COSENZA «Roma Capitale è nostra, l’abbiamo vinta». La frase attribuita all’imprenditore cosentino Giuseppe Borrelli, sarebbe stata pronunciata dopo l’aggiudicazione di un appalto per lo smaltimento dei rifiuti nei campi rom di Roma, all’epoca della giunta guidata da Virginia Raggi. Un affare milionario finito nelle mani del calabrese trasferitosi, nel 2016, nel Lazio. Il 52enne, oggi destinatario di un provvedimento di sequestro di beni (qui la notizia) pari a circa 22 milioni di euro, è ritenuto dagli inquirenti vicino alle cosche operanti nella Sibaritide, già destinatario di due interdittive antimafia.
Nel Lazio, Borrelli acquista un’azienda locale in difficoltà economiche, aggiudicataria di appalti pubblici per i servizi di video ispezione, spurgo fognature, e lavori di manutenzione degli impianti fognari eseguiti negli immobili dell’Ater di Roma (l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della provincia). Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Dda di Roma, quelle imprese avrebbero «in modo scellerato» sversato tonnellate di rifiuti liquidi all’interno di pozzi preposti alla raccolta delle acque nere «lucrando sul risparmio ottenuto rispetto allo smaltimento regolare presso centri autorizzati». Da qui, il profitto ottenuto – secondo gli investigatori – grazie alla «differenza tra lo smaltimento nelle discariche autorizzate e quello avvenuto nei pozzi fognari aziendali praticato a costo zero». «Quasi giornalmente, al rientro in sede, i mezzi aziendali sversano all’interno dei pozzetti presenti innumerevoli quantitativi di rifiuti liquidi». I provenienti accumulati avrebbero permesso a Borrelli di mettere da parte un tesoretto poi destinato ad altri investimenti. Come, ad esempio, l’acquisto di alcune quote di una società che produce birra e gestisce di locali di ristorazione e soggiorno.
Come emerso da un’informativa del Commissariato di Polizia di Castrovillari, Giuseppe Borrelli è considerato «imprenditore contiguo alla cosca “Forastefano-Faillace” ed alla cosca “Bevilacqua-Abruzzese”». Il 52enne, infatti, è stato convivente di Maria Giuseppina Forastefano (dalla quale ha avuto due figli) e sarebbe attuale compagno di Sonia Bevilacqua. I rapporti con la famiglia Forastefano vengono cristallizzati nel corso dell’operazione “Omnia”, datata 2007. L’indagine del Reparto operativo speciale dei Carabinieri portò all’esecuzione di 60 arresti. E’ il racconto fornito da un collaboratore di giustizia, Alfio Cariati, a suggerire ulteriori elementi utili alle indagini sui rapporti tra Borrelli e i Forastefano. Francesco Faillace (figlio della compagna di Borrelli) – secondo quanto confessato dal pentito – «aveva acquisito un ruolo preminente nell’aggiudicazione dei lavori di fornitura di cemento, in quanto gestiva un cementificio insieme al “patrigno”». Nell’operazione “Omnia”, Faillace sarà destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Due anni più tardi, nel 2009, la Questura di Cosenza procederà al sequestro dei beni nei confronti dei presunti affiliati della cosca, un tesoretto riconducibile proprio a Faillace, alla madre Giuseppina Forastefano ed al patrigno Giuseppe Borrelli. Nel 2016, invece, due interdittive antimafia saranno emesse dalla Prefettura di Cosenza nei confronti delle aziende di Borrelli per la presenza di elementi tali da ritenere la sussistenza di «comprovati tentativi di infiltrazione mafiosa nelle società “Giuseppe Borrelli Group Srl” e “E-log srl”, aggiudicataria di un appalto per il servizio di gestione dei rifiuti urbani nel comune di Castrovillari». I provvedimenti convinceranno Borrelli a lasciare definitivamente la Calabria per cercare fortuna nella Capitale.
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