COSENZA Il turismo religioso, negli ultimi due anni segnati dai drammatici effetti della pandemia, ha subito una dura battuta d’arresto. Una crisi mistica che ha prodotto numeri negativi in termini di presenze e viaggi effettuati dai pellegrini. Le norme anti-covid, le restrizioni, la necessità di attuare misure stringenti per mitigare il rischio di diffusione del virus ha spinto milioni di viaggiatori a rinunciare agli itinerari di fede. La fine dello stato di emergenza e l’imminente stagione estiva paiono finalmente ridare nuova linfa al settore, come conferma al Corriere della Calabria, Don Danilo D’Alessandro da sempre impegnato nei percorsi di fede con la Ecos Viaggi T.O.
«Si riparte da alcuni punti fermi – dice – la propensione al viaggio, l’idea di ripartenza, la voglia di evadere, la sete di conoscenza di altre culture e altri luoghi. L’uomo non smette di camminare e sente il desiderio di andare oltre». «Ci lasciamo alle spalle un periodo problematico – aggiunge Don Danilo – ma già si parla di numeri confortanti in relazione alle prenotazioni: mete come il Portogallo e la Francia segnano un risveglio del turismo religioso, si prenota sotto data ma ci si muove e i pellegrini sono pronti ad andare avanti».
Non solo estero. La destinazione Calabria attrae i pellegrini, gli amanti dei percorsi di fede, i viaggiatori desiderosi di compiere un’esperienza agli antipodi rispetto al chiassoso e rumoroso refrain della vacanza scandita da notti dedicate alla movida ed ai frequenti spostamenti in auto. «La Calabria ha molto da offrire in termini culturali e religiosi – aggiunge Don Danilo – basterebbe puntare su Gioacchino da Fiore, San Francesco di Paola, Natuzza Evolo, il Beato Angelo d’Acri e ovviamente la Certosa di Serra San Bruno». «Abbiamo la concreta possibilità di proporre un turismo caratterizzato da itinerari di fede spirituali ai pellegrini, ma anche ai turisti interessati alla cultura e all’arte».
Quando si parla di turismo in Calabria però ci si scontra spesso con le difficoltà dei viaggiatori nel raggiungere con facilità le mete scelte per trascorrere le vacanze. Senza trascurare l’assenza in alcuni territori dei servizi necessari a garantire una felice e serena permanenza. «Il nodo delle infrastrutture e dei collegamenti resta irrisolto – sottolinea Don Danilo – ma la Regione si sta muovendo». «Apprezzo il lavoro svolto sul turismo delle radici e sulla “Terra dei padri” con riferimento ai nostri emigrati all’estero e al rapporto indissolubile con la loro terra, la Calabria». «Auspico – conclude – uno sforzo maggiore per sviluppare un turismo sostenibile che consenta alla nostra Regione di raggiungere – in breve tempo – numeri e percentuali sempre più alte». (redazione@corrierecal.it)
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