CROTONE Hanno invocato 26 anni condanne, con pene comprese tra i 30 anni e i 3 anni di reclusione, e due assoluzioni, i pm della Dda di Catanzaro Pasquale Mandolfino e Andrea Buzzelli che hanno discusso fino a tarda sera nel processo nato dalle indagini riunite Malapianta e Infectio contro esponenti apicali e sodali dei clan legati alla cosca Grande Aracri di Cutro con ramificazioni anche nel territorio di Perugia.
Invocati 30 anni di reclusione per Alfonso e Remo Mannolo, esponenti di vertice all’interno delle consorterie che vessavano i villaggi turistici della costa ionica crotonese. Tra questi il proprietario del villaggio Porto Kaleo di Giovanni Notarianni, parte civile e testimone di giustizia.
Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minacce, violenza privata, traffico di stupefacenti, delitti in materia di armi.
A dare una forte stura alle indagini di Malapianta è stata la testimonianza di Giovanni Notarianni – rappresentato dall’avvocato Michele Gigliotti – che nel corso degli anni ha subito danni monstre dalle estorsioni della cosca cutrese. Ad aprile 2021 la sua testimonianza è stata portata anche in aula, davanti al Tribunale collegiale di Crotone. Notarianni ha raccontato come sia stato stretto, per venti anni, nella morsa del racket, tra imposizioni, minacce, vessazioni e approfittamenti estorsivi. Notarianni ha raccontato dell’estorsione monstre di 250mila euro versata al clan Mannolo come tributo da pagare per poter avviare l’attività dopo essersi aggiudicato il bene immobile agli incanti. Ma non solo, Notarianni ha descritto nei minimi particolari l’imposizione, da parte del gruppo criminale, della manodopera profumatamente pagata ogni mese, a cominciare dal 2001, così come della somma di 2000 euro al mese versato a titolo di estorsione fino all’anno 2013, da quando a seguito della denuncia al boss Nicolino Grande Aracri ha deciso di non versare più denaro. Un esempio quello delle vessazioni a Notarianni, che racchiude il senso dell’agire, secondo l’accusa delle cosche cutresi.
Oggi in aula ha chiesto di fare spontanee dichiarazioni l’imputato Alfonso Mannolo, 83 anni, il quale ha parlato per circa un’ora. Mannolo ha cercato di smontare le dichiarazioni di Notarianni affermando che la famiglia dell’imprenditore avesse trovato in Gianfranco Barberio (ex compagno della mamma di Notarianni) «una scappatoia». Ha, inoltre parlato di un accordo tra il testimone di giustizia e l’ex comandante del Gruppo della Fiamme gialle di Crotone, il colonnello Emilio Fiora.
L’accusa ha chiesto la condanna di Alessio Bassetti, 3 anni di reclusione; Alberto Benincasa, 3 anni e 6 mesi di reclusione; Giuseppe Benincasa, 20 anni di reclusione; Antonella Bevilacqua, 11 anni; Domenico Bevilacqua, 5 anni; Mario Cicerone, 16 anni; Valentian Danieli, 8 anni; Antonio De Franco, 16 anni; Ciro Di Macco, 6 anni; Francesco Falcone, 18 anni; Roberto Fusari, 3 anni e 6 mesi di reclusione; Piero Giacchetta, 3 anni; Luigi Giappichini, 13 anni; Lamberto Lombardi, 3 anni e 6 mesi; Luca Mancuso Trabucco, 3 anni e 6 mesi; Armando Manetta, 3 anni; Alfonso Mannolo, 30 anni di reclusione; Remo Mannolo, 30 anni; Paolo Menicucci, 7 anni e 8 mesi di reclusione; Annunziato Profiti, 6 anni e 6 mesi; Pasquale Nicola Profiti, 12 anni; Giovanni Rizzuti, 6 anni e 6 mesi e 28mila euro di multa; Pietro Russo, 4 anni; Jerzy Aleksander Sabieraj, 3 anni e 6 mesi di reclusione; Renzo Tribuzi, 3 anni di reclusione; Giuseppe Vittimberga Ferraro, 5 anni. Assoluzione chiesta per Salvatore Diano e Nicola Manetta.
Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Vincenzo Cicino, Gregorio Viscomi, Pietro Pitari, Luigi Falcone, Lucio Canzoniere, Paolo Carnuccio, Mario Nigro, Mario Prato, Giuseppe Fonte, Maria Claudia Conidi, Pietro Funaro, Giovanni Scarpino, Francesco Calabrò, Domenico Russo, Salvatore Iannone, Daniele Pinto, Francesco Gambardella, Giuseppe Bagnato, Daniela Scarfone. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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