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Lo statuto di Corigliano Rossano dopo 34 mesi è un rebus. «Gestione fallimentare» – VIDEO

L’approvazione sarebbe dovuta arrivare entro sei mesi. Zagarese e Scarcello: «Scontro totale sui municipi». I motivi dei ritardi

Pubblicato il: 01/04/2022 – 8:13
di Luca Latella
Lo statuto di Corigliano Rossano dopo 34 mesi è un rebus. «Gestione fallimentare» – VIDEO

CORIGLIANO ROSSANO Il tempo per molti è una grandezza fisica fondamentale, una percezione degli eventi della vita che si susseguono, per altri una astrazione. Soprattutto in politica.
Nell’agone politico di Corigliano Rossano il tempo scorre a fasi alterne ed uno degli esempi inequivocabili è simboleggiato dallo statuto, dal “nuovo” statuto che l’Amministrazione dovrebbe redigere e far approvare dal Consiglio comunale nei primi mesi sei mesi, come prevede la legge di istituzione di Corigliano Rossano. Di mesi, però, ne sono passati ben 34 e di “magna carta” nemmeno l’ombra. Anzi sì, qualche bozza circolata, molto criticata e che ha fatto anche tanto discutere.
Ad oggi, il comune di Corigliano Rossano si poggia sullo statuto dell’ex Comune di Corigliano, strumento obsoleto rispetto alle esigenze di una città di 80mila abitanti e che non contempla le dirigenze – ad esempio – fulcro dell’organizzazione comunale.

Che cos’è lo statuto

«Lo statuto – nell’ambito dei principi fissati dal testo unico degli enti locali – stabilisce le norme fondamentali dell’organizzazione dell’ente e, in particolare, specifica le attribuzioni degli organi e le forme di garanzia e di partecipatone delle minoranze, i modi di esercizio della rappresentanza legale dell’ente, anche in giudizio. Lo Statuto stabilisce, altresì, i criteri generali in materia di organizzazione dell’ente, le forme di collaborazione fra comuni e province, della partecipatone popolare, del decentramento, dell’accesso dei cittadini, alle informazioni e ai procedimenti amministrativi, lo stemma e il gonfalone e quanto ulteriormente previsto dal presente testo unico».

Cos’è accaduto in 34 mesi

Dall’insediamento dell’Amministrazione Stasi sono passati quasi tre anni (a giugno prossimo) e tra le tante necessità il governo cittadino era chiamato a gestire la stesura la magna carta comunale per renderla maggiormente funzionale alla nuova realtà. Quelle, appunto, di dotarsi di dirigenti – già presenti nella struttura che configurava l’ex comune di Rossano – o dei municipi, previsti nella legge istitutiva del nuovo comune per rispondere alle esigenze di «partecipazione popolare» e «decentramento». Proprio l’istituzione dei municipi, in commissione consiliare statuto – e fuori da essa – ha contribuito a generare lo scontro totale tra maggioranza e opposizioni e la paralisi del documento. Tempo perso nel tentativo di mediare tra gli interessi politici dell’amministrazione comunale, dei gruppi di maggioranza – che vorrebbero poter nominare i presidenti dei municipi – e delle opposizioni, che spingono perché siano in forma elettiva.
La chiamata a settembre in giunta della presidente della commissione, Maria Salimbeni, ha definitivamente rallentato i lavori. In tutto questo, last but not least, le minoranze si interrogano sulla “qualità” stessa della bozza di statuto.
A margine della vicenda, c’è anche qualche nota di “colore”: l’ufficio stampa personale dell’ex presidente Salimbeni per informare sull’avanzamento dei lavori di commissione; la posizione di qualche consigliere comunale di maggioranza secondo cui lo statuto sarebbe strumento inutile e marginale in quanto basterebbe il Tuel a (ri)organizzare il comune o la posizione “politica” di qualche membro del comitato scientifico chiamato a supportare la commissione consiliare, pubblicamente schieratosi contro la fusione.

Scarcello: «Non voglio essere complice di questi amministratori»

In commissione, fino a qualche mese fa c’era anche il capogruppo dell’Udc, Vincenzo Scarcello, già presidente del consiglio comunale di Rossano, colui che ha redatto la delibera di fusione approvata dai consigli comunali servite ad ottenere il referendum sulla fusione.
«La commissione non ha prodotto nulla, nessuna bozza condivisa – spiega Scarcello al Corriere della Calabria – e quando l’ex presidente Maria Salimbeni è stata nominata assessore la commissione si è arenata. Sinceramente spero che questi ultimi due anni dell’amministrazione Stasi passino in fretta perché sotto l’aspetto politico e amministrativo sono il “nulla mischiato col niente”».
«Una città come la nostra – prosegue l’uddiccino – è difficile da gestire, motivo per cui nella legge istitutiva del nuovo comune erano stati pensati un massimo di sette municipi. Stasi vorrebbe poter gestire questi strumenti di partecipazione e nominare i presidenti perché sa che se fossimo andati al voto per eleggerne gli organi sei mesi dopo la sua elezione, li avrebbe persi tutti. Ho deciso di dimettermi dalla commissione – conclude Vincenzo Scarcello – perché non voglio essere complice di questi governati».

Zagarese: «Lavoro in commissione fallimentare»

«La commissione non si riunisce da meno un anno – aggiunge il capogruppo del Pd e membro della commissione, Aldo Zagarese –. Maria Salimbeni ha lasciato la presidenza senza alcun preavviso ed è stato uno sgarbo istituzionale. Il lavoro della commissione statuto è fallimentare, merita una sonora bocciatura e se oggi si è arrivato al nulla di fatto è perché la Salimbeni (da mesi vicesindaco e assessore con delega alla programmazione economica e al bilancio, ndr) non ha ritenuto ascoltare le opposizioni. Ho apprezzato il lavoro del segretario comunale Paolo Lo Moro che si è sforzato di proporre suggerimenti, non posso dire lo stesso dei professionisti chiamati nel comitato scientifico, qualcuno addirittura schieratosi apertamente contro la fusione, per cui è difficilmente comprensibile il contributo che possa offrire».
Pomo della discordia, i municipi. «Immaginate che funzioni potrebbe avere un municipio in cui viene nominato un fidato del sindaco?» si chiede in conclusione Aldo Zagarese. (l.latella@corrierecal.it)

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