La strada verso una tregua in Ucraina è ancora lunga. All’indomani delle aperture dei negoziatori russi dopo i colloqui di Istanbul, arriva la doccia fredda del Cremlino.
«Per il momento – ha detto il portavoce Dmitry Peskov – non possiamo dichiarare che ci sia qualcosa di molto promettente o una qualche svolta. C’è molto lavoro da fare». Parole che frenano l’ottimismo sulle trattative manifestato da Kiev ma anche dagli inviati di Vladimir Putin, mentre anche la Francia sottolinea che non c’è stata «nessuna svolta» nelle trattative. La posizione di Mosca resta attendista. Un’ambiguità coltivata anche nell’attesa di sviluppi militari favorevoli. Dopo 35 giorni di guerra, le forze russe assicurano di volersi concentrare sulla «priorità» strategica della conquista dell’intero territorio del Donbass, continuando l’assedio delle oblast limitrofe dell’est e del sud dell’Ucraina, da Kharkiv a Mariupol. Ma le notizie dal terreno testimoniano di una nuova drammatica ondata di attacchi missilistici su Kiev e Chernihiv, dove Mosca aveva promesso «una riduzione radicale dell’attività militare». Secondo la Difesa ucraina, non c’è invece nessun ritiro su vasta scala da quelle zone, ma solo movimenti limitati delle «unità che hanno subito le perdite maggiori per rifornirle». In un fuoco di fila di messaggi contradditori, dopo la frenata del Cremlino – che comunque ha giudicato «positivo» il fatto che Kiev abbia iniziato a formulare proposte per iscritto – sono giunte le nuove aperture dei negoziatori ai vari livelli.
Ma in serata Mosca fa sapere che è pronta a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a Mariupol e ad aprire un corridoio umanitari verso Zaporizhzhya a condizione che Kiev soddisfi determinate condizioni. Lo rendono noto fonti militari russe, riporta Interfax. «Le forze armate russe sono pronte a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a partire dalle 10:00 del 31 marzo 2022, esclusivamente per scopi umanitari, e ad aprire un ulteriore corridoio umanitario per l’evacuazione di civili e cittadini stranieri da Mariupol a Zaporizhzhya (con tappa a Berdiansk)», ha dichiarato Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale, citato da Interfax. La Russia aprirà il corridoio solo a patto che l’Ucraina accetti formalmente per iscritto di rispettare diverse condizioni e confermi l’effettivo cessate il fuoco. «Chiediamo alle autorità di Kiev il rigoroso rispetto delle seguenti condizioni per la creazione di un corridoio umanitario: garantire il rispetto incondizionato del cessate il fuoco temporaneo entro i tempi stabiliti, di cui è necessario informare la parte russa e i rappresentanti dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) entro le 6:00 del 31 marzo 2022», ha affermato Mizintsev. Inoltre, Kiev deve fornire un passaggio sicuro per gli autobus di evacuazione sulla rotta concordata, in particolare tra Mariupol e Berdiansk.
«Non crediamo a nessuno»: lo ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in merito agli annunci russi in merito ad una de-escalation del conflitto in alcune regioni del Paese. «Non crediamo a nessuno, a nemmeno una di queste belle frasi», ha affermato Zelensky in un messaggio video alla nazione, aggiungendo che le truppe russe si stanno riorganizzando solo per attaccare nella regione orientale del Donbass. «Non concederemo niente – ha aggiunto – combatteremo per ogni metro del nostro territorio».
Secondo il Pentagono, intanto forze russe in Ucraina hanno iniziato il ritiro dalla zona della centrale nucleare di Chernobyl. Secondo fonti della difesa americana, «l’area della centrale nucleare, occupata dai russi dal 24 febbraio, è una delle zone che le forze di Mosca stanno lasciando per riposizionarsi in Bielorussia». «Non possiamo ancora dire se ne siano andati tutti», ha precisato il funzionario del Pentagono.
Gli Usa confermano.«Crediamo che Vladimir Putin sia stato mal informato» sull’offensiva russa in Ucraina dai capi delle forze armate e che abbia delle «tensioni» con alcuni suoi consiglieri: lo ha detto, confermando le indiscrezioni di stampa, la direttrice della comunicazione della Casa Bianca Kate Bedingfield, secondo cui le informazioni a disposizione dell’amministrazione evidenziano invece i problemi della campagna russa in Ucraina. «Abbiamo visto nelle ultime 24 ore un riposizionamento di una piccola percentuale delle truppe russe nella zona di Kiev, crediamo che alcune di quelle, meno del 20%, si stiano riposizionando in Bielorussia». Lo ha detto il portavoce del Pentagono, John Kirby, in un briefing con la stampa. «Ma soltanto una parte e questo è un punto importante, perché se i russi si stessero veramente ritirando le avrebbero spostate tutte», ha sottolineato. Il Pentagono non ha constatato «nessun riposizionamento delle truppe russe in Donbass». Lo ha detto il portavoce del dipartimento della Difesa americana, John Kirby, in un briefing con la stampa. Il dipartimento della Difesa ha anche ribadito di non aver visto nessun «segno di de-escalation militare» da parte di Mosca.
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