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Quell’Extra di troppo diventa un caso nazionale

di Paola Militano

Pubblicato il: 30/03/2022 – 13:20
Quell’Extra di troppo diventa un caso nazionale

LAMEZIA TERME Aggiornamento sulla colonizzazione dello spazio delle tv calabresi: tanto tuonò che il Rup Giovanni Gagliano rispose. Senza chiarire alcunché – anzi, confermando i dubbi del Corriere della Calabria – ma rispose. Dopo giorni di silenzio davanti alle istanze legali prodotte dallo studio Morcavallo, il responsabile del procedimento ha offerto una chiave di lettura, per quanto zoppicante, sul caso di “Canale Italia 83 Extra”. Si tratta del marchio mai rilevato dall’Auditel che è riuscito a ottenere un posto al sole nell’etere calabrese, al numero 19 del telecomando. L’esito della selezione bandita dal Mise e conclusa nelle scorse settimane presenta molti punti oscuri; ve lo abbiamo raccontato nei giorni scorsi. E forse non è un caso che, dopo il servizio del Corriere, nelle stanze del ministero si siano degnati di dare una “spiegazione” (virgolette inevitabili, visto che la spiegazione non spiega nulla). Merito anche della mobilitazione bipartisan di deputati e senatori calabresi che hanno chiesto conto della strana graduatoria al ministro Giorgetti.

Il “doppio metodo” di “Canale Italia” per colonizzare gli spazi televisivi

Le stranezze, però, non si fermano alla Calabria. L’esito dei bandi conclusi finora sul territorio nazionale mostra l’utilizzo di un doppio registro da parte di “Canale Italia srl”, che ha partecipato con due marchi diversi a seconda della regione. In alcuni casi ha utilizzato lo stesso marchio rilevato dall’Auditel (“Canale Italia 83”), in altri – com’è avvenuto in Calabria – quello che esiste soltanto su carta. Nella provincia autonoma di Bolzano, in quella di Trento e poi in Emilia Romagna, Friuli, Lombardia-Piemonte Orientale, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto, la società “Canale Italia srl” partecipa infatti con il marchio “Canale Italia 83”. Sono cinque (afferenti a sette regioni) i bandi in cui la società sceglie, invece, di partecipare con il marchio “Canale Italia 83 Extra”, che, come risulta al Corriere della Calabria, non è rilevato dall’Auditel in Abruzzo, Molise, Marche, Puglia-Basilicata, Sicilia e Calabria. Il doppio registro adottato dalla società con sede a Rubano, in provincia di Padova, aumenta gli interrogativi: perché “Canale Italia srl” non sceglie di partecipare a tutti i bandi seguendo la strada più lineare, cioè quella di utilizzare il marchio rilevato, ma utilizza quell’Extra di troppo soltanto in alcuni contesti? La risposta, citando Bob Dylan, si perde nell’etere. Almeno per ora, visto che l’allargamento della contesa su uno scenario più vasto di quello calabrese solleciterà altri interventi.

La risposta (che non chiarisce nulla) del Rup

E, magari, altri feedback dal ministero. Che, come dicevamo, si è limitato a una replica che chiarisce ben poco. La riportiamo di seguito, nella parte in cui affronta (si fa per dire) la questione del doppio marchio. «È noto, infatti, che la possibilità di una diversa denominazione fra marchio oggetto della domanda e marchio rilevato da Auditel è espressamente prevista sia dal DM 20 ottobre 2017 (G.U. 263 del 10.11.2017) “Modalità di presentazione delle domande per i contributi alle emittenti radiofoniche e televisive locali” che all’art. 3, comma 2, lett. g) recita “[…] eventuale iscrizione all’Auditel per il marchio/palinsesto oggetto della domanda indicando corrispondente dicitura se diversa da quella autorizzata […]”, sia dal bando FSMA che, all’art. 3, comma 3, lett. f), riprende testualmente quanto disposto dal DM 20 ottobre 2017».

Per il Rup i dati Auditel si copiano e si incollano da un marchio all’altro

Non c’è da preoccuparsi se il testo appare eccessivamente tecnico e poco comprensibile: lo è. Per non parlare di come il rup interpreta la normativa. È come se Mediaset, con un marchio che esiste soltanto sulla carta, partecipasse ai bandi FSMA e LCN “utilizzando” i dati Auditel di Canale 5. È evidente che sbaraglierebbe tutti. Ma è altrettanto evidente che ci troveremmo davanti ad un’assurdità (per non dire un abuso).
Per il dirigente del Mise, quindi, “Canale Italia 83 Extra” non rilevato dall’Auditel, può giovarsi dei punti acquisiti da “Canale Italia 83”. Perché? È un mistero: probabilmente per assonanza, visto che si tratta di due marchi del tutto diversi. Gagliano, però, sa bene che il decreto ministeriale a cui fa riferimento significa altro. E l’interpretazione corretta non avrebbe reso possibile l’assegnazione a “Canale Italia 83 Extra” dei 27,94 punti che gli hanno consentito, invece, di scalare la classifica. Una bella performance per un marchio che esiste solo sulla carta. Giustificata con una tesi da “azzeccagarbugli”. Ma i dubbi rimangono. Non solo: si allargano a tutto il territorio nazionale. (paola.militano@corrierecal.it)

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