REGGIO CALABRIA «Anziché potenziare un servizio essenziale si è pensato bene, in un momento di assenza pressoché totale della medicina del territorio e di chiusura di molti reparti ospedalieri causa Covid, di depotenziarlo e nel contempo affidargli ulteriori compiti». La Uil di Reggio Calabria sottolinea i guai del servizio Suem 118 in provincia.
Molti sono noti da tempo, come quello degli “imboscati”. Per dirla in maniera tecnica, come fa il segretario provinciale del sindacato Nicola Simone: «Personale medico ed infermieristico con ruoli e funzioni sindacali distratto dai propri compiti di istituto o trasferito ad altro servizio a bassa o nulla intensità assistenziale». Il rosario delle carenze è esteso. Simone sottolinea la «pressante e drammatica l’assenza di medici nel comprensorio della piana di Gioia Tauro.
Le ambulanze – spiega – viaggiano quasi sempre senza medico e in alcuni casi si è dovuto utilizzare ambulanze dell’area jonica, stanziate a 50 km di distanza, per compiere dei soccorsi urgenti». La sofferenza riguarda «quasi tutte le Postazioni di emergenza territoriale della Provincia; la fuga dei medici è inarrestabile». Una fuga, peraltro, destinata a non registrare inversioni di tendenza: «È ormai noto – continua la Uil – che “nessun altro medico accetterà la titolarità delle prossime sedi carenti” in considerazione della crisi che attraversa il Suem 118, dei rischi ai quali si verrebbe esposti e, non ultimo, del trattamento economico dei sanitari convenzionati del Suem 118 assolutamente non in linea con le capacità e le competenze del personale».
La Uil sottolinea anche la «insufficiente performance che si denota in alcuni turni della Centrale operativa di Reggio Calabria. In periodo Covid, per sopperire alla necessità di rimpiazzo di varie unità del personale che hanno goduto di trasferimenti di favore, si è fatto ricorso a personale frettolosamente reclutato e assolutamente non formato al riguardo. Facilmente comprensibile che sia necessaria in un ambito così delicato una serie di competenze particolari che non si possono possedere se non con una accurata formazione ed una seria selezione, anche in considerazione del fatto che non risulta alcun corso di formazione espletato. Inoltre il sistema di gestione delle telefonate è obsoleto e non permette la gestione ottimale delle chiamate in entrata e la successiva gestione dei mezzi sul territorio. Si pensi che la media del tempo di risposta di un operatore della Centrale operativa può arrivare ai 12 minuti, come di recente registrato».
Una delle disfunzioni sarebbe l’«utilizzo improprio delle ambulanze». «Se nella Piana quasi non esistono ambulanze con medico a bordo, altrove ci si permette il lusso di mandare mezzi con medico per effettuare interventi di diagnostica programmata o trasferimenti che non richiedono assolutamente la presenza di un medico (si fa riferimento a trasferimenti di pazienti con fratture agli arti, esofago-gastro-duodeno-scopie, colonscopie , rx e tc, per esempio) che impegnano inutilmente utili risorse per intere giornate. Appare ovvio come sia necessaria una urgente razionalizzazione del servizio ed il distacco di tali incombenze dal 118». Qualche esempio per chiarire la questione: la Uil segnala «due nuove incombenze assolutamente non ortodosse: trasporto di pazienti da reparti ospedalieri alla camera iperbarica di Palmi per effettuare dei trattamenti cronici e il trasferimento di pazienti da reparto dell’ospedale di Locri verso la Risonanza magnetica, all’interno dello stesso nosocomio. Se si considera che i cicli di camera iperbarica durano 10 giorno di almeno sei ore al dì, si fa presto a considerare come mezzi e personale vengano impiegati in maniera del tutto incongrua, con l’imprimatur organizzativo della Centrale operativa». Per Simone «questi interventi, assolutamente non propri del sistema di emergenza territoriale e che ormai costituiscono la massima parte dell’attività del 118, dovrebbero essere appannaggio delle direzioni sanitarie ospedaliere (ambulanze di presidio) senza il ricorso improprio del Suem 118 che rimarrebbe di esclusivo utilizzo sul territorio».
L’elenco delle anomalie «sarebbe ancora lungo». E infatti il sindacato segnala en passant «ambulanze che attendono ore ai Pronto soccorso degli ospedali senza poter sbarellare, ambulanze che vengono mandate al Gom di Reggio Calabria in codice rosso senza che la Centrale operativa sia a conoscenza, per esempio, che il reparto di Chirurgia vascolare sia stato chiuso per Covid, totale assenza delle rete di assistenza sanitaria sul territorio e tanto altro». Il risultato, però, è che «si è creata una condizione intollerabile di malessere soprattutto fra il personale, gli operatori di centrale e le altre strutture sanitarie della provincia che configura una condizione assolutamente esplosiva della quale faranno le spese l’utenza e la salute psicofisica dello stesso personale, ma tutto questo sembra non interessi ad alcuno e nessuno è chiamato a risponderne». (redazione@corrierecal.it)
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