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Gli schiavi nei campi, minacce di morte per una paga da fame. «O così o ti licenzio»

Lavoratore infortunato e senza assistenza medica dopo aver caricato 630 cassette di pomodoro. I dettagli dell’inchiesta

Pubblicato il: 31/03/2022 – 9:36
Gli schiavi nei campi, minacce di morte per una paga da fame. «O così o ti licenzio»

CASTROVILLARI Minacce di morte e violenze per costringere i braccianti ad accettare paghe da fame, dai 15 ai 30 euro al giorno per oltre 12 ore di lavoro nei campi. O si accetta la schiavitù o si viene “licenziati”. Lo scenario aperto dall’inchiesta della Procura di Castrovillari, guidata da Alessandro D’Alessio, apre squarci – purtroppo non inedite – sulle vite degli invisibili sfruttati nei campi della piana di Sibari. La sicurezza sul lavoro, in certi contesti, semplicemente non esiste. Dalle indagini dei carabinieri sarebbe emersa la totale assenza di visite mediche, anche in caso di infortunio, e l’applicazione di “riposi” che duravano dai 10 ai 30 minuti. In un caso sarebbe stata negata assistenza a un lavoratore che si era stirato una gamba dopo aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro.
Come se non bastasse, i caporali esigevano la restituzione di parte dello stipendio dai lavoratori e li istruivano nel caso di eventuali controlli di polizia. Nel corso delle investigazioni, i militari dell’Arma hanno toccato con mano la drammaticità dell’intermediazione nel lavoro: gambiani, nigeriani, romeni, erano costretti, per necessità e per bisogno, a subire condizioni di lavoro estenuante, retribuito con paghe assai misere. La Procura di Castrovillari continua nel lavoro di controllo della legalità, con un’attenzione particolare destinata a tutte le forme di infiltrazione illecita nei circuiti economici e imprenditoriali. L’operazione di oggi, si legge in una nota, «ha inteso porre un serio e determinato contrato a ogni forma di sfruttamento di esseri umani, sfruttamento realizzato talvolta da insospettabili soggetti operanti nel settore imprenditoriale». (redazione@corrierecal.it)

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