Tra gli esperti italiani di politica estera che riescono a spiegare bene la difficile materia ci sono l’ambasciatore Sergio Romano e il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari. La stampa italiana, negli anni, ha avuto grandi maestri, da Indro Montanelli a Enzo Bettiza, da Luigi Barzini senior a Giulietto Chiesa, da Oriana Fallaci a Tiziano Terzani. Poi ci sono gli inviati di guerra che vediamo ogni giorno nei telegiornali tramettere sotto l’elmetto Press.
Proprio in questi giorni il Corriere della sera ha ricordato due suoi illustri inviati, Franco Venturini, deceduto qualche giorno fa, ed Ettore Mo che ha compiuto 90 anni. Quest’ultimo è stato il primo giornalista occidentale a entrare in Afghanistan. Nel primo articolo da Peshawar, uscito sul Corsera il 15 luglio 1979, intervistò l’ayatollah Gulbuddin Hekmatyar, capo del più consistente gruppo islamico che allora combatteva il regime di Kabul e che oggi è tornato a svolgere un ruolo di primo piano in Afghanistan.
*La frase che dà il titolo a contributo è una citazione di Ettore Mo, corrispondente di guerra e storico inviato speciale del Corriere della Sera
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