento interno ed esterno al servizio; operano interventi di assistenza e di soccorso avanzato su mezzi attrezzati ad ala fissa, ala rotante, auto e moro mediche; assumono responsabilità partecipando alla presa in carico dei pazienti nei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali per patologie cardiovascolari, neurologiche, traumatologiche e psichiatriche; partecipano ai punti di soccorso fissi e mobili negli sbarchi e nel soccorso in mare e sono utilizzati per il trasferimento degli assistiti anche fuori regione.
Un aggravio di compiti, mansioni e responsabilità, dunque, di non poco conto e che rendono la vita di un medico del 118 «fortunata perché salva vite ma infernale».(l.latella@corrierecal.it)
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