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Archeologia subacquea ed energia dalle onde. L’assalto della Calabria alle “tecnologie blu”

Due spin-off universitari dalla Calabria all’evento mondiale di Londra. Innovazione e ambiente: le storie di 3D Research e Wavenergy

Pubblicato il: 05/04/2022 – 7:50
Archeologia subacquea ed energia dalle onde. L’assalto della Calabria alle “tecnologie blu”

LAMEZIA TERME L’Italia esordisce a Oceanology International, evento mondiale dedicato alle “tecnologie blu” – ossia quelle legate alla salvaguardia degli oceani e dei mari. E lo fa (anche) nel segno della Calabria. A Londra, tra le dieci ambasciatrici del Belpaese, ci sono due spin-off nati dalle università della regione, che, hanno potuto presentare i loro progetti a una audience che ha visto ottomila partecipanti e oltre cinquecento imprese espositrici nel settore delle scienze marine, delle energie rinnovabili e dell’acquacoltura. Londra è la capitale mondale della Blue Technology: «investe molto – ricorda il corriere.it – in ricerca e sviluppo nel settore marittimo e in generale nelle tecnologie per la sostenibilità, come dimostra lo stanziamento di dodici miliardi di sterline in seno alla Green Industrial Strategy così come la Net Zero Strategy, che dovrebbe sbloccare finanziamenti fino a novanta miliardi di sterline entro il 2030».
L’obiettivo dell’innovazione marina è quello di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e contribuire al rispristino della salute degli ecosistemi marini. Negli stand londinesi c’era 3D Research, collegata all’Università della Calabria, un meltin’ pot di cultura e innovazione che fornisce soluzioni sostenibili per la tutela del patrimonio storico sottomarino. E c’era anche Wavenergy, che lavora sulla produzione di energia dalle correnti marine e ha disegnato impianti destinati alla conversione della forza delle onde in energia elettrica

3D Research: tecnologia per “vivere” i reperti artistici subacquei

Archeologia subacquea ed energia dalle onde. L'assalto della Calabria alle "tecnologie blu"

«Nell’ambito dei Beni Culturali, quello dell’Archeologia sommersa è senza dubbio il settore più problematico in fatto di fruizione, essendo fortemente limitato il suo accesso ai pochi sommozzatori e specialisti che possiedono un brevetto di immersione – si legge sul sito di 3D Research –. Eppure, l’esplorazione sottomarina ha sempre esercitato un irresistibile fascino nell’immaginario collettivo e la ricchezza archeologica e naturalistica dei fondali italiani, e in particolare quelli della nostra regione, rappresentano un tesoro dal valore troppo elevato per restare sconosciuto ai più». 3D Research è nata nel 2008, i cui founder sono Maurizio Muzzupappa, Fabio Bruno e Marco Pina e punta a sviluppare tecnologie per rappresentare e “vivere” i reperti sottomarini. C’è, ad esempio, Divy, una guida subacquea virtuale, studiata per garantire ad i sub che si immergono in contesti archeologici, un’innovativa esperienza di visita in realtà aumentata. «Il sistema – il virgolettato è tratto ancora dal sito della società – è costituito da un semplice tablet, corredato di scafandro impermeabile, e di un sistema di geo-localizzazione acustica, un vero e proprio GPS subacqueo, grazie al quale i visitatori sono in grado di conoscere in tempo reale la propria posizione. Questa viene indicata su una mappa 3D dell’intera area, grazie alla quale è possibile tracciare il proprio percorso di visita e soffermarsi a leggere i vari “punti di interesse” recanti informazioni storico-archeologiche sui resti presenti».

Grazie ad una serie di sensori, Divy è in grado di fornire ad i sub informazioni utili per l’immersione, quali profondità, temperatura dell’acqua, timer e livello di ossigeno. È anche possibile scattare delle fotografie geo-localizzate e condividerle istantaneamente sul social network dei sub, Divebook. Altro progetto è il Virtual Diving, che crea un prodotto di realtà virtuale «in grado di offrire anche a chi non può immergersi, la possibilità di godere dei mirabilia del nostro mare. Tali tecnologie comprendono l’acquisizione e la ricostruzione del fondale marino (tramite batimetria acustica) e dei resti pertinenti ai siti archeologici (attraverso la tecnica della fotogrammetria 3D); quindi, la ricostruzione dell’ambiente marino, con l’aggiunta di flora e fauna e delle relative informazioni (testuali e audio), in multilingua, che arricchiscono e completano la visita subacquea.

L’immersione virtuale può essere così fruita su computer ad alte prestazioni, anche in stereoscopia e tramite l’uso di controller touch o device HMD». È Crotone, poi una delle “tappe” di Musas, il progetto sui Musei di Archeologia subacquea che «mira a realizzare un programma di valorizzazione integrata, attraverso l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative, che metta in rete aree archeologiche sommerse e Musei in cui sono conservati reperti di provenienza subacquea. In particolare, è prevista la digitalizzazione 3D di 120 reperti archeologici conservati nei musei di Crotone, Baia, Egnazia e Manfredonia, nonché la ricostruzione 3D di alcune aree dei rispettivi siti sommersi, integrate poi tramite modellazione tridimensionale, al fine di rappresentarne l’ipotetico aspetto originario».

Mezza Europa a Reggio Calabria per la Blue Technology

Rewec (Resonant wave energy converter) è una delle idee di Wavenergy. Già nel 2011 Paolo Boccotti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria raccontava al Corriere della Sera l’idea di questa nuova diga tecnologica capace di generare elettricità con un metodo molto semplice: l’onda arriva alle pareti della diga e viene incanalata in un percorso a U fino a una camera d’aria. Qui la spinta dell’acqua comprime l’aria nella camera che a sua volta aziona una turbina self-rectifying. «La turbina ruota sempre, sia quando l’aria è compressa sia quando è decompressa dal flusso che si ritira», spiegava Felice Arena, docente di Costruzioni meccaniche dell’Università Mediterranea, fondatore dello spin-off Wavenergy per la commercializzazione del brevetto. Una delle idee presenti sul sito della società riguarda l’ampliamento della diga foranea del “Porto delle Grazie” di Roccella Jonica, da realizzare mediante l’implementazione della tecnologia REWEC3. «Roccella Jonica è uno dei sei comuni della costa ionica calabrese già insigniti della Bandiera Blu, riconoscimento internazionale dato quando la politica di gestione è orientata alla sostenibilità ambientale. Il progetto è uno dei progetti di ingegneria più innovativi al mondo e prevederà, in un primo momento, la realizzazione di due cassoni per una lunghezza totale di 30 metri, che potranno essere ampliati in futuro con l’aggiunta di nuovi cassoni per aumentare la produzione di energia e rendere il porto totalmente “verde”». Wavenergy, assieme a Noel, laboratorio basato a Reggio Calabria e diretto da Felice Arena, partecipa anche al progetto “The Blue Growth Farm”, una creatura alimentata dalle eccellenze di 5 paesi Ue, col cuore in Calabria. «Questo progetto – Arena ha spiegato nel 2021 al Corriere della Calabria – ha portato mezza Europa a Reggio Calabria. Ci dà soddisfazione la centralità del nostro Ateneo: lavorare in un laboratorio naturale creava non poche perplessità ma abbiamo trovato un’eccellente sinergia di diverse forze del territorio». A Reggio Calabria è stata concepita la ricerca finanziata dall’Unione Europea con 10 milioni nell’ambito del programma Horizon 2020. Ed è nei pressi del “Noel”, poco distante dalle sponde del Lungomare Falcomatà, che è stato posizionato il prototipo intorno al quale ruota il progetto: «una piattaforma pensata per l’itticoltura», tra le finalità del bando di cui sono risultati aggiudicatari in tutto 13 partners. Il progetto prevede lo sviluppo di piattaforme multifunzionali, totalmente automatizzate e autonome dal punto di vista energetico. «La sfida è di tenere questa piattaforma permanentemente in mare, esposta alle condizioni ondose», diceva Arena. Il programma, per una durata complessiva di 46 mesi, è partito lo scorso 2018 e dovrebbe arrivare a compimento nel marzo 2022. (redazione@corrierecal.it)

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